“Codici e Liturgia a Bobbio". Testi musica e Scrittura (Secoli X - XXI)
(Monumenta studia instrumenta liturgica) [Libro in brossura]EAN 9788820979935
Questo volume, va detto subito, è importante e coraggioso: seguire più di due secoli di storia liturgica, musicale, culturale infine, di un centro chiave del Nord Italia come Bobbio, è segno di forza e determinazione scientifica, e per chiunque studi la storia delle vicende del Medioevo norditaliano il risultato è una modifica, credo permanente, del panorama della ricerca. Va anche sottolineato che non sempre il mondo del denaro è insensibile al mondo degli studi: il volume, che esce nella prestigiosa collezione vaticana, è stato interamente finanziato dalla Banca di Piacenza.
Due parole, subito, sul volume: in un’opera di questo genere l’aspetto “editoriale” è importante, e il lettore resta in questo caso ammirato dalla qualità dell’impaginato e dalle belle fotografie a colori. Forse sarebbe stato bene abbondare un po’ di più nei collegamenti tra le parti del libro; ad esempio c’è un indice delle tavole, ma un’indicazione della pagina in cui il testo è trascritto, apposta in calce alla tavola fotografica, e viceversa un rinvio alla tavola fotografica in margine o in calce alla trascrizione avrebbero reso il volume più facilmente utilizzabile. A proposito delle tavole, mi sembra che la tavola XXIX (Bobbio, Archivi Storici Diocesani, frag. 11) si riferisca alla c. Av e non alla c. D come indicato nella didascalia (cf. la trascrizione a p. 201).
La struttura del volume mostra bene l’ampiezza del progetto. Dopo le pagine introduttive di G. Baroffio (Presentazione) e di E. Condello (Prefazione), l’Introduzione dell’autrice descrive la ratio scientifica della ricerca, che ha aggiunto ai luoghi già noti di conservazione di materiali bobbiesi due nuove sedi, Alessandria e la stessa Bobbio. Quest’ultima acquisizione è la più interessante: come nota Baroffio, si “dava per scontato” che a Bobbio non ci fosse più nulla da ricercare, mentre l’acume esplorativo della Scappaticci ha portato a identificare pezzi di notevole importanza ancora conservati localmente.
Il primo capitolo segue la storia del monastero bobbiese dal X secolo in poi. Le note altalenanti vicende, momenti di crisi, rinascite, contrasti con i vescovi, sono descritte molto bene, mettendo a frutto l’ampia bibliografia, fino alla soppressione del 1801 che pone fine a un’agonia durata fin troppo a lungo. Naturalmente non si può conoscere la bibliografia aggiornata su tutti i numerosi campi d’indagine che vengono volta per volta toccati da un’opera come questa, tendenzialmente enciclopedica: a titolo d’esempio segnalerei che, a proposito del Parrasio, la bibliografia utilizzata alle pp. 36-37 è insufficiente per seguire il destino dei suoi libri.
Il secondo capitolo è dedicato ai manoscritti liturgici di Bobbio dal X al XII secolo. Gli apporti che mi paiono più significativi di questo capitolo mi sembra le identificazioni dei codici superstiti, che apportano nuovi dati e proposte di datazione diversa rispetto al tuttora fondamentale Iter Liturgicum Italicum del Baroffio; le nuove attribuzioni bobbiesi sono ventidue (cf. p. 56). Un esempio della produttività del lavoro della Scappaticci è dato dal Messale di Torino, Bibl. Univ. F IV 2, del quale l’autrice ritrova 27 carte «dislocate in tre sedi diverse di conservazione». Il ms in questione, con il G V 2 sempre torinese, riceve dalla Scappaticci una datazione molto più antica di quanto finora si pensasse: secondo l’autrice non si tratta di un prodotto del sec. XI ma dell’epoca dell’abate Agilulfo, che resse Bobbio dall’888 all’896. Tutto il capitolo andrebbe riassunto, per il suo notevolissimo interesse sia analitico sia sintetico: mi limiterò a segnalare lo studio del celebre Graduale torinese G V 20, del quale viene accertata l’origine bobbiese, e proposta una datazione ai primi decenni del sec. XI (pp. 75-77).
Il terzo capitolo, intitolato La liturgia, introduce il lettore alle caratteristiche della spiritualità e della prassi liturgica bobbiese, descrivendo con cura i luoghi di celebrazione per poi passare ai formulari locali, uno dei punti di forza dell’intero volume, come ci si attende da una studiosa che ben conosce i metodi di lavoro del Baroffio; dei formulari liturgici in onore dei santi bobbiesi (Colombano, Gallo, Attala e Bertulfo) l’autrice descrive le caratteristiche peculiari e scopre la diffusione in area sangallese e altrove.
Segue un capitolo, dedicato a La notazione musicale, purtroppo non all’altezza della trattazione precedente. Troppe affermazione, spiace dirlo, sono generiche. Le tavole dei neumi riportate senza contesto servono a poco; i diversi tipi di pes, per fare un esempio, sono distintivi o no?, ovvero corrispondono a esigenza di differenziazione musicale o sono solo varianti grafiche? Peccato, perché c’è molto lavoro in questo capitolo, ma la descrizione non si pone mai problemi di funzionalità: resto sempre dell’idea che non si possa descrivere il segno senza riferirsi alla sua funzione musicale, e penso che su questo punto resti fondamentale un breve studio di Albarosa.
