La liturgia epifania della Chiesa. La riforma liturgica a Lucca durante gli episcopati di E. Bartoletti e G. Agresti
(Giovan Domenico Mansi)EAN 9788810440032
Il titolo è un'affermazione tanto vera quanto reale, che il sottotitolo svela e circoscrive storicamente, in base al principio empirico: dimmi quale liturgia pratichi e ti dirò qual è il tuo modello di Chiesa, ed in questo caso "quello che è l'immagine reale della Chiesa di Lucca: quello che effettivamente è ed è convinta di essere" (p. 10). Come anche il titolo lascia intendere che riforma e rinnovamento sono il problema costante di una Ecclesia semper reformanda. Una Ecclesia composta di uomini, soprattutto di uomini di chiesa (ecclesiastici) ed in qualche modo anche da un nascente laicato. "Infatti se la riforma è stata accettata e le nuove forme liturgiche sono state adottate ovunque, il rinnovamento non è stato adeguatamente inteso e attuato e, in taluni casi, è stato anzi ostacolato. La riforma urtò contro difficoltà dovute a un contesto culturale poco favorevole caratterizzato dalla privatizzazione dell'ambito religioso, dal rifiuto delle istituzioni, da una scarsa incidenza della Chiesa nella società, da una forte clericalizzazione".
L'Autore studia in modo molto ben documentato e articolato i modi in cui la riforma liturgica, promossa dal Vaticano II, è stata proposta, accolta e vissuta nell'arcidiocesi di Lucca nel periodo compreso fra il 1950 e il 1978, cioè durante gli episcopati di mons. Enrico Bartoletti (1958-1972) e mons. Giuliano Agresti (1973-1978).
Lo studio procede in due modi: a) secondo una documentazione cronologicamente evidenziata: si constata e si traccia un quadro della situazione socio-religiosa e liturgica dell'arcidiocesi di Lucca alla vigilia della riforma liturgica conciliare (pp. 13-50) si delineano i primi passi della riforma (pp. 51-87) e successivamente l'attivazione della riforma liturgica e l'azione pastorale di mons. Bartoletti (pp. 89-160) e la sua continuazione con mons. Agresti (pp. 161-226); b) di seguito, ma senza una distinzione, con molto piacere si constata che sono focalizzati due ambiti: il primo più specificamente interno alla riforma liturgica e in particolare la musica (pp. 227-254: tra l'altro il primo esperimento di liturgia cantata bilingue in diocesi con p. M. Bonfitto il 20 maggio 1968 e la prima messa beat il 10 gennaio 1970) e l'arte sacra (pp. 255-273) nella riforma liturgica a Lucca e la seconda di tipo più di frontiera ecclesiale, il modo con cui i preti operai, alla ricerca di un nuovo stile di vita, hanno vissuto, sperimentato e testimoniano la riforma liturgica (pp. 275-306). E sono di particolare importanza queste ultime pagine se si tiene presente che don Sirio Politi dell'arcidiocesi di Lucca è stato il pirmo prete operaio italiano e la comunità di S. Maria in Bicchio, da lui ispirata, "visse, negli ani del post-concilio, l'esperienza del dissenso all'interno della Chiesa, nell'intento di cambiarla attraverso la propria testimonianza di vita" (pp. 275-276).
Il capitolo conclusivo presenta considerazioni sull'arcidiocesi di Lucca e la sua vita liturgica nel 1978, dopo gli impegni di rinnovamento di mons. Bartoletti e mons Agresti, a quindici anni dalla Sacrosanctum Concilium (pp. 307-333).
Dal punto di vista metodologico è pregevole la preoccupazione, l'attenzione e la sensibilità che l'Autore ne evidenzia, consapevole che "l'estensione della ricerca storica ad anni a noi vicini apre problemi e comporta dei rischi. Il pirmo e più evidente problema concerne i documenti e il loro uso corretto" (p. 10) specialmente le fonti orali (e l'Autore si è avvalso di "una serie di interviste, raccolte e archiviata attraverso la registrazione sonora") che "per loro natura, non possono considerarsi esaurienti e, soprattutto sono ricche di soggettività" (p. 11) ancor più quando gli intervistati si ascoltano ed ancora qui l'Autore raccoglie tali reazioni ed informazioni. Per cui l'Autore dichiara i criteri di interpretazione (p. 11) di tali fonti. Ovviamente la ricerca "è stata condotta, in primo luogo, sulla ricca e varia documentazione scritta pubblicata conservata negli archivi o pubblicata in riviste e scritti di mons. Bartoletti.
Se ogni diocesi promuovesse studi equivalenti! Si potrebbe riscontrare in modo documentario lo scarto tra la realtà liturgica e l'immaginario liturgico, tra la riforma proposta e il rinnovamento sentito e vissuto. Certo sono studi che richiedono chi sa quali fatiche e quale impegno. Ma giovani studiosi, come l'Autore, disponibili a tali ricerche ci sono. E non certo per professione appagata economicamente o accademicamente. Ma per motivazioni quanto mai 'liturgiche' cioè in consonanza a quell'azione del popolo di Dio che vuole sempre più purificare la sua epifania di Chiesa e rinnovare la sua leggibilità a tutti coloro che dal di fuori la vedono ancora incomprensibili, autoreferenziale e distante, connotazioni perfettamente asimmetriche a quelle che la riforma liturgica conciliare intese e intende ancora oggi proporci.
P.T.
(RL 2008)