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Descrizione
"Professore di filosofia": è nello scarno epitaffio dettato da Maurice Blondel per la sua tomba che possiamo ritrovare, sessant'anni dopo la sua scomparsa, la cifra di un pensiero che una storiografia frettolosa e censurante ha presto rinchiuso nel cosiddetto "spiritualismo". La passione e l'attenzione verso lo scambio, la trasmissione, il confronto hanno accompagnato fin dagli esordi l'elaborazione della famosa azione in cui accadono la parola e il tempo del discorso e che, lungi dall'essere riducibile al rapporto tra conoscenza e prassi, si svela piuttosto come quell'accadere della soggettività umana in cui riacquistano senso il desiderio, la volontà, la conoscenza o, in una parola, la razionalità. Le cronache, sempre orlate di leggenda e mai definitivamente verificabili, raccontano che durante i dieci anni in cui maturò la prima elaborazione di "L'azione. Saggio di una critica della vita e di una scienza della prassi", Blondel abbia letto pagine del suo lavoro ad un adolescente per verificare la comprensibilità del linguaggio adottato, come a ribadire l'insuperata efficacia dell'antico magistero socratico che riconosceva nell'altro la risorsa prima e ultima per una comprensione dell'esperienza umana. La lettura di "L'azione", allora, sarà tanto più rigorosa e profonda quanto più non lascerà inespressa l'esperienza magisteriale che l'ha accompagnata, ed è per questo che l'autore, senza cedere a semplificazioni presenta le sue analisi senza rigufiarsi in alcun "gergo" intimorente.
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DETTAGLI DI «La ragione credibile. Soggetto e azione in Maurice Blondel»
Recensioni di riviste specialistiche su «La ragione credibile. Soggetto e azione in Maurice Blondel»
Professore di filosofia: è l’epigrafe che si legge sulla tomba di Maurice Blondel, uno degli esponenti più rappresentativi della corrente filosofica del Novecento denominata «spiritualismo» da parte di una storiografia non sempre propensa a valorizzarne la qualità filosofica. L’a., ricercatore presso la cattedra di Filosofia morale nel Dipartimento di scienze della persona dell’Università di Bergamo, grazie anche a una notevole chiarezza espositiva, ci introduce nella visuale dell’autore de L’azione. Se ne delinea, dunque, un ritratto secondo tre traiettorie (metodologica, etica, ontologica) che pone appunto l’azione come «il nome di un originario dis-locamento cui il soggetto può solo arrendersi, ma in cui sta il segreto della sua generazione».
Tratto dalla Rivista Il Regno 2010 n. 18
(http://www.ilregno.it)