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DETTAGLI DI «Il grande racconto dell'evoluzione umana»
Tipo
Libro
Titolo
Il grande racconto dell'evoluzione umana
Autore
Giorgio Manzi
Editore
Il Mulino
EAN
9788815247346
Pagine
428
Data
novembre 2013
COMMENTI DEI LETTORI A «Il grande racconto dell'evoluzione umana»
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Umberto Masperi il 5 marzo 2014 alle 22:25 ha scritto:
Il titolo trova precisa conferma nella trattazione del libro (“grande” …” racconto”). A) Innanzitutto: “racconto” . E’ certamente un merito dell’autore rendere accessibile, e interessante, il discorso scientifico per mezzo del suo stile di efficace divulgatore ,nella forma del racconto ( e voglio precisare : non quello talora un po’ superficiale ,e ad effetto, per es. di alcune trasmissioni televisive , pure lodevoli , ma quello che riesce a fornire adeguati concetti base anche attraverso considerazioni di carattere storico, come soprattutto nei primi capitoli sulle origini delle teorie evoluzionistiche del passato).
B) In secondo luogo: “grande”; e qui l’aggettivo è appropriato sia per l’ampiezza, e complessità,della trattazione, sia per i contenuti ( discorso scientifico). La lettura,anche dove le “tematiche” sono difficili, è piacevole,coinvolgente,stimolante (bravura dell’autore, che talora sa “dosare” anche alcune “battute” di fine ironia). Ogni capitolo entra nel merito di aspetti specifici, ma non è mai isolato ( i richiami, le ripetizioni, sono l’altro “stile”, quello didattico al di fuori delle aule universitarie ma per il lettore che a casa propria ,aprendo le pagine …).
** Sulle altre due parole “”evoluzione” – “umana” ci sarebbe da scrivere molto.
Due semplici considerazioni.
1) Qualche anno fa ,con la ricorrenza dei “centenari” (Lamark:1809;Darwin:1859) si sono fatte anche troppe chiacchiere sul problema dell’evoluzionismo ( ricordo un celebre giornalista con la sua trasmissione televisiva,alquanto pietosa, ma l’ancor più pietoso riferimento a quei tradizionalisti-integralisti che oltre oceano si rifanno alla lettera della Bibbia per negare quanto la scienza ci dice in merito). Dopo attenta lettura le informazioni acquisite ci consentono di avvertire quanta superficialità ( ed ignoranza) circola spesso a livello di mass media (che condiziona gran parte dell’opinione pubblica).
2) L’argomento “evoluzione” ( anche se non può prescindere da quelle di ogni essere vivente ) si focalizza sull’ “umana” per giungere a noi “umani”di oggi ( all’homo sapiens). ALLORA... sulle due parole ci sarebbe da scrivere non quel “molto”, ma veramente moltissimo.
Semplicemente: grazie al prof. Manzi che da autentico uomo di scienza,ma ancor più da “sapiens” ,nell’ultimo capitolo scrive belle pagine sul problema della “razza”,denunciando le nefaste conclusioni cui alcuni, anche pseudo scienziati (basti pensare ai due secoli scorsi) sono approdati.
** Il libro ci fa fare un viaggio indietro,nel tempo, familiarizzandoci con le nuove dimensioni (milioni,centinaia di migliaia,ecc. di anni). Cosa si prova? Anche se non ho compiuto il viaggio dantesco tra le sfere celesti (ma oggi possiamo “farlo” , in compagnia di altri scienziati , nel cosmo,tra le galassie…) quella sensazione la provo, anche sette secoli dopo:
C. 22 ”… Col viso ritornai per tutte quante/ le sette spere, e vidi questo globo/ tal, ch'io sorrisi del suo vil sembiante;/ e quel consiglio per migliore approbo/ che l'ha per meno; e chi ad altro pensa/ chiamar si puote veramente probo. “
Quanto scrisse Dante vale per l’uomo di fede ( ed anch’io ho tale dono); per ogni uomo,laicamente “probo”, il vil sembiante non è forse la nostra mancanza di rispetto per la Natura , per i fratelli (che si fanno guerra , si uccidono ,anche per pochi km. quadrati di territorio o per diversità di idee)? Correggiamo il fiorentino: non … averlo per “meno”, ma per “più”: l’homo sapiens ha la responsabilità del “preservare”, guardando indietro per vedere meglio in avanti.
*** Il prof. Manzi ce lo trasmette il messaggio, nelle ultime righe del libro ,p.382; anzi ci scuote perchè dobbiamo essere noi lettori a riflettere ( anche davanti all’ ultima parola che scrive):
“ Siamo un po’ come il popolo antico del’isola di Pasqua,
Rapa Nui, che sfruttò senza criterio la piccola terra
nella quale viveva,provocando il deserto intorno a sé
e causando il proprio stesso annientamento.
Ma non voglio prevedere il futuro,né penso di aver titoli per farlo, e poi … tutto questo mi mette tristezza.”
Umberto Masperi il 5 marzo 2014 alle 22:43 ha scritto:
La sottolineatura va fatta a parte :l'apparato iconografico è ricco,molto bello , utile, prezioso ad ampio raggio,compreso quello storico.