La penitenzieria Apostolica e il Sacramento della Penitenza
-Percorso storici-giuridici-teologi e prospettive pastorali
(Monumenta studia instrumenta liturgica)EAN 9788820982447
Dire che si tratta di un volume che si muove in una prospettiva storiografica innovativa e parimenti affidabile sarebbe dir poco, perché i saggi dei vari partecipanti al Simposio (nomi illustri e accreditati in campo teologico, storico e giuridico) in diversi casi rappresentano in se stessi quasi «assaggi» di future indagini, premesse di un metodo interdisciplinare che nei tasselli che lo sostengono rispecchia le molte, diverse e cangianti luci che promanarono dalla Penitenziera Apostolica, la quale si rivela, in una visione d’insieme dei contributi medesimi, non solo una degnissima fucina di elaborazione pastorale, liturgica e teologico-sacramentale, ma anche apprezzabile centro di cultura giuridica originale e di sensibilità pastorale ed ecclesiale dalla sicura e documentata irradiazione in tutta Europa. E non soltanto nel mondo cattolico, ma anche protestante e delle diverse confessioni, che nei pareri e nella prassi della Penitenzieria trovarono motivi di riflessione, di elaborazione e anche di contraddizione. Non sarà un caso se le più recenti pubblicazioni compiute da studiosi che hanno consultato i registri della Penitenzieria, depositati all’Archivio Segreto Vaticano, siano state condotte anche da protestanti o ricercatori che provengono da paesi protestanti e che hanno dimostrato e dimostrano molto interesse al patrimonio concettuale e culturale costituito dalla prassi della Penitenzieria, atteso il fatto – come pure è stato dimostrato – che talune decisioni del tribunale romano, specie in materia di diritto familiare, matrimoniale e di comportamento penale, furono in qualche modo recepite, certamente tacite et indirecte, nella prassi civile di comunità, città e länder d’Europa. È poi risaputo che al tribunale romano della Penitenzieria faceva ricorso ogni genere di persone, pentite dei propri delicta, dai più lievi (come l’incidenza nelle censure ecclesiastiche) ai più gravi (come omicidio, violenza, furto, ecc.).
Il volume degli Atti del Simposio anzidetto segue in pratica l’ordine espositivo che si ebbe nelle due giornate di studio al Palazzo della Cancelleria, nella splendida Sala vasariana dei Cento Giorni. Si ha anzitutto una Presentazione dei moventi del Simposio e una chiara sua rilevanza a firma di G. Girotti, reggente della Penitenzieria (pp. V-VII), seguita dalla Prefazione d el card. J.F. Stafford, penitenziere maggiore, niente affatto formale, ma scritta con l’animo del pastore che è stato posto da Giovanni Paolo II nel 2003 a capo del tribunale e che ha riflettuto a lungo – e riflette in queste sue pagine – sulla percezione odierna di peccato, di penitenza e di perdono. E questa è la parte, per così dire di presentazione «istituzionale» del Simposio e delle sue linee direttrici (pp. 1-7).
Segue una corposa sezione di studi storici che si apre con l’opportuna e chiara Introduzione dei curatori, M. Sodi e J. Ickx, officiale-archivista della Penitenzieria medesima, l’uomo che ha in mano le preziose carte di una storia a lungo taciuta e oggi sempre più indagata (pp. 9-14). Le pagine dell’introduzione costituiscono, in una studiata e tanto inconsueta sintesi, le chiavi di lettura (anche terminologiche) della storia della Penitenzieria che compenetra ovviamente ogni pagina del volume.
Subito dopo si apre la sezione storica del tribunale Dalle origini al Quattrocento con una fresca e bella panoramica biblica di G. Ravasi, con pennellate rapide, incisive e concettose sul termine «penitenza» nella Sacra Scrittura (pp. 17-18). Tocca poi a J. Ickx tracciare La nascita di un tribunale della coscienza, ovvero l’ufficio del penitenziere maggiore e della penitenzieria (pp. 19-50). Ottimo conoscitore della bibliografia riguardante la Penitenzieria e attento indagatore delle sue fonti medievali, l’autore, dopo una panoramica bibliografica molto esaustiva e interessante, composta con matura riflessione, affronta e documenta l’origine del dicastero curiale, ne illustra i personaggi cospicui fra XI e XIV secolo e si muove con agilità nella non facile rete di competenze canonistiche e sacramentali del tribunale (riserva papale, foro interno, foro esterno, legati papali, potere dei vescovi e prerogative pontificie, ecc.). Un saggio che fa sperare possa venir ampliato e corroborato oltre i limiti imposti ovviamente dal Simposio e della pubblicazione. Al padre gesuita J. Carola, docente alla Pontificia università Gregoriana, dobbiamo una lettura patristica, e in specie «agostiniana» degli sviluppi della prassi penitenziaria ai tempi del grande vescovo di Ippona; l’analisi del prof. Carola evidenzia meglio di quanto si conoscesse l’influsso della teologia agostiniana, certo secoli dopo ma nella continuità della tradizione della Chiesa, sulla Penitenziera e la sua prassi (pp. 51-61). Tale lettura patristica mira a evitare – come bene rileva l’autore – due estremi: un approccio meramente dogmatico-confessionale (che avrebbe i suoi rischi) e un approccio soltanto storico (che pure non potrebbe evitare pericoli). Carola evita così quella presunta scissione fra Chiesa delle origini e Chiesa post-costantiniana nel merito della penitenza pubblica e canonica che invece non ha ragione d’essere.
