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Descrizione
Le persone non si possono gestire. Dovunque si tratti con donne e uomini - in azienda o in monastero -, il management deve tradursi in direzione. Ma l'arte di dirigere le persone si può imparare? Probabilmente no e le qualità dirigenziali sono per lo più dono di natura. Tuttavia chi arriva ad assumere un tale ruolo può abusare del proprio carisma e rivolgere la propria autorità contro i collaboratori. In questa prospettiva, Notker Wolf è certo che la regola di san Benedetto sia stata per lui di grande aiuto: essa «porta l'impronta di un uomo che è convinto dell'importanza della libertà e del valore dell'individuo. Ciò la rende inossidabile». Benedetto infatti non ha lasciato norme minuziosamente precise, che consentissero a quanti nell'Ordine svolgono funzioni direttive di trincerarsi dietro le sue prescrizioni, ma li ha 'costretti' a interrogarsi continuamente per trovare la giusta misura nel pensare, nel parlare e nell'agire. In un libro a due voci, forti di esperienze e prospettive che si completano a vicenda, gli autori mettono in luce gli errori più diffusi e che cosa è veramente importante nel dirigere le persone. L'accento è posto dapprima sull'impresa e la politica, poi sulla scuola e l'educazione.
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Le persone non si gestiscono. Dovunque si tratti con donne e uomini – in azienda o in monastero –, il management deve tradursi in direzione. Ma l’arte di dirigere le persone si può imparare? Probabilmente no e le qualità dirigenziali sono per lo più dono di natura. Tuttavia chi arriva ad assumere un tale ruolo può abusare del proprio carisma e rivolgere la propria autorità contro i collaboratori. In questa prospettiva, Notker Wolf è certo che la regola di san Benedetto sia stata per lui di grande aiuto: essa «porta l’impronta di un uomo che è convinto dell’importanza della libertà e del valore dell’individuo. Ciò la rende inossidabile ». Benedetto infatti non ha lasciato norme minuziosamente precise, che consentissero a quanti nell’Ordine svolgono funzioni direttive di trincerarsi dietro le sue prescrizioni, ma li ha costretti a interrogarsi continuamente per trovare la giusta misura nel pensare, nel parlare e nell’agire.
Tratto dalla rivista Il Regno n. 2/2010
(htto://www.ilregno.it)
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