La mamma
(L'identità italiana)EAN 9788815104922
L’Autrice, nota per altri studi di storia femminile, ricostruisce “lo stereotipo del mammismo come carattere nazionale”. Introduce la riflessione prendendo le mosse dall’opinione ancora diffusa che in Italia si sia originata una tipologia di mamme particolarmente dedite alla cura e protezione dei figli maschi, e di conseguenza di uomini molto dipendenti dalla dedizione e dall’amore materni, tanto che la società italiana sarebbe dominata dal mammismo. Il termine comparve nel 1952, quando, secondo alcuni, l’Italia post bellica aveva bisogno di individuare dei miti unificanti e coesivi per la ricostruzione dell’identità collettiva traumatizzata dalla guerra e molto divisa. A Marina D’Amelia non sembra corretta la generalizzazione di questo stereotipo applicato ai tempi precedenti, avvallando un luogo comune diffuso anche all’estero. Il mammismo degli anni ’50 costruisce in realtà quello che diventerà un vero e proprio stereotipo, e costituisce un esempio di invenzione di una tradizione.
Se il passato non può essere ridotto a un’immagine elaborata di recente, è pur vero secondo l’Autrice, che l’enfasi del materno ha attraversato gli ultimi due secoli e accompagnato le fasi di costruzione dell’Italia. La domanda che percorre tutto il volume è: Se dunque nel lento sedimentarsi del bagaglio retorico sulla madre italiana non tutto è riducibile allo stereotipo del mammismo, quanto può essere visto e interpretato come sotterranea archeologia che prepara l’affermarsi di questa tradizione? Tra il Risorgimento e la seconda guerra mondiale si snoda la ricostruzione di immagini, rappresentazioni e figure retoriche della madre italiana, partendo da esempi concreti di madri per ricostruire le correnti della mentalità profonda. La condivisione di idee patriottiche delle madri di Giuseppe Mazzini, dei fratelli Ruffini, di Benedetto Cairoli comportò un nuovo scambio familiare, poiché le guerre e gli esili sconvolsero abitudini radicate. Nell’età di Crispi e di Giolitti si fissa il codice dell’amore materno, disposto al sacrificio, coraggioso e ricco di sentimenti. La dimensione patriottica si salda con altre correnti, come quella positivista, aperta alla modernità e quella cattolica, che vedeva la madre come prima “alfabetizzatrice religiosa dei figli”. Tra queste, interessante il richiamo a Margherita Occhiena, madre di don Bosco, citata in un libro quasi contemporaneo di Marietta Bianchini che presentava alcuni modelli agiografici (p. 161).
Secondo Marina D’Amelia non ci sono confini molto netti tra le immagini materne elaborate in ambiente laico e patriottico e quelle cattoliche, avendo vari valori in comune. Soprattutto la disponibilità persino alla rinuncia ai figli in nome della patria accomuna l’inizio del ‘900, la prima guerra mondiale, il regime fascista, in cui Rosa Maltoni, madre di Benito Mussolini, incarnò il mito della madre del Grande Uomo offerto dalla retorica pubblica. Con la partecipazione più attiva delle donne alla seconda guerra mondiale c’è un cambio di scena, in cui il rapporto uomo-donna diventa più paritario che legato alla coppia madre-figlio. La vicenda di alcune madri di personaggi famosi consente di cogliere l’interiorizzazione di alcune immagini nel vissuto familiare, che purtroppo risulta meno ricco nel Novecento, nonostante l’enorme documentazione potenzialmente disponibile, come avverte l’Autrice di questo bel volume.
Tratto dalla Rivista di Scienze dell'Educazione n. 2/2008
(http://www.pfse-auxilium.org)