Lasciato l’ambito medievale, ci inoltriamo nella storia della Penitenzieria nel Quattrocento (secolo che vide fra l’altro il sorgere del magnifico Palazzo di S. Lorenzo in Damaso, sede del tribunale), secolo di mecenati e di dotti, delle arti e dei filosofi, dell’umanesimo pieno. È opera del prof. A. Manfredi, accreditato e noto studioso della Biblioteca Vaticana, il saggio sulla Penitenzieria Apostolica nel XV secolo «attraverso i cardinali penitenzieri e le bolle dei giubilei» (pp. 63-87). Chi conosce gli scritti del Manfredi non si meraviglierà del sapore «bibliologico» e persino «bibliofilo» del saggio, che recupera le figure dei grandi ed eruditi cardinali penitenzieri Giordano Orsini, Niccolò Albergati, Domenico Capranica, Giuliano della Rovere (poi papa Giulio II) mediante l’accostamento alle loro biblioteche o alle loro opere. Sotto la penna di Manfredi resta un poco sullo sfondo l’ufficio del maior poenitentiarius per far apparire, com’è giusto che sia, il grande spessore umanistico di chi nel Quattrocento rivestì quella carica e impresse, con la sua vasta cultura, un’impronta di progresso al tribunale papale. Nel contempo Manfredi si chiede se nelle bolle giubilari del XIV secolo – il giubileo è intimamente connesso con la penitenza e la Penitenzieria, com’è ben noto – durante il quale il giubileo fu fissato alla scadenza dei 25 anni, ci sia stata un’evoluzione o un’involuzione rispetto alla prassi precedente; le osservazioni che lo studioso compie al riguardo ci appaiono pertinenti.
Con il saggio di A. Pompei, già docente al «Seraphicum», si apre la sezione «teologico-pastorale» del volume ed egli si concentra sulla Teologia per un’efficace educazione catechetica alla penitenza (pp. 89-106): il tema è di una bruciante attualità e urgenza, vista la polvere che si accumula nei vecchi e moderni confessionali delle nostre chiese. L’autore si muoveva sulla scorta della teologia sacramentale e pastorale dell’ultimo concilio, autore di un nuovo rituale della Penitenza che tanti studi ha suscitato, anche nel campo liturgico, senza che però questi avessero una lunga presa sui costumi dei fedeli. Il padre Pompei, scomparso di recente, rilevava giustamente che «problemi teologici della Penitenza sono anche problemi della giusta educazione e iniziazione a questo sacramento» dottrina e prassi dovrebbero andare insieme.
La seconda parte del volume si incentra sull’epoca tridentina e si apre con alcune parole di saluto e di riflessione pastorale, riguardanti l’attualità, di R. Fisichella, presidente della Pontificia accademia della vita e rettore della Pontificia università Lateranense (credo che il presule intervenisse al Simposio soprattutto in questa veste). Era quasi «doveroso» affidare al prof. A. Borromeo, notissimo studioso di san Carlo, dell’epoca borromaica e del concilio di Trento, la relazione che riguarda la riforma tridentina e «postridentina della Penitenzieria Apostolica (1562-1572)» (pp. 111-134): un ampio quadro di analisi e di insieme nel quale si affronta il delicato e cruciale ambito della prassi della confessione tracciato e ribadito con forza dai padri tridentini nel solco della tradizione contro gli attacchi protestanti. Il prof. Borromeo evidenzia come in diversi ambiti i decreti tridentini sulla penitenza abbiano sorretto un profondo e duraturo rinnovamento nella Chiesa e abbiano dettato una prassi che resta in vigore anche ai nostri giorni. È certamente interessante quanto scrive con prudenza e ponderazione riguardo al tanto discusso rapporto fra Penitenzieria e Sant’Officio in merito alla denuncia dell’eresia e degli eretici; viene qui ricondotta nei suoi giusti limiti questo rapporto, che altri studiosi vollero invece vedere come una programmata e voluta associazione dei due istituti per il controllo delle coscienze e del dissenso religioso. Sempre in ambito tridentino e post-tridentino resta il saggio del prof. P. Rodríguez, dell’università di Navarra, incentrato sull’importate riforma della