Enchiridion Oecumenicum. 6
-Fede e Costituzione. Conferenze mondiali 1927-1993
(Enchiridion Oecumenicum)EAN 9788810802342
Grazie al lavoro appassionato e minuzioso di don Stefano Rosso e della prof. Emilia Turco, presso le edizioni Dehoniane di Bologna, è uscito il VI volume dell'Enchiridion Oecumenicum che raccoglie gli atti delle Conferenze mondiali di Fede e Costituzione, (FC), la commissione dottrinale del CEC. Nel corso del ' 900 questo organismo, nato ad opera di un vescovo della Chiesa episcopaliana degli Stati Uniti, Charles H. Brent (1862 -1929), si è proposto di analizzare i nodi teologici ed ecclesiologici che tengono divise le chiese. Momenti fondamentali dell'attività di FC sono state le Conferenze mondiali tenutesi, successivamente, a Losanna, in Svizzera, nel 1927; a Edimburgo, in Scozia, nel 1937; a Lund, in Svezia, nel 1952; a Montréal, in Canada, nel 1963; a Santiago de Compostela, in Spagna, nel 1993.
"E' possibile che oggi si studi e si discuta su problemi ecumenici senza conoscerne i passi e le tappe anteriori; di qui la necessità che non se ne cancelli la memoria e che la documentazione dei percorsi e del lavoro svolto per costruire l'unità non sia consegnata soltanto agli archivi - scrivono nell'introduzione i curatori dell'opera, don Stefano Rosso ed Emilia Turco - Le riflessioni attuali vanno integrate nella continuità del progresso compiuto, tenendo conto del momento carismatico degli inizi. Questi testi danno un'immagine sintetica e dinamica di FC e della sua storia, e dello sviluppo nelle sue grandi linee della problematica e della ricerca teologica".
Il volume è stato preparato con rigore, in modo scientifico, e si rivolge a studiosi e ricercatori. Ma non soltanto a loro. Chiunque crede nell'importanza dell'ecumenismo - che è "dimensione costitutiva ed essenziale della nostra fede", come disse Giovanni Paolo II nel 1987 ai delegati per l'ecumenismo confluiti a Roma - troverà in questo libro meditazioni profonde e stimoli preziosi. E' notevole la passione ecumenica che anima queste pagine, l'incessante anelito all'unità da cui sono scaturiti incontri e dibattiti, preghiere e sermoni. Qui riecheggiano le voci di teologi profondi e di illuminati maestri di spirito, di grandi maestri e testimoni del dialogo interconfessionale. E' anche possibile vedere quali Weltanschauung, quali modelli si sono via via perseguiti in campo ecumenico: dal "metodo comparativo" proposto a Losanna, al concetto di Koinonia ampiamente sviscerato a Santiago de Compostela. Fondamentale è il cosiddetto principio di Lund, vera svolta copernicana che abolisce ogni pretesa del "gran ritorno" di presunte pecorelle smarrite, per affermare senza ambagi: "si è reso evidente che ci avviciniamo gli uni gli altri se ci avviciniamo a Cristo".
L'opera si rivela una miniera anche per i liturgisti, poiché la voce "culto" ritorna negli indici di ciascuna delle Conferenze mondiali.
Già a Losanna, nel 1927, si ha ben chiara la consapevolezza che la diversità dei riti non deve essere ostacolo all'unità (cf. n. 20). Vengono inoltre sottolineati i seguenti punti: il vangelo degli apostoli ha un carattere cultuale (n. 87, 90) e così pure la chiesa (n. 435); fondamentale è il ministero della Parola (n. 131); sono auspicati, come via per l'unità, degli scambi a livello liturgico (n. 729).
Fanno riflettere queste parole del luterano Harald Ostenfeld: "La predicazione scaturisce dal nostro essere afferrati da Dio nelle profondità della nostra anima e il suo scopo è quello di condurre l'uomo alla relazione diretta con Dio, dove egli incontra il Dio vivente faccia a faccia" (n. 167).