Il livello del volume si rialza nuovamente nelle belle pagine della Conclusione alla prima parte del lavoro: nello sguardo storico la Scappaticci dà il meglio di sé.
Segue la sezione intitolata Catalogo, che è di estrema importanza e varrebbe da sola parole di sommo elogio per l’intera opera. Le descrizioni sono precise, non reticenti, e il lunghissimo lavoro di identificazione dei brani sia eucologici sia di canto è stato eseguito con infinita pazienza – si tratta di migliaia di brani – ed è rispecchiato nell’utilissimo indice apposito. Mi dispiace anche qui dover notare qualche difetto, e si tratta, in questo caso, del controllo del testo latino. In certi casi si resta perplessi: per es. (p. 177: Bobbio, Arch. Storici diocesani frg. 2) si incontra la trascrizione Requiem aeternam donec ei dominus ove ci si aspetterebbe …dona ei domine; un sic sarebbe rassicurante. Idem per In paradysum adiuvant te angeli ove ci si immaginerebbe …deducant te angeli (stessa pagina). Per non essere generico e superciliosus a vuoto, porterò qualche possibile miglioramento, exempli gratia, alla trascrizione del fr. 2 bobbiese – solo ope ingenii perché non ne ho la fotografia. Per es., in un’interessante orazione ante sepulchrum (pp. 177-178), liceat ei transige portas sarà transire; i delicata atque peccata saranno delicta a.p.; segnalo che il testo è un’oratio post obitum hominis gallicana, attribuita a Cesario, Regula sanct. virg. 306, attestata tra l’altro nel Sacramentario Gelasiano (1617 Mohlberg); ha una notevole diffusione, per es. nel cosiddetto uso di Sarum, viene accolta nel Pontificale romano (pp. 278-9 Andrieu) e meriterebbe una ricerca apposita; nell’orazione che apre la carta Br, edita a p. 178, ut eripias hominem tuis f<er>matum manibus non sarà da integrare così, ma f<or>matum: segnalo che si tratta dell’exorcismus contra inerguminos del Sacramentario Gelasiano (1714 Mohlberg); nella stessa orazione per eunte adiuro è evidente errore di stampa (per eum…), mentre ci sono autentiche voces nihil che andrebbero segnalate o frequentemente corrette: per es. Coniurote in mea infirmitate è certamente Adiuro te…. Purtroppo questo problema è ricorrente nelle trascrizioni offerte nel catalogo, e in caso di un’auspicabile seconda edizione le trascrizioni andrebbero riviste sistematicamente, anche perché questi testi bobbiesi sono di somma importanza per il rapporto tra tradizioni gallicane e italiche (come si è visto anche dal caso qui sopra riportato). Mi limito dunque a questo solo esempio, insistendo però sulla necessità di una revisione di questo aspetto dell’opera.
La sezione sui Membra disiecta merita la gratitudine di qualunque studioso interessato alla storia liturgica e musicale dell’Italia del Nord. Frammenti fino ad ora irrelati ritrovano una loro casa, realizzando in modo molto apprezzabile il votum del Baroffio: colligere fragmenta ne pereant [Baroffio, 2004]. Molto modestamente l’autrice intitola Appendici e strumenti una serie di tavole che, con un montaggio fotografico in uno stile che ricorda l’ormai antico ma sempre illustre precedente del Bannister, permette di confrontare tratti caratterizzanti delle grafie presentate dai mss oggetto dell’indagine. Di grande utilità per ricerche comparative sono le Concordanze dei formulari e dei testi; nell’elenco delle Omelie, anch’esso prezioso, avrei aggiunto un rinvio alle edizioni (quando ci sono), come l’autrice fa nel caso dei testi liturgici. Della bellezza delle tavole a colori si è già detto: una grande ricchezza che permette in molti casi di confrontare sia le trascrizioni sia le descrizioni delle grafie. Gli Indici sono quanto di meglio e di più completo ci si possa aspettare.
Nel complesso, dunque, un’opera di importanza difficilmente sopravvalutabile per la storia della liturgia nel Nord-Ovest d’Italia, e un contributo di sicura importanza anche per la storia della Chiesa, in particolare dei centri monastici, e della produzione libraria. Qualche debolezza del lavoro l’ho indicata, ma si tratta di problemi ben localizzabili ed emendabili in una possibile riedizione o in un’apposita lista di errata, pubblicabile come integrazione al volume.
Tratto da "Letteratura liturgica" n. 5/2009 della "Rivista liturgica"
(http://www.rivistaliturgica.it)
Qui trovi riportati i commenti degli utenti di LibreriadelSanto.it, con il nome dell'utente e il voto (espresso da 1 a 5 stelline) che ha dato al prodotto.
I commenti compaiono ordinati per data di inserimento dal meno recente (in alto) al più recente (in basso).
Padre Marco Repeto il 22 maggio 2018 alle 18:05 ha scritto:
Ricerca molto ben condotta per conoscere la liturgia e la musica di un centro monastico di primaria importanza per la recezione della liturgia celtica portata dai monaci irlandesi quando emigrarono sul Continente. Un testo di consultazione e utile per gli storici della liturgia , i musicologi e gli studiosi di storia della Chiesa nel Medioevo.