Penitenzieria voluta da Pio V sulla scorta appunto dei decreti tridentini e intenzionata a ricondurre le competenze del tribunale alla suprema lex della Chiesa, la salus animarum: La riforma della Penitenzieria Apostolica all’epoca di San Pio V. Una riflessione storico-teologica (pp. 135-148). Particolare attenzione riserva Rodríguez al tema della «soddisfazione» e alla relativa teologia. Di un’altra importante riforma della Penitenzieria (Ecclesia semper reformanda) parla subito dopo il card. T. Bertone, segretario di stato di Benedetto XVI, con un saggio intitolato appunto Benedeto XIV e la riforma della Sacra Penitenzieria Apostolica (pp. 149-162). L’intervento del card. Bertone in una materia storica che non è certo precipua dei segretari di stato, viene motivato subito dallo stesso cardinale, che dice aver tratto spunto per lo studio dalle sue ricerche pregresse sul pontificato di papa Lambertini che lo condussero alla pubblicazione del volume Il governo della Chiesa nel pensiero di Benedetto XIV, LAS, Roma nel 1977. L’autore circoscrive la sua attenzione alla riforma della Penitenzieria attuata da Benedetto XIV dal 1744 al 1748 ma giustamente la inserisce nel più vasto piano della curia romana perseguito dal papa bolognese; l’autore mostra con dovizia di documentazione la forte tempra giuridica del Lambertini che anche nello specifico settore della Penitenza, delle pene canoniche, delle indulgenze seppe muoversi con maestria, tanto da lasciare un’eredità durevole. Altre ancor più particolari riflessioni sulla riforma del tribunale voluta da Benedetto XIV sono condotte dal prof. A.R. Luño, dell’Università della Santa Croce: Benedetto XIV e la riforma della Penitenzieria Apostolica (pp. 163-168).
La terza parte del volume è dedicata a una panoramica sull’evoluzione della Penitenzieria tra il XX e il XXI secolo. Apre questo ampio quadro di analisi il saggio di C. Fantappiè, noto studioso del diritto canonico dell’Università di Urbino e anch’egli illustra un’altra importante riforma del dicastero, quella impressa da Pio X con la costituzione Sapienti consilio del 29 giugno 1908: Un dicastero per il foro interno: la riforma della Curia romana di San Pio X (pp. 171-193). Fantappiè bene delinea il passaggio del tribunale dalla fine dell’Ottocento agli inizi del Novecento, alle nuove sfide che la modernità (e il modernismo) lanciava alla Chiesa; le ragioni e gli scopi di Pio X nella riforma del delicato dicastero curiale sono approfonditi fino alle loro radici teologiche e ideali, che nell’apparentemente «semplice» papa di Riese (Tv) erano invece ben profonde, tanto da saper guidare la sua riforma della curia nella prospettiva del rinnovamento del Codice di diritto canonico promulgato nel 1917 dal suo successore Benedetto XV. Il prof. P. Sorci della Facoltà teologica di Sicilia, resta sul tema della riforma piana: La Penitenzieria Apostolica nella costituzione Sapienti Consilio di San Pio X (1908) (pp. 195-204); il saggio di Sorci corrobora i rilievi di Fantappiè e ne propone di nuovi. Il prof. A. Maffeis, della Facoltà teologica per l’Italia settentrionale (Mi) colloca per primo fra i relatori la Penitenzieria ai tempi del concilio Vaticano II e delucida la visione che del tribunale avevano i padri conciliari fino a giungere alla riforma del rito della Penitenza, promulgato da Paolo VI, che con la nuova revisione del Codice di diritto canonico guidò la Penitenzieria a una revisione della propria prassi nel senso delle nuove direttive pastorali. L’ultimo saggio di questa terza sezione del volume si deve al prof. M. Sodi, presidente della Pontificia Accademia di Teologia: L’Ordo Paenitentiae: «manuale» di spiritualità per la comunità cristiana. Dai contenuti alle metodologie» (pp. 239-255). Da esperto conoscitore della storia liturgica Sodi illustra – quasi a modo di guida per i pastori d’anime – le risorse catechetiche, teologiche e spirituali interne all’Ordo Paenitentiae promulgato nel 1973 dopo il concilio e tuttora in vigore.
