Maschile e femminile, vita consacrata, francescanesimo
-Scritti per l'VIII centernario dell'ordine di Santa Chiara (1212-2012)
(Teologia spirituale)EAN 9788810541456
La miscellanea che questo interessante e articolato volume propone, con il patrocinio del’Istituto francescano di spiritualita` della Pontificia universita` Antonianum, persegue l’obiettivo di «onorare la memoria di s. Chiara nel suo percorso diconsacrazione e nella fecondita` della sua esperienza cristiana, i cui effetti ricadonosu tutta la famiglia francescana e oltre i suoi confini» (PAOLO MARTINELLI, Introduzione, pp. 11-12).
L’intento assume un particolare significato nell’anno in cui si celebral’ottavo centenario della nascita dell’Ordine di santa Chiara (1211/2-2012) e diviene l’occasione per mettere a tema due questioni tanto importanti quanto attuali: il rapporto tra Sorelle Povere e Primo Ordine e la relazione tra maschile e femminile inriferimento alla vita consacrata, particolarmente a quella francescana. La ricchezza e varieta` degli approfondimenti offerti nei numerosi interventi –per la maggior parte frutto di lavori seminariali dei docenti dell’Istituto – si sviluppain tre sezioni, la prima di carattere biblico-teologico, seguita da una sezione dedicata alla riflessione sulla vita consacrata e da una terza parte, piu` consistente, che focalizza la questione maschile/femminile nell’esperienza francescana, in particolarea partire dalla relazione tra Francesco e Chiara d’Assisi.
In Appendice e` poi riportato uno studio del compianto Luigi Padovese sul significato della tonsura di Chiara. La sezione biblica-teologica si apre con l’intervento di MARIO CUCCA, il quale presenta una lettura del Cantico dei cantici, mettendone in evidenza il «tessuto simbolico» (p. 29) generale nonche´ la pregnanza simbolica particolare del corpo che, nelcontesto di una lettura semiotica dell’esperienza, «si impone quale istanza discorsiva vivente» (p. 30), medium della relazione non solo tra Dio e l’uomo, ma anche tramaschio e femmina: luogo della differenza, della tensione ad appartenersi e contemporaneamente del distacco, del desiderio e della ricerca «di quella bellezza amata che non si potra` mai possedere se non riconoscendone l’alterita` insopprimibile,di cui il corpo e`simbolo» (p. 39).
FREDERIC RAURELL, sviluppa nel suo contributo alcune riflessioni attorno alla teologia della femminilita` a partire dalla storia dellamoabita Rut. «Cio` che Rut ha scelto per se´ in riferimento a Noemi e` di essersi stretta a lei in un’alleanza nel segno della piu` assoluta gratuita`» (p. 57): l’hesed di questadonna forestiera, orfana e vedova trasfigura la sua stessa condizione. Rut, «donnache ama» (p. 61), entra come «figlia» a far parte del popolo di Noemi e di Dio. MICHELE MAZZEO offre una riflessione sul corpo nella Bibbia, considerandone tre ambiti: il rapporto con Dio creatore (l’immagine e la somiglianza quale paradigma interpretativo anche della differenza sessuale); la dimensione relazionale (il corpo luogodi comunione tra l’uomo e la donna); la dimensione trascendente «verso l’unita` nella relazione di alleanza e di identita`che crea un tessuto vitale piu` ampio di se´» (p.72), nell’apertura a Dio e all’orizzonte di salvezza che riscatta anche il nostro limite,la nostra fragilita`.