A Edimburgo, nel 1937, presenti i delegati di 122 Chiese (ma la Chiesa Cattolica Romana è ancora assente), ci si concentra sull'ecclesiologia, avvalendosi ampiamente del metodo comparativo, come già a Losanna. Negli atti risuonano le voci di esponenti delle Chiese riformate, dei quaccheri, della Chiesa di Svezia, dei battisti, degli ortodossi che spiegano quali sono le caratteristiche dei loro culti specifici.
Interessante l'intervento di G. Lagny a nome del gruppo giovanile: egli auspica che le chiese, pregando le une per le altre, crescano nell'amore e nella speranza (n. 1228).
Nel rapporto conclusivo, si afferma: "La somiglianza nel culto non sacramentale non è necessaria per la collaborazione. Concordiamo sul fatto che, nel culto non sacramentale di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, rimangono ben pochi motivi per conservare le divisioni esistenti fra le nostre chiese ed esiste già un notevole terreno comune per procedere verso una maggiore unità. Riguardo a questo culto siamo tutti uniti nell'uso delle Sacre Scritture. Inoltre, siamo uniti nella preghiera comune, che può essere espressa con parole, attraverso il silenzio o mediante il ricorso ai sacri tesori della letteratura cristiana, dell'arte e della musica. In questo culto, noi tutti ci mettiamo davanti a Dio, adorando la sua maestà, presentando a lui le nostre necessità e le necessità dei nostri simili. Attendiamo la sua grazia nel perdono dei nostri peccati e il ristabilimento delle nostre menti e dei nostri cuori, mediante una rinnovata comunione con lui e ci consacriamo al suo servizio e al servizio di tutta l'umanità" (n. 1324-1325). Inoltre si auspica che "coloro che professano la loro appartenenza ad una chiesa, ministri o laici, vengano incoraggiati a presenziare, anche se non vi prendono parte, ai sacramenti di altre chiese. E questa presenza dovrebbe essere considerata un atto di culto comune che esprime il grado di unità spirituale già raggiunto" (n. 1347).
Nel 1939, sotto la guida di Gerardus van der Leeuw della Chiesa riformata olandese, viene istituita la commissione sulle forme di culto che collabora alla preparazione della successiva Conferenza mondiale. L'incontro si tiene a Lund, nel 1952, presenti i delegati di 120 chiese di 42 paesi, e quattro osservatori della Chiesa Cattolica Romana.
Dopo la II guerra mondiale è ancora più ardente il desiderio dell'unità e della comprensione reciproca, e chiara la consapevolezza che elementi di tipo sociale, culturale, politico e razziale sono concausa delle divisioni. La prospettiva è fortemente cristocentrica e s'invitano le chiese "ad agire insieme in tutte le cose, eccettuate quelle nelle quali profonde differenze di convinzione costringono ad agire da sole".
Negli atti di Lund viene dato ampio spazio alle forme di culto, sia analizzando gli accordi raggiunti e i problemi irrisolti, sia offrendo una ricca messe di suggerimenti e raccomandazioni. Nel rapporto finale leggiamo fra l'altro: "Si chiede alle chiese di continuare il lavoro della Commissione sulle forme di culto secondo queste linee:
a) La promozione di un atteggiamento positivo e rispettoso da parte di tutti i cristiani verso tutte le forme di culto, sia liturgiche sia non liturgiche, nelle quali Dio entra in relazione con l'uomo.
b) Una dettagliata analisi dei fondamenti su cui si basa il culto di ciascuna comunione e una riconsiderazione in questa luce del suo atteggiamento verso il culto delle altre comunioni.
c) La riflessione su questa domanda: in che misura l'esistenza di una varietà di forme cultuali in seno alle stesse comunioni consente di concepire un'analoga ricca varietà in una chiesa unita?
d) Uno studio dei movimenti liturgici in atto in varie parti del mondo, unitamente allo studio delle radici della moderna avversione nei riguardi del culto cristiano in tutte le sue forme.