La quarta e ultima parte del volume accoglie stimolanti saggi sulla situazione della Penitenzieria Apostolica nel contesto degli altri dicasteri della curia romana (ratione materiae e ratione personarum) ed è composta da saggi di specialisti appartenenti ai dicasteri medesimi interessati. C.J. Scicluna, promotore di giustizia della Congregazione per la dottrina della fede, a partire dalla costituzione di Giovanni Paolo II Pastor bonus del 1988, evidenzia i punti di contatto e di differenza che vi sono tra la Congregazione per la dottrina della fede e le sue competenze in materia di foro interno e la Penitenzieria (pp. 259-263); è ben evidente che entrambi i dicasteri operano all’unico scopo del bene dei fedeli, sebbene con metodi e prassi distinte. C. Vasil’, all’epoca del Simposio rettore del Pontificio istituto orientale e oggi segretario della Congregazione per le Chiese orientali, da valido esperto della disciplina diversa delle Chiese d’Oriente tratta del rapporto fra la Congregazione per le Chiese orientali, le prassi penitenziarie delle Chiese stesse e la Penitenzieria Apostolica (pp. 265-268); J.M. Sierra López, officiale della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, compie il medesimo approfondimento in rapporto alle competenze della sua Congregazione (pp. 269-277), mentre gli aspetti disciplinari che trovano «concomitanti» le competenze della Penitenzieria e quelle della Congregazione per il culto divino sono chiariti da G. Njen, capo ufficio della medesima Congregazione (pp. 279-281). Il rapido ma preciso quadro di intersecazioni curiali, pastorali e disciplinari, si chiude con le relazioni di C. Fabris, officiale della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, che si sofferma sulla trattazione della materia penitenziale che la sua Congregazione deve affrontare nelle diverse Chiese delle missioni (pp. 283-288); di R. Selejdak, officiale della Congregazione per l’educazione cattolica, che sottolinea lo spazio che deve avere il sacramento della Penitenza nella formazione dei sacerdoti (pp. 289-294), sia quanto alla frequenza personale, sia quanto alla rilevanza che tale sacramento ha nella vita pastorale; del prof. W. Henn, consultore del Pontificio consiglio per la promozione dei cristiani, il quale mostra brevemente i punti di vicinanza e di «attrito» che ancora vi sono nelle confessioni non cattoliche riguardo al sacramento della Penitenza, ma anche le possibilità di discussione che si possono mantenere (basti pensare alla Dichiarazione sulla giustificazione e al suo intento in tal senso).
La Conclusione generale del Simposio fu tratta da M. Sodi ed è oggi riportata alle pp. 301-304 del volume. Le precise riflessioni di Sodi sull’eredità storica della Penitenzieria, sul bisogno di rileggerla per individuare oggi un sicuro cammino di prospettiva, sulla necessità di collocare la penitenza nel contesto della predicazione, degli altri sacramenti, della catechesi, della pietà popolare, nel più vasto panorama di vita ecclesiale, sono tutte condivisibili e bene evidenti.
Resta però – né il santo padre Benedetto XVI lo ha taciuto – un vistoso declino o attenuazione nella vita cristiana quotidiana della Confessione sacramentale e di contro un sorprendente (preoccupante?) accostamento dei fedeli all’Eucarestia, dalla quale (al contrario di san Paolo e del magistero della Chiesa) la Penitenza viene disgiunta. Vi possono essere cause e concause diverse per tale pratica visibile in ogni nostra chiesa o parrocchia. Vi concorre di certo anche la mentalità laica moderna che ha scisso peccato da reato, lasciando il primo nella sfera intima dei credenti e ponendo il secondo sotto il controllo dello stato, mentre gioverebbe forse alle stesse istituzioni politiche, che vogliono lucidamente operare tale distinzione a fini diversi, riflettere sulla portata «sociale» e profonda del peccato, sempre insegnata dalla Chiesa (che anche per questo organizzò la disciplina della riparazione) e che miope sarebbe chi volesse a suon di sentenze o in vigor di legge, di tribunali e di prigioni guidare verso l’onestà e la bontà di vita un popolo, mentre lasciasse la coscienza dei singoli, dei «cittadini», libera da ogni vincolo assoluto morale con non fosse l’alterum non laedere. La Chiesa, per mandato del suo Signore, non mira alla punizione dell’errante né si basa sulla giustizia della legge, ma mira all’economia della gratia, al recupero del peccatore; avversa l’errore ma si china sempre sull’errante, memore del Qui sine peccato est vestrum primus in illam lapidem mittat (Gv 8,7).
Bene hanno fatto pertanto il card. J.F. Stafford, mons. G. Girotti e i loro collaboratori a organizzare il Simposio sulla Penitenza e la Penitenzieria e a volerne a stretto giro di tempo pubblicarne gli Atti. La lunga, pregnante e umanissima prassi del tribunale curiale verso i peccatori e i penitenti merita ogni riguardo, rispetto e anche approfondimento, ben oltre gli stereotipi approssimativi con cui ancora oggi esso è avvicinato o allontanato.
Tratto da "Letteratura liturgica" n. 5/2009 della "Rivista liturgica"
(http://www.rivistaliturgica.it)
-
-
4,00 €→ 3,80 €