Il contributo, dal taglio piu`sistematico, di VINCENZO BATTAGLIAconsidera la dialettica maschile/femminile dal punto di vista della teologia sponsale.Fin dal profeta Osea la storia dell’alleanza viene elaborata in chiave sponsale, raggiungendo il suo apice nelle nozze eterne tra Cristo e la Chiesa nel libro dell’Apocalisse. La tradizione cristiana ha successivamente impiegato la simbologia sponsalequale «chiave ermeneutica» (p. 78) del mistero di Gesu` Cristo e della Chiesa stessa,in attesa che si compiano le nozze escatologiche. Passando in rassegna l’impiego delsimbolo dall’eta` patristica fino ai nostri tempi, l’autore propone due possibili piste diindagine: una, volta a mettere in evidenza lo specifico apporto della teologia francescana alla teologia sponsale e alla mistica nuziale; l’altra, attenta all’analisi del linguaggio estetico, della «variegata morfologia della sensibilita` affettiva» (p. 102) adottata da un’ampia letteratura per significare la relazione d’amore con il Signore Gesu`e l’unione con la sua bellezza. LUCA M. BUCCI chiude la prima sezione del volume affrontando il tema della differenza maschile/femminile secondo un approccio interdisciplinare. L’autore spazia dalle attuali acquisizioni mediche, morali, psicologiche,antropologiche, fino alle dibattute gender teories, per soffermarsi, infine, sulla necessita` di elaborare una spiritualita` dell’identita`sessuale. In questo senso compito specifico della teologia spirituale sara` quello «di illustrare, a partire dalla creazione, come questa differenza naturale del maschile e del femminile cos?` affidata all’uomo daDio abbia la configurazione di un compito, di una vocazione» (p. 121).
Il ricco contributo di GIANCARLO ROCCA apre la seconda parte del volume, dedicata agli studi sulla vita consacrata, considerando il maschile e il femminile nella storia dei rapporti tra religiosi e religiose a partire dalla tradizione ebraica precedentee coeva alla novita` apportata da Gesu` anche in questo aspetto. Ampia e di grande interesse e` l’analisi della successiva storia delle relazioni tra consacrate e consacrati:l’autore puntualizza i passaggi attraverso i quali dalla progressiva separazione maschio-femmina si passa alla segregazione-clausura per la monaca. La partecipazione della donna all’apostolato della Chiesa nella societa`e`resa possibile da un nuovostato di vita religiosa che sfocera` nella nascita di centinaia di congregazioni religiose femminili, segnate anch’esse pero` dalla differenza di ruoli all’interno della societa`e in ambito religioso. Mentre non trova continuita` la cosiddetta «terza via», comepossibilita` della vita consacrata nel riconoscimento istituzionale dell’amicizia trareligioso e religiosa, pare rifiorire ora la coabitazione di gruppi, quale opportunita`di un maggior equilibrio a livello psicologico-affettivo-sessuale. Il lungo e complesso iter storico delineato pone in luce – conclude l’autore – che la meta comune a uomini e donne rende possibile e auspicabile una relativizzazione del concetto stessodi differenza. Una differenza qualificante e` quella colta da LUCA BIANCHI che approfondisce nel suo intervento la polarita` maschile-femminile nel monachesimo, confrontando in particolare la Vita di Antonio e la Vita di Sincletica, facendone emergere i numerosi punti di contatto (struttura letteraria, radicalismo della vita ascetica)e le differenze: e` qui che e` possibile intuire lo specifico femminile nella predilezioneper la dimensione interiore e, specialmente, sponsale-materna, proponibile ancheagli uomini a partire dalla donna-asceta come paradigma. La questione dell’identita`di genere e` messa a tema da ANNA BISSI: l’autrice individua nel corpo – con i significati ad esso legati – la chiave d’accesso al maschile e al femminile, a una peculiaremodalita`, cioe`, «di essere al mondo» (p. 206), di amare, di donare e di accogliere. Il consacrato, allora, pellegrino e forestiero sulla terra, esperto in umanita`, liberodai condizionamenti dei modelli imperanti che negano la specificita` del maschilee del femminile, in un rapporto costante con Dio diventa testimonianza di una crescita in umanita`, particolarmente nella sua capacita` di relazionarsi all’altro.