e) Un'accurata analisi della relazione esistente fra l'unico sacrificio di Gesù Cristo e la risposta dell'uomo nel culto e nella vita.
f) Riflessione sulla questione della vita devozionale di coloro che fanno fatica a partecipare regolarmente al culto pubblico e a usare i mezzi della grazia stabiliti (per esempio, le madri di famiglia).
g) L'avvio di un'analisi psicologica, storica e teologica sulle condizioni e circostanze, sia originarie che successive, di particolari tradizioni della fede e del culto cristiano.
h) Un'analisi della situazione esistente in cui certe chiese considerano la predicazione del vangelo e la celebrazione eucaristica essenziali per il culto, mentre altre ritengono che l'eucaristia contenga in sé gli elementi essenziali del culto.
i) Un'esplorazione più dettagliata, teologica, metafisica e psicologica, del mistero in relazione al culto. Pur essendo ovvio, raccomandiamo un'adeguata collaborazione con persone esperte nell'uso del materiale psicologico importante per il raggiungimento del nostro scopo." (n. 1793).
L'interesse per l'argomento è così vivo che, dopo la Conferenza di Lund, si suggerisce di cambiare il nome del movimento in Fede, costituzione e culto. Anche se la proposta non passa, l'attenzione alla liturgia è forte anche nella Conferenza mondiale di Montréal (1963). Qui si parla della riscoperta della leitourgia come servizio a Dio e al mondo (n. 1976), dell'interdipendenza tra culto pubblico e privato (n. 1978), dell'apporto che può venire alle celebrazioni dall'arte nelle sue varie espressioni (n. 1994), della doverosa testimonianza che sempre sgorga dal culto sincero (n. 1978): "la divisione fra le chiese - è scritto nella documentazione - l'estraniazione personale e la divisione sociale basata su classe, razza o nazione contraddice il vero culto, perchè impedisce il pieno svolgimento del comune ministero della riconciliazione cui siamo chiamati in Cristo" (n. 1978).
"Poiché Cristo stesso è presente nei nostri atti di culto, essi esprimono e rafforzano al tempo stesso la nostra comunione con lui e fra di noi, pur essendo ancora compiuti nelle nostre tradizioni divise" (n. 2024).
Koinonia è la parola ricorrente alla Conferenza mondiale di Santiago de Compostela, nel 1993. Vi partecipano anche 25 delegati della chiesa Cattolica Romana. Il card. Cassidy nel suo intervento afferma: "Poiché il futuro dipende da Dio, la nostra partecipazione alla configurazione del futuro dipenderà dalla profondità del nostro impegno radicato nella fede. Il pellegrinaggio verso la koinonia nella fede, nella vita e nella testimonianza deve essere un atto di culto, deve essere sostenuto da una fervida preghiera".
Gli atti di Santiago de Compostela sono di una grande bellezza e profondità, attuali ed incisivi. Da Santiago de Compostela è giunto per la liturgia, così come per ogni cristiano, un forte invito alla "conversione ecumenica".
In questo cammino ci risuona nell'anima la preghiera che un giorno fu pronunciata ad Edimburgo: "O Cristo, nostro unico salvatore, dimora in noi in modo che possiamo avanzare con la luce della speranza negli occhi e il fuoco dell'ispirazione sulle labbra, con la tua parola sulle nostre lingue e il tuo amore nei nostri cuori".
Successivamente hanno visto la luce:
Cereti Giovanni - Puglisi James F. (edd.), Enchiridion Oecumenicum. Documenti del dialogo teologico interconfessionale, vol. 7: Dialoghi internazionali 1995-2005, EDB, Bologna 2006, pp. XXII + 1558 + [145].
Cereti Giovanni - Puglisi James F. (edd.), Enchiridion Oecumenicum. Documenti del dialogo teologico interconfessionale, vol. 8: Dialoghi locali 1995-2001, EDB, Bologna 2007, pp. XXXII + 1588 + [270].
D. C.
(RL 2007)
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