Il monte e la senape

Ogni «volta che confessiamo la fede durante la celebrazione dell’eucaristia iniziamo con “io”. Quello/a che crede sono proprio io, con la mia storia, i miei desideri, le mie fragilità e le mie passioni. Questo vuol dire che nella fede c’è spazio proprio per me – non per un’idea di me, ma per quello che realmente sono». Pertanto poiché «senza di me la fede non ha voce » significa che il Signore è ben lieto che sia io a confessare la fede, che egli non ha paura di quello che io sono... e che l’ultima cosa che gli verrebbe in mente è di pensare che le mie doti personali, come i miei limiti, possano essere qualcosa che nuoce al Vangelo e alla fede. Non c’è credere, dunque, senza “io”». I vari capitoletti di commento agli articoli del Credo sono nati da una catechesi ai giovani in forma di lectio brevis: un tema del Simbolo apostolico, un passo biblico, un breve commento, infine la possibilità di una breve condivisione.

Tratto dalla Rivista Il Regno 2009 n. 14
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La dedica ai giovani della parrocchia bolognese del Cuore Immacolato di Maria è la chiave interpretativa per intuire valori e limiti di questo originale libretto. Il sottotitolo stampato (meditazioni sul Credo) forse manifesta pretese eccessive; la struttura, lo stile e il contenuto sono invece bene espressi dal sottotitolo figurato: una mano giovanile raccoglie semi in pioggia dall’alto, piccoli semi di senape di evangelica memoria, capaci di spostare un monte con la loro vitalità.

Gli articoli dell’antico Credo apostolico offrono a Marcello Neri, redattore de Il Regno dei Dehoniani di Bologna, l’itinerario per una riproposta della fede cristiana in una serie di incontri giovanili. Una lettura biblica introduce a una riflessione teologica puntuale, che si offre come stimolo a una reazione personale dei ragazzi presenti alla lectio brevis parrocchiale: il tutto in una mezz’ora scarsa (cf. p. 12). L’autore del libretto e primo protagonista di questo strano ma fecondo intreccio con i ragazzi si rivela anche in queste pagine telegrafiche un teologo ottimamente preparato e sufficientemente «scanzonato» per comunicare con il gruppo di ventenni.

Il filo rosso che lega le 123 brevi pagine è il tentativo di rispondere all’attesa dei ragazzi, proponendo positivamente la fede di sempre con il linguaggio della loro sensibilità e con sottolineature tipicamente contemporanee. Il corpo e la sessualità, il dono e l’ospitalità, la gioia e la sorpresa sono nuclei luminosi in grado di collegare il mistero di Dio con il mistero dell’uomo e della donna: il senso del tutto è esplicitato dagli atteggiamenti evangelici di Gesú, insistentemente richiamati. «Fidarsi, toccare, sentire, godere… ecco la grammatica di carne e affetti della fede cristiana: altra il Signore Iddio non ne desidera… ospitalità e cura sono gli unici ‘nomi’ di Dio» (p. 30).

Ovviamente tale sensibilità, suggerita da una metafisica dell’amore, permette di leggere magistralmente alcuni articoli del Credo, come la creazione iniziale e la destinazione ultima del corpo (cf. ad esempio le p. 117-123). Altri spunti riescono meno accattivanti e non sempre il brano biblico introduttivo riesce ben sintonizzato con l’articolo del Credo. Ma l’a. non ha pretese di esaustività; a p. 12, con un pizzico di humor, riduce la sua fatica a rango di «piccola leggenda metropolitana sulla pseudo-catechesi del gruppo dei ventenni». E tuttavia alcune pagine (sulla morte di Gesú e la sua discesa agli inferi, sulla Chiesa come comunione dei santi e sul perdono dei peccati) fanno pensare anche gli adulti, non senza bagliori di originalità. Anzi, certi passaggi meritano una doppia lettura, anche per la novità del linguaggio. In ogni caso un anziano insegnante può dire grazie a Marcello Neri di aver reso partecipe della sua ‘leggenda metropolitana’ anche chi ventenne non lo è più da parecchi anni.

Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2010, nr. 2
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)