Il rapporto tra maschile e femminile conosce oggi nuovi contesti: LLUIS OVIEDO TORRO`netratta valutando le influenze dei mutamenti culturali e sociali sulla vita consacrata,che la rendono in costante dialettica tra resistenza e resa all’ambiente circostante.Attraverso un sondaggio che ha coinvolto consacrati di diversi istituti, l’autore puntualizza – in corrispondenza alla percezione sociale attuale dei rapporti di genere –significativi mutamenti e aperture. L’alternativa della vita consacrata puo` e deve essere espressa tenendo presenti cinque chiavi secondo le quali rileggere se stessa: l’idea di familiarita`tra fratelli e sorelle (uno stile di famiglia); «un’esperienza del genere liberata da pulsioni affermative» (p. 230), egoismo, volonta` di dominio; la capacita`terapeutica della comunita`; la prospettiva del servizio e della trascendenza.Il successivo contributo di PAOLO MARTINELLI intende «mettere a tema la relazionetra la differenza uomo-donna e la verginita`cristiana» (p. 233). L’uomo e la donnarappresentano una «polarita`enigmatica» (p. 237): il corpo sessuato e`esso stessoportatore della dimensione spirituale della persona, della sua relazionalita` costitutiva. In questo contesto la verginita` consacrata testimonia una nuova e feconda qualita` degli affetti, improntata alla gratuita`e alla liberta` nelle relazioni. Ogni carismadi vita consacrata contiene, in unita` duale, maschile-femminile: Francesco e Chiarad’Assisi sono un emblema di come la relazione maschile-femminile possa divenireun «criterio ermeneutico dell’esperienza carismatica nella sua origine e nei suoi sviluppi» (p. 257).
L’intervento di VITTORINA MARINI offre una riflessione sulle catechesidi Giovanni Paolo II sulla verginita`consacrata. La teologia del corpo elaborata dalpontefice puo`essere intesa come teologia della femminilita`e della mascolinita`,che trova nel libro della Genesi il suo fondamento. In particolare, la «comprensionesponsale dell’uomo e della donna introduce un nuovo criterio di interpretazionenella relazione tra i due, segnalato come ermeneutica del dono» (p. 267): nella verginita`consacrata l’amore sponsale si sviluppa – «secondo il principio della fecondita`nello Spirito» (p. 278) – come paternita` o maternita`spirituale, secondo il paradigmadell’amore di Cristo-Sposo alla Chiesa. Alla categoria della sponsalita`fa riferimentoanche ANGELA ANNA TOZZI che – sondando testi scritturistici, patristici e non solo –tratta del matrimonio e della vita consacrata quali vocazioni nuziali, entrambe vocazioni all’amore e alla comunione, secondo stili diversi e complementari. Nell’amore umano si rivela il progetto di Dio: l’amore coniugale e quello verginale «formano una manifestazione sinfonica dell’unico volto della Chiesa. Nella fede cristiana le nozze sono verginali e la verginita`risulta sponsale e feconda, perche´ di esse ilfondamento e` Cristo risorto sposo, che dalla sua umanita` gloriosa continua a donare alla sposa il suo Spirito vivificante» (p. 304).
La terza corposa sezione del volume comprende gli studi francescano-clariani ilprimo dei quali scritto a due mani dalle clarisse ANGELA EMANUELA SCANDELLA e CHIARACRISTIANA MONDONICO, che offrono – al termine del contributo – interessanti provocazioni in prospettiva attualizzante. La reciprocita` maschile-femminile in Chiara eFrancesco d’Assisi qualifica una relazione spirituale e una «mutua appartenenza carismatica» (p. 322): essi «non sono complementari nel senso di un rispecchiamentovicendevole, ma per Cristo Chiara va a Francesco e a Cristo viene da lui rimandata»(p. 337). La relazione tra i due, nelle interpretazioni di diversi specialisti, e`considerata da NIKLAUS KUSTER: Francesco e Chiara furono innamorati, amici o alleati?L’autore passa in rassegna i risultati degli studi di cinque rinomati specialisti: il teologo della liberazione Leonardo Boff, il medievalista Marco Bartoli autore di un’insuperata biografia di Chiara, lo storico francese Jacques Dalarun, il professore diteologia storica Helmut Feld e la studiosa americana Margaret Carney. Alla fine diquesta carrellata, Niklaus Kuster esprime la propria posizione nella convinzionedell’opportunita` di «mostrare l’autonomia di ciascuno e l’accordo vicendevole deidue santi» (p. 384), i cui percorsi sono esistenzialmente e spiritualmente legati, come comprova la sua «biografia doppia» uscita nel 2011. MARIA PIA ALBERZONI nel suointervento mette in luce i due volti dello stesso carisma, nella convinzione che«Chiara fu sicuramente la voce piu`convinta nel ribadire questa profonda unita`–maschile e femminile – dell’esperienza minoritica» (p. 388).
