L' Islam nel Medioevo
(Universale paperbacks Il Mulino)EAN 9788815096869
Esaurito
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DETTAGLI DI «L' Islam nel Medioevo»
Tipo
Libro
Titolo
L' Islam nel Medioevo
Autori
Ducellier Alain, Micheau Françoise
Traduttore
Riccardi R.
Editore
Il Mulino
EAN
9788815096869
Data
2004
Collana
Universale paperbacks Il Mulino
COMMENTI DEI LETTORI A «L' Islam nel Medioevo»
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Recensioni di riviste specialistiche su «L' Islam nel Medioevo»
Recensione di Carlo Saccone della rivista Studia Patavina
Si sentiva da tempo il bisogno di un agile manuale introduttivo alla storia dell’Islam medievale e si può dire che quest’opera a quattro mani, uscita in Francia col titolo originale di Les pays d’Islam. VII-XV siècle (Hachette, Paris 2000) si candida degnamente a colmare la lacuna. In effetti il volume si lascia apprezzare per più di una ragione, tra cui quella –decisamente rara- di sapere unire concisione e un certo approfondimento. Come spiega meglio il titolo originale francese, gli Autori hanno voluto privilegiare un taglio “regionale”, sforzandosi di dare un quadro completo dell’evoluzione dell’Islam per grandi zone storico-geografiche: l’Egitto, il mondo turco, il mondo iranico, il Maghreb e così via. Ancor più apprezzabile è stato lo sforzo per raggiungere un accettabile equilibrio tra l’analisi e la presentazione dei -necessariamente numerosi- dati cronologici, onomastici ecc. Ne è uscito insomma un manuale agile ma che nulla sacrifica alla completezza della presentazione della amplissima materia né al compito arduo di fare il punto sullo stato degli studi.
A due sintetici capitoli introduttivi sulle origini dell’islam e sulla costruzione dell’impero califfale, segue l’analisi della frammentazione dell’impero abbaside (cap. III), delle trasformazioni economiche e sociali (cap. IV), del problema della trasmissione della cultura araba all’Occidente cristiano (cap. V). Si nota in questa parte l’attenzione, tradizionale nella scuola francese (si pensi ad esempio alla lezione di Maurice Lombard, di cui abbiamo recensito su questa stessa rivista l’eccellente L’apogeo dell’Islam), ai fatti inerenti la struttura economica e sociale.
I capitoli seguenti accentuano l’interesse per gli sviluppi regionali, come s’è detto, con una particolare attenzione all’Egitto mamelucco (1250-1517 ca.) e alle fasi della nascita e dello sviluppo della potenza turco-ottomana. In entrambi i casi si osserva la grande attenzione degli Autori ai rapporti di queste “potenze regionali” con l’Occidente. Pregevolissime pagine sono dedicate alle relazioni tra l’Egitto mamelucco (e il Maghreb) e le repubbliche marinare italiane, Venezia e Genova in primis. La nascita e lo sviluppo dell’impero ottomano sono considerati alla luce della eredità greco-bizantina nelle prassi amministrative, giuridiche e persino economiche (agricoltura e suddivisione fiscale-amministrativa delle terre). Questo si deve in particolare alla formazione del Ducellier, un bizantinista nonché studioso del mondo cristiano orientale.
Ecco, quest’opera si segnala soprattutto per la novità del lavoro, fianco a fianco, in evidente e fruttuoso “rimpallo” di competenze, di studiosi del mondo arabo e di quello cristiano orientale, un approccio che ormai appare a molti fecondo e, metodologicamente, ineccepibile. È insomma un’altra picconata al vecchio stereotipo dell’“orientalista” e un’ulteriore conferma che, parlandosi di mondo islamico medievale, non ha davvero più senso adoperare categorie deformanti e opposizioni fuorvianti come occidente-oriente. Già Lombard ci aveva fatto comprendere come il mondo islamico, al suo apogeo, rimettendo in contatto le diverse sponde del Mediterraneo, fosse da considerarsi a pieno titolo l’erede dei grandi imperi antichi e dell’“universalità” greco-romana. La storia economica e commerciale dei rapporti di questa realtà con l’Europa medievale sin da prima dei tempi delle crociate; la storia dei rapporti culturali e degli intensi scambi avvenuti in buona parte attraverso imponenti imprese di traduzione (dalla Bayt al-Hikma di Baghdad nel IX sec. al collegio dei traduttori di Toledo e di Sicilia tra il XII e il XIII sec.), recentemente indagati da D. Gutas (la cui ottima sintesi Pensiero greco e cultura araba è stata recensita su questa stessa rivista); il flusso ininterrotto di viaggiatori, mercanti e pellegrini per tutta l’epoca considerata; la evidente osmosi di pratiche amministrative, giudiziarie, fiscali, persino di etichetta di corte tra mondo bizantino e mondo turco (selgiucchide e poi ottomano); tutte queste cose ci mostrano come il mondo mediterraneo nel medioevo abbia formato di fatto una koinè che solo artificiosamente e arbitrariamente i nostri antichi pregiudizi, nonché le imponenti “barriere disciplinari” esistenti nei curricula studiorum, hanno impedito di vedere in tutta la sua ampiezza e profondità.
