America religiosa, Europa laica?
-Perché il secolarismo europeo è un'eccezione
(Saggi)EAN 9788815137548
Il volume, opera di tre noti studiosi del fenomeno religioso, discute e approfondisce un tema frequentato nella letteratura sociologica anglosassone a cui nostri Autori attingono. Il testo è il risultato di un progetto di ricerca sul secolarismo dell’Europa, svolto sotto gli auspici dell’Institute on Culture, Religion and World Affairs della Boston University, che aveva lo scopo di comprendere meglio la natura eccezionale della vita religiosa europea rispetto alle tendenze riscontrate in altre parti del mondo.
Il lavoro è un ampliamento e un approfondimento delle idee presentate da una delle autrici, G. Davie, in Europe: The Exceptionale Case. Parameters of Faith in the Modern World (2002), sviluppate nel volume in una prospettiva tematica piuttosto che geografica. Più precisamente si delinea un confronto tra Europa e Stati Uniti per rispondere alla domanda perché due gruppi di società, economicamente avanzate, possano essere così differenti, o meglio relativamente differenti, per ciò che riguarda la dimensione religiosa. Il lavoro è un resoconto della relativa religiosità dell’America e della relativa laicit à dell’Europa, costituito da un tema e da alcune variazioni, ciascuna delle quali sviluppa una particolare linea argomentativa. Si analizzano le storie contrastanti delle traiettorie religiose di Europa e America, le tradizioni intellettuali differenti in riferimento alle diverse visioni dell’Illuminismo che ne sarebbero la causa, i veicoli istituzionali che oltre le chiese influenzano e perpetuano i modelli di religiosità in Europa e negli Stati Uniti, i modi in cui la religione entra in relazione con gli indici fondamentali della differenza sociale: classe, etnia, genere ed età.
In un approccio comune ai tre Autori non mancano motivi di .disaccordo. che riguardano in particolare il ruolo dell .istruzione nella secolarizzazione delle società occidentali e il futuro della religione in quest.area. Le argomentazioni sviluppate dagli autori (sulla base di somiglianze e differenze che non ignorano la complessità dei due casi) riguardano la nozione di “euro laicità”che inverte la prospettiva “.classica” e l’idea di un legame organico tra modernizzazione e secolarizzazione che ha dominato il pensiero sociologico negli ultimi centocinquant’anni. Questa convinzione dagli anni settanta è stata sempre più messa in discussione nel mondo accademico anglosassone ed europeo, per una serie di fattori: la peculiarità degli Stati Uniti, la crescita del Cristianesimo nell’emisfero meridionale, la diffusione del pentecostalismo nel mondo in via di sviluppo, l’affermazione dell’Islam su scala globale, ecc.
Tali fattori hanno indotto gli studiosi di molte discipline a ripensare il paradigma della secolarizzazione ispirato al caso europeo. Secondo P. Berger «la teoria fallisce in maniera spettacolare quando si tratta di spiegare la differenza tra gli Stati Uniti e l’Europa. È, infatti, difficile sostenere che il Belgio, per fare un esempio, è più moderno degli Stati Uniti. Si può senza dubbio affermare che la teoria della secolarizzazione rappresenta un’estensione della situazione europea al resto del mondo. Una generalizzazione comprensibile, ma in fin dei conti infondata. Essa è stata favorita dal fatto che le teorie sono prodotte dagli intellettuali che, come tutti gli altri, tendono ad interpretare il mondo dal loro punto di vista» (19). Si solleva così un problema più generale, quello del rapporto tra elaborazione teorica e contesto socio-culturale che non può non interrogare anche i nostri Autori.
Alla luce del materiale presentato nel libro, gli Autori propendono per l’opzione secondo cui l’Europa è laica in quanto “europea”, e che la secolarizzazione non è intrinseca alla modernizzazione. Il secolarismo europeo, pertanto, è un’eccezione rispetto a tendenze in altre parti del mondo. Una chiave interpretativa di tutta l’argomentazione, che non esaspera mai somiglianze e differenze tra l’Europa e l’America, si trova nel capitolo finale. Qui si ricorre all’idea sviluppata da S. Eisenstadt con la nozione di “modernità multiple”, già assunta nei suoi ultimi lavori da G. Davie. Tale concetto «implica che quella occidentale non sia l’unica concepibile e che la modernità si possa presentare con determinate differenze locali.
Queste differenze possono riguardare anche la religione, poiché è proprio la religione che definisce l’aspirazione ad una modernità alternativa in molte parti del mondo: una modernità russa ispirata dal genio religioso dell’Ortodossia, una modernità islamica, una modernità hindu, e anche una modernità integralmente cattolica (realizzata con successo dall’Opus Dei). Mentre la vecchia teoria della secolarizzazione considerava tutte queste aspirazioni illusorie, gli scienziati sociali sono diventati più cauti» (193-194). In una visione globale del fenomeno religioso, gli scienziati sociali anglosassoni - a nostro avviso - dovrebbero essere più sensibili ai processi di laicizzazione delle società di appartenenza e di secolarizzazione della stessa vita religiosa (non solo in Occidente), quelli europei, invece, dovrebbero porre maggiore attenzione: alla diffusione dei movimenti religiosi (non solo in Europa), alla posizione sempre più prominente assunta dalla religione nel mondo moderno, all’importanza che essa riveste nella vita di centinaia di milioni di abitanti di questo pianeta.
Il confronto comparativo dei due contesti (europeo e americano) - con i pregi e i limiti dell’analisi di questi due grandi aggregati - aiuterà gli studiosi nelle diverse sponde dell’Atlantico a rivedere le rispettive impalcature teoriche in un’epoca di globalizzazione anche delle religioni?
Tratto dalla rivista "Rassegna di Teologia" n. 1/2012
(www.rassegnaditeologia.it)