Lo stile di vita, infatti,del primo nucleo delle sorores minores richiama, indubbiamente, quello della primitiva fraternitas minoritica, con tratti carismatici salienti: la ricerca di una radicaleconformita` al Vangelo, l’amore alla poverta`, alla creazione, alla lode del Signore,l’impeto missionario nel desiderio di fare conoscere e testimoniare il Cristo, la curadella dimensione comunitaria, l’obbedienza alla Chiesa e il confronto di entrambicon la Sede apostolica. Il maschile e il femminile, come aspetti del medesimo carisma, si manifestano anche nel linguaggio di genere: ne da` un ampio resoconto Pietro MARANESI, analizzando in questa prospettiva le Ammonizioni di Francesco e leLettere di Chiara. Francesco, afferma l’autore, «trae dalla sua esperienza umana vissuta nella bottega del padre, il linguaggio della mercatura quale spazio metaforicoda lui percepito come adatto a esprimere e comunicare la sua intuizione di vitaevangelica» (p. 425), passando dal linguaggio dell’appropriazione a quello della«circolarita` lineare» nel senso della restituzione. Due, invece, le metafore dominantiin Chiara, entrambe ascrivibili al vissuto femminile abbandonato con la scelta claustrale, quelle della «sposa» e dello «specchio», che diventano esortazione alla sua interlocutrice Agnese a consegnarsi totalmente allo sposo celeste, per assumere la bellezza del suo volto.
La polarita` maschile e femminile, come illustra MARCO BARTOLI nel suo contributo, interviene anche nella costruzione della memoria di Chiarad’Assisi. Dall’analisi comparata delle fonti (quelle liturgiche e legate al culto, la tradizione dei frati, la tradizione delle sorores pauperes) emerge il «carattere performativo di questi testi» (p. 465) che hanno contribuito a creare un preciso modello disantita` per Chiara, con caratteristiche differenti a seconda dei contesti in cui sonostati elaborati, con «un impatto non trascurabile sulla vita di chi li ha letti, meditati,imparati a memoria e ha vissuto la sua vita ripercorrendone gli eventi» (p. 465). Lostudio di PATRICK CRASTA e` attento a cogliere il profilo di Chiara quale accompagnatrice spirituale, presentando la metodologia da lei utilizzata nelle relazioni interpersonali con Dio e con le sorelle della sua fraternita`. Sulla base dell’analisi delle fonti, ifondamenti della pedagogia clariana vengono dall’autore identificati con la graziadella preghiera, la grazia della parola di Dio, la grazia della fraternita`, la grazia dellariconciliazione, la grazia del discernimento, dell’empatia e della testimonianza: dimensioni vissute e contemplate in chiave cristocentrica, nel rispetto e nella gratuita`.I due contributi che seguono si occupano dei rapporti tra Primo e Secondo Ordinefrancescano. PIETRO MESSA si concentra sulla questione se i frati minori e le clarissesiano un solo Ordine o se Chiara sia da ritenersi iniziatrice di un Ordine autonomo.
Si tratta sostanzialmente – afferma l’autore – di una «dialettica tra autonomia e reciprocita`» (p. 510), che pero`spesso non risulta posta in maniera corretta: a un interrogativo attuale si cerca di dare soluzione guardando al passato, a un tempo delleorigini, di cui si constata una percezione anche mitica; si incorre facilmente nell’utilizzo di termini – come lo stesso «ordine» – che nel corso del tempo hanno sub?`toun processo di risemantizzazione; i testi vengono usati ideologicamente. Da parte sua LEONHARD LEHMANN, considerando il difficile rapporto reciproco tra frati minorie sorelle povere, ripercorrendo dalle origini la relazione tra le due realta`, giunge aconcludere che «La domanda se Francesco e Chiara volessero un Ordine unico sembra... anacronistica e fuori luogo. Volevano due ordini distinti, ma spiritualmenteuniti a causa di un carisma in gran parte comune» (p. 548), aspetto che la stessaChiara ha difeso con forza fino alla morte. Spostando l’attenzione sul movimentofemminile minoritico, WIESLAW BLOCK ne indaga la novita`e peculiarita` del linguaggio mistico, rispetto alla spiritualita` monastica precedente di cui considera alcunisignificativi esempi. L’esperienza vissuta dalle mistiche appartenenti al movimentopenitenziale e minoritico a partire dalla seconda parte del XIII secolo e`raccontatasecondo il paradigma della sponsa Christi, «sposa del Verbo incarnato, cioe` del Figlio di Dio che si e`fatto uomo e ha voluto essere contemplato non solo come purospirito, ma soprattutto attraverso la vita quotidiana» (pp. 561-562).
