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Descrizione
La storia recente del mondo è caratterizzata da una dimensione di violenza tanto più inaudita e imprevedibile in quanto commessa nel nome di dio e delle scritture. In questa temperie, Jan Assmann si chiede se esista una violenza intrinseca del discorso religioso monoteista. Sulla scorta di una rilettura di alcuni brani dell'Antico Testamento, l'autore può ritrovare la radice storica di tale violenza soprattutto nel carattere esclusivo dell'unico dio e nell'immagine consolidata di una divinità irata e punitiva. E tuttavia Assmann contesta che la violenza sia una conseguenza necessariamente inscritta nell'istanza monoteistica e conclude che essa nasce, piuttosto, dall'uso che della religione è stato fatto in senso politico e fondamentalista.
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DETTAGLI DI «Non avrai altro Dio. Il monoteismo e il linguaggio della violenza»
Tipo
Libro
Titolo
Non avrai altro Dio. Il monoteismo e il linguaggio della violenza
Autore
Assmann Jan
Editore
Il Mulino
EAN
9788815120335
Pagine
147
Data
2007
Collana
Voci
Recensioni di riviste specialistiche su «Non avrai altro Dio. Il monoteismo e il linguaggio della violenza»
«Gli dei se ne vanno gli arrabbiati restano»: si potrebbe prendere a prestito un titolo di molti anni fa per ridurre all'essenza il discorso su politeismo e monoteismo dell'a. Sino a quando le religioni creavano una simbiosi tra l'uomo e il cosmo, articolato in una sorta di sinfonia politeista con la quale l'essere umano si relazionava attraverso il culto, esisteva la possibilità di classificare per forma, nome e funzione le forze alle quali lo stesso uomo si credeva soggetto. Esisteva, dunque, la possibilità di «tradurre» un gruppo di divinità appartenente a un certo popolo in un altro appartenente a diversa popolazione. Viceversa con l'imporsi del monoteismo si gettarono le basi di popoli-veicoli di verità esclusive, le sole uniche verità. Non ci fu più la possibilità di tradurre, ma soltanto quella di convertirsi e questo determinò l'origine della violenza religiosa. Restarono, pertanto, gli «arrabbiati» con il loro monoteismo, vale a dire noi che apparteniamo a una delle religioni del Libro.
Tratto dalla rivista Il Regno n. 22/2008
(http://www.ilregno.it)
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