Il volume è completato da un indice dei personaggi e delle cose notevoli nonché da una selezionata bibliografia di “letture consigliate”.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
A due sintetici capitoli introduttivi sulle origini dell’islam e sulla costruzione dell’impero califfale, segue l’analisi della frammentazione dell’impero abbaside (cap. III), delle trasformazioni economiche e sociali (cap. IV), del problema della trasmissione della cultura araba all’Occidente cristiano (cap. V). Si nota in questa parte l’attenzione, tradizionale nella scuola francese (si pensi ad esempio alla lezione di Maurice Lombard, di cui abbiamo recensito su questa stessa rivista l’eccellente L’apogeo dell’Islam), ai fatti inerenti la struttura economica e sociale.
I capitoli seguenti accentuano l’interesse per gli sviluppi regionali, come s’è detto, con una particolare attenzione all’Egitto mamelucco (1250-1517 ca.) e alle fasi della nascita e dello sviluppo della potenza turco-ottomana. In entrambi i casi si osserva la grande attenzione degli Autori ai rapporti di queste “potenze regionali” con l’Occidente. Pregevolissime pagine sono dedicate alle relazioni tra l’Egitto mamelucco (e il Maghreb) e le repubbliche marinare italiane, Venezia e Genova in primis. La nascita e lo sviluppo dell’impero ottomano sono considerati alla luce della eredità greco-bizantina nelle prassi amministrative, giuridiche e persino economiche (agricoltura e suddivisione fiscale-amministrativa delle terre). Questo si deve in particolare alla formazione del Ducellier, un bizantinista nonché studioso del mondo cristiano orientale.
Ecco, quest’opera si segnala soprattutto per la novità del lavoro, fianco a fianco, in evidente e fruttuoso “rimpallo” di competenze, di studiosi del mondo arabo e di quello cristiano orientale, un approccio che ormai appare a molti fecondo e, metodologicamente, ineccepibile. È insomma un’altra picconata al vecchio stereotipo dell’“orientalista” e un’ulteriore conferma che, parlandosi di mondo islamico medievale, non ha davvero più senso adoperare categorie deformanti e opposizioni fuorvianti come occidente-oriente. Già Lombard ci aveva fatto comprendere come il mondo islamico, al suo apogeo, rimettendo in contatto le diverse sponde del Mediterraneo, fosse da considerarsi a pieno titolo l’erede dei grandi imperi antichi e dell’“universalità” greco-romana. La storia economica e commerciale dei rapporti di questa realtà con l’Europa medievale sin da prima dei tempi delle crociate; la storia dei rapporti culturali e degli intensi scambi avvenuti in buona parte attraverso imponenti imprese di traduzione (dalla Bayt al-Hikma di Baghdad nel IX sec. al collegio dei traduttori di Toledo e di Sicilia tra il XII e il XIII sec.), recentemente indagati da D. Gutas (la cui ottima sintesi Pensiero greco e cultura araba è stata recensita su questa stessa rivista); il flusso ininterrotto di viaggiatori, mercanti e pellegrini per tutta l’epoca considerata; la evidente osmosi di pratiche amministrative, giudiziarie, fiscali, persino di etichetta di corte tra mondo bizantino e mondo turco (selgiucchide e poi ottomano); tutte queste cose ci mostrano come il mondo mediterraneo nel medioevo abbia formato di fatto una koinè che solo artificiosamente e arbitrariamente i nostri antichi pregiudizi, nonché le imponenti “barriere disciplinari” esistenti nei curricula studiorum, hanno impedito di vedere in tutta la sua ampiezza e profondità.
Il volume è completato da un indice dei personaggi e delle cose notevoli nonché da una selezionata bibliografia di “letture consigliate”.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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