Centrale e` l’imitazione dell’umanita` di Dio e il linguaggio mistico assume in tal senso toni familiari,concreti, umani: in Chiara d’Assisi e` l’essere «sorella, sposa e madre di Gesu` Cristo»,e` il cogliere il volto del «Padre delle misericordie» secondo tratti femminili, e` il nutrire atteggiamenti materni nei confronti del Logos incarnato; in Margherita daCortona e` l’acquisizione di una funzione sacerdotale e di mediazione tra il suo sposo Gesu` Cristo e la sua citta`; in Chiara da Montefalco e` un’esperienza fisica dellapassione di Cristo. Si tratta di un linguaggio che parla attraverso il corpo, assentedalle speculazioni delle summae teologiche. Un esempio a tale riguardo ci e` offertoanche da Angela da Foligno: MASSIMO VEDOVA propone una rilettura del Liber e di altri documenti coevi ricercando i termini propri della relazione di maternita`spirituale. Dall’analisi testuale emerge come per la terziaria folignate «si tratta di unapiena identificazione con il figlio spirituale, con risvolti affettivi molto sviluppati,di una sofferenza sopportata per lui, di una relazione che ha un profondo radicamento nel vissuto personale della propria relazione con Dio» (p. 607). Di un linguaggio della maternita`spirituale si puo` parlare anche per Camilla Battista da Varano nelle Istruzioni al discepolo prese in esame da MASSIMO RESCHIGLIAN: i contenutispirituali sono offerti al discepolo in un atteggiamento dialogico di fiducia, trasparenza e confidenza, ma anche con franca autorevolezza e attenzione nei riguardidella grazia di Dio.
La Varano esercita la sua maternita`secondo un metodo pedagogico, quindi aperto all’interazione, utilizzando un linguaggio popolare, sapienziale ediretto per favorire la comprensione e soprattutto condividendo anche la sua esperienza, proponendo il suo personale vissuto come testimonianza e cammino di imitazione. A tempi piu`vicini ai nostri ci rimandano gli ultimi due studi. Nel primo,GIUSEPPE BUFFON si sofferma sulle caratteristiche delle «donne francescane» che hanno dato l’impulso al sorgere – specialmente dalla meta` del XIX secolo – delle congregazioni francescane di vita attiva moderne: esse hanno inizialmente una connotazione laicale e nascono quale risposta alle esigenze di un contesto storico sociale,innescando nel mondo francescano un’istanza di modernizzazione «insita nella loro stessa proposta secolare e laica» (p. 642). Il loro impegno pedagogico-didattico,specie nelle terre di missione, l’intraprendenza manageriale, una poverta` intesa neitermini di lavoro assiduo per trasformare la realta` circostante, la promozione diuna «mistica del servizio sociale» (p. 646), il riferimento a Francesco d’Assisi quale«ispiratore di un progetto istituzionale e quindi apostolico» (p. 647): sono tutti fattori che hanno profondamente inciso sulla Chiesa del tempo.
Chiude la miscellaneal’intervento di LUCIANO LOTTI che indaga la relazione tra padre Pio e le sue figlie spirituali, le cosiddette «predilette», a partire dalle testimonianze delle stesse. Se ne deduce un rapporto guidato dal frate di Pietrelcina – pur tra pesanti ostacoli, sospetti e accuse – in cui vi e` un’intensa componente affettiva, ma improntata alla gratuita`, aldistacco quando il cammino della figlia spirituale lo esige, alla ricerca del bene dell’altra in «una direzione spirituale pedagogicamente orientata a far prevalere il mistero di Dio sulla debolezza dell’uomo» (p. 677). L’autore parla in proposito di«una vera e propria mistagogia francescana» (p. 678), in cui e` la fede ad avere il primato assoluto e in cui «la tensione verso il soprannaturale diventa la misura, ma anche il potenziamento di ogni relazione umana» (p. 685).
Tratto dalla Rivista "Il Santo. Rivista francescana di storia dottrina arte" LII, 2012, fasc. 3
(http://www.centrostudiantoniani.it)
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