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Descrizione
Capita, talvolta, che un personaggio o un breve brano di un’opera famosa acquistino autonomia e raggiungano per i lettori una forza simbolica pari a quella dell’opera stessa. È questo certamente il caso della Leggenda del grande Inquisitore, racconto inserito nei Fratelli Karamazov di F.M. Dostoevskij. Vi compaiono le figure di Gesù e del Grande Inquisitore a testimoniare il contraddittorio rapporto dello scrittore con il cristianesimo nelle sue diverse forme storiche. La forza drammatica e "dialogica" dell'incontro tra Gesù e il "suo" Inquisitore sta – come dice Vittorio Strada – «nella tensione aperta tra il silenzio del primo e il discorso del secondo, nel confronto stesso tra due forze di cui l'una, quella dell'Inquisitore, è la perversione spirituale dell'altra, ma, nello stesso tempo, ne è lo sviluppo storico».
Di questo racconto un’interpretazione sicuramente importante è quella Rozanov, pubblicata per la prima volta nel 1981 nel libro che lo impose al pubblico. Si tratta di un’indagine filosofica, più che di critica letteraria, che propone un approccio originale. Rozanov scriveva: «Tutto si è talmente intricato che i “malvagi” hanno più pietà dell’uomo di quanto non l’abbia il loro “buon salvatore”: sono queste le sue proprie parole, la sua propria tesi; benché nel corso di tutta la Leggenda egli umilî loro ed esalti lui. Che stranezza: gli uomini sono triviali, non credono in Dio, eppure hanno pietà l'uno dell'altro. Il salvatore invece è così maestoso e gli uomini sono sotto di lui come sabbia bagnata: non c'è posto dove mettere i piedi».
Introduzione di Vittorio Strada
A cura di Nadia Caprioglio
GLI AUTORI
VASILIJ VASIL'EVIČ ROZANOV (1856-1919), scrittore russo apocalittico e tormentato, fu al centro di numerose polemiche culturali della sua epoca, di cui fu tra le personalità letterarie più importanti. In italiano sono stati pubblicati: Foglie cadute (Milano, 1976) e L'apocalisse del nostro tempo (Milano, 1979).
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DETTAGLI DI «La leggenda del Grande Inquisitore»
Recensioni di riviste specialistiche su «La leggenda del Grande Inquisitore»
È la ristampa di un testo pubblicato a San Pietroburgo nel 1891 e tradotto in Italia nel 1989. Lo scrisse Vasilij Vasilevic Rozanov (1856-1919), scrittore russo apocalittico e tormentato, riprendendo e «manipolando» la narrazione già divenuta classica del racconto di Dostoevskij nel romanzo I fratelli Karamazov. Più che un racconto o un’indagine filologica si tratta di un testo filosofico per una riflessione sui problemi dell’uomo contemporaneo. Rovesciando l’impostazione di Dostoevskij, R. non declina l’inquisitore in senso anticattolico, ma come denuncia valida per l’intera esperienza cristiana. Il cristianesimo ha svuotato il mondo della sua energia e lo ha consegnato al disastro apocalittico della rivoluzione.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2009 n. 14
(http://www.ilregno.it)
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