Perchè la Chiesa conclude la trilogia del PerCorso di don Giussani. Dopo aver affrontato il tema del senso religioso e quello della grande rivelazione di Gesù Cristo nel mondo, il terzo volume introduce all'avvenimento della Chiesa. La parola "Chiesa" indica il fenomeno storico il cui unico significato consiste nell'essere per l'uomo la possibilità di raggiungere la certezza su Cristo. Cristo, la verità diventata carne, dopo duemila anni raggiunge ancora l'uomo attraverso una realtà che si vede, si sente, si tocca: la compagnia dei credenti in Lui. In un percorso stringente, l'autore propone dunque alla libertà e alla ragione dei lettori i fattori fondamentali e i criteri di una verifica di questa realtà.
PREFAZIONE
alla nuova edizione
Il terzo volume del PerCorso ci introduce all'avvenimento della Chiesa: di essa sorprenderemo natura e autocoscienza.
Ma giunti al termine del cammino, quando tutto dovrebbe essere finalmente chiaro e compreso, proprio allora saremo costretti a riconoscere che tutto è Mistero. Parole e discorsi sembreranno mancare di una verifica, se non si ammette che Dio alla fine di tutto emerge più fortemente ai nostri occhi come Mistero.
Così Dio rimane un qualcosa di incomprensibile, che nessuna parola o discorso può spiegare, se non si introduce la figura della Madonna, scelta da Dio stesso per farsi da noi riconoscere, metodo del Suo comunicarsi all'uomo attraverso il «caldo» del suo grembo.
Questo riconduce tutto a un'unica soluzione. L'unità del cristianesimo non è un pensiero, un'ideologia; non è neppure insegnare un discorso. Non è un'idea o una filosofia, ma l'annuncio di una Presenza: l'Incarnazione è un fatto accaduto. Per cui l'umanità di Maria è decisiva.
Senza la Madonna non potremmo intendere nulla del senso religioso né della pretesa cristiana, tanto meno della Chiesa, che all'uno si pone come risposta e dell'altra come permanenza nel tempo della storia umana fino all'ultimo dei giorni.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
COME INTRODURSI ALL'INTELLIGENZA DELLA CHIESA
1. Un presupposto fondamentale
La Chiesa non solo è espressione di vita, qualcosa che nasce dalla vita, ma è una vita. Una vita che ci raggiunge da molti secoli a noi precedenti. Chi si accinga a verificare una propria opinione sulla Chiesa deve tener presente che per l'intelligenza reale di una vita come la Chiesa occorre adeguata convivenza.
L'intelligenza di una realtà che in qualche modo si colleghi alla vita esige un tempo difficilmente calcolabile. Vi sono connotazioni e aspetti in una realtà sorgente dalla vita che non si è mai finito di scoprire, scandagliare.
Conditio sine qua non per l'intelligenza della vita è la convivenza con essa. Normalmente l'individuo è tentato di porre un termine, una scadenza, previamente intesa o decisa a un certo punto. Per sfuggire a questa implicazione limitante occorre una particolare semplicità o lealtà. Altrimenti si impedisce la possibilità di un giudizio critico su quella forma di vita: diviene impossibile un minimo di oggettività.
2. Una sintonia col fenomeno
La Chiesa è una realtà catalogabile qualunque sia la. posizione di chi voglia affrontarla — tra i fenomeni religiosi. Qualcuno potrebbe giudicarla un fenomeno religioso alterato o alterante, di scarso interesse, qualcun altro potrebbe invece darne per scontata la validità, ma in nessun caso, credo, si può sfuggire al fatto di dover catalogare la Chiesa come realtà religiosa. Ed è precisamente questo che propongo di considerare innanzitutto. La Chiesa è «vita» religiosa.
Uno psicologo e filosofo tedesco, Johannes Lindworsky, ha affermato che la prima condizione per una educazione, cioè per trasmettere una capacità di entrare nella realtà, è che i passi dell'individuo che si introduce al reale siano sempre motivati da qualcosa che poggi su un'esperienza da lui già acquisita.' L'uomo, insomma, trova solo quello che in qualche modo si connette con qualcosa già presente in lui. Dico «in qualche modo» proprio perché i contatti, gli incontri, la trama dei rapporti chiamano l'interiorità, l'implicito dell'individuo, a una realizzazione più aperta, maggiormente evoluta. La trama dei rapporti attua, realizza la nostra fisionomia sempre più compiutamente proprio in quanto sollecita una realtà presente in noi, come attraverso una sintonia.
Se la Chiesa è una realtà religiosa, nella misura in cui in me l'aspetto religioso non è attivato o è infantilmente arrestato, in quella misura sarà più difficile poter giudicare oggettivamente, criticamente quel fatto religioso. Se affrontiamo,per esempio, un grande poeta del passato, come Dante Alighieri o Shakespeare, vibriamo subito davanti alle pagine che esprimono sentimenti che vivono oggi in noi e le comprendiamo più facilmente. I passi, invece, in cui il poeta si riferisce a una mentalità o prassi dell'epoca in cui è vissuto, proprio nella loro contingenza effimera, loro valore puramente momentaneo, risultano a n°. molto ostici da capire. Una corrispondenza deve esistere perché si produca la comprensione spiegabile, dunque, che nella situazione di ognuno di noi, nell'ambito mentale contemporaneo, vi siano delle difficoltà ad affrontare una realtà di tipo religioso. r,assenza di educazione del senso religioso naturale ci porta troppo facilmente a sentir lontano da noi realtà che sono invece radicate dentro la nostra carne e il nostro spirito. Al contrario, la vivacità di presenza dello spirito religioso rende più immediatamente facile capire i termini di una realtà come la Chiesa.
In questa situazione, la prima difficoltà nell'affrontare la Chiesa è una difficoltà di intelligenza, una fatica dovuta alla non disposizione del soggetto rispetto all'oggetto che deve giudicare: una difficoltà di intelligenza causata da una situazione non evoluta del senso religioso.
Durante una conversazione in cui ebbi occasione di essere coinvolto, un importante professore universitario si lasciò sfuggire questa frase: «Se non avessi la chimica mi ammazzerei!». Un gioco del genere, nella nostra dinamica interiore, anche quando non dichiarata, esiste sempre. Qualcosa c'è sempre che rende la vita degna ai nostri occhi di essere vissuta e senza la quale, anche se non si arrivasse ad augurarsi la morte, tutto sarebbe incolore e deludente. A quella «cosa», qualunque essa sia, senza alcun bisogno che sia teorizzata o espressa in sistema mentale — può essere infatti implicata in una banalissima pratica di vita — l'uomo offre tutta la sua devozione.