«I nostri bambini conoscono troppo amore e poca disciplina. Essi si aspettano costante dedizione sentimentale e materiale e non sanno rinunciare a nulla. Vivono secondo la formula “Io-Tutto-Subito”». Berhnard Bueb, filosofo tedesco ma soprattutto padre ed educatore – ha diretto per trent’anni uno dei più prestigiosi collegi tedeschi – critica la pedagogia post-sessantottesca che in Germania (a causa dei sensi di colpa dovuti al nazismo) ha fatto più danni che altrove.
L’autore prende spunto dal commovente film Anna dei miracoli, tratto da un caso vero: in esso era proprio il sincero amore dell’istitutrice Anna nei confronti della piccola Helen, sorda e cieca ed eccessivamente viziata dai genitori, a imporre alla quasi selvaggia bambina una disciplina che le avrebbe finalmente consentito di imparare un linguaggio gestuale per poter comunicare con l’esterno. Il falso (o degenerato) amore dei nostri tempi, invece, tende a eliminare del tutto la disciplina, propendendo per una utopistica “autoeducazione” che nessun ragazzo è realmente in grado di imporsi. Risultato: in famiglia, uno stravolgimento dei ruoli naturali; a scuola, classi sempre più indisciplinate, in cui la maggioranza silenziosa, magari desiderosa di apprendere, vede le proprie velleità di imparare bloccate dal comportamento di una minoranza sediziosa che – a scuola come nel resto della vita sociale e politica – impone un comportamento irrispettoso e maleducato nei confronti degli insegnanti (ma anche dei compagni di classe) e, di conseguenza, un basso livello di scolarizzazione. Per questo Bueb guarda con una certa invidia al mondo educativo anglosassone, che definisce “pragmatico” e che contrappone a quello “idealistico” tedesco, criticando l’eccessiva “democratizzazione” di quest’ultimo (e il discorso è estensibile al di là della scuola).
Dati concreti alla mano, egli ci rende edotti che l’eccessiva libertà lasciata ai ragazzi non li aiuta, così come l’introduzione nelle scuole di torme di psicologi non risolve i problemi degli adolescenti. «I problemi psicologici si risolvono ignorandoli» è il motto non scritto dei college inglesi. In Italia la situazione è abbastanza simile a quella tedesca (basti pensare allo stupore che ha accolto il ritorno del “sette” in condotta): ben venga quindi questa “provocazione” di Bueb che indica il ritorno ai valori del passato come unico metodo per risolvere i problemi del presente, a scuola, in famiglia e nella società civile.
Tratto dalla rivista Radici Cristiane n. 42 - Marzo 2009
Un volumetto che ha fatto scandalo in Germania lo scorso anno, e ha fortunatamente destato grande attenzione anche in Italia: l'autore, preside per trent'anni dell'esclusivo collegio tedesco di Salem, tira le somme della sua esperienza educativa, analizzando la parabola negativa della scuola (tedesca, ma non solo) post-sessantottina, soprattutto sul fronte della crisi dell'autorità sia sul piano concettuale e astratto, sia sul piano concreto e applicativo.
Sorprende, forse, che la denuncia del lassismo provenga proprio all'ambiente scolastico tedesco, che si potrebbe immaginare ben più rigido del nostro. Ma fa anche riflettere, facendo constatare che la crisi di valori anche semplicemente umani è ormai caratteristica di buona parte del mondo occidentale.
Un libro colmo di spunti, perlopiù condivisibili, che spaziano dal concetto di autorità all'uso del tempo, dalla necessità del senso dell'umorismo all'opportunità delle divise.
Il tutto imperniato su un caposaldo oggi in assoluta controtendenza: “I giovani hanno diritto alla disciplina", ossia "educare con severità per insegnare a crescere".
Tratto da Il Timone n. 69 - anno 2008
(http://www.iltimone.org)