Cuore di Dio cuore dell'uomo
-Letture bibliche su sentimenti e passioni nelle Scritture ebraiche
(Studi biblici)EAN 9788810410127
Da prete cattolico, l’a. ha frequentato amorosamente la tradizione ebraica per anni, percorrendo un itinerario personale e intellettuale che passa attraverso il riconoscimento dell’indipendenza di senso della Bibbia ebraica, in quanto scritta dal popolo ebraico e ancor oggi custodita e interpretata da un ebraismo vivente. «Mi trovavo davanti un solo Libro e due eredi dello stesso: l’erede ebraico e l’erede cristiano. Problema complesso, perché ritenersi gli eredi legittimi non significa essere eredi buoni. Qui per me, esistenzialmente, vi è stato l’insorgere di un paradosso che dura tuttora e che intendo mantenere aperto: imparare a riconoscere l’altro che è in me rispettandolo come altro, diverso, senza sopprimerlo, accogliendolo e riconoscendolo come fratello, come partner di una stessa elezione e di una stessa alleanza, anche se vissuta per due strade diverse» (dalla Presentazione).
Tratto dalla Rivista Il Regno 2011 n. 6
(http://www.ilregno.it)
Il testo di P. Lombardini è stato pubblicato postumo (l'A. è deceduto nel 2007) grazie a D. Gianotti. La "novità" di questa pubblicazione deriva dalla relazione privilegiata che l'A. ha vissuto con l'ebraismo e le sue Scritture, e dall'esplicito riconoscimento delle radici comuni che sono a fondamento dell'unico popolo di Dio, formato da Israele e dalla Chiesa. Gli argomenti trattati sono di grande interesse e tutti tratti dall'AT, a cui si attribuisce un'indipendenza di senso rispetto al NT, quest'ultimo comprensibile solo alla luce del Primo (12). Dal punto di vista metodologico, l'A. ribadisce di aver evitato sempre «una dissociazione tra fede e storia, tra carne e anima, tra lettera e spirito, tra lettura storico-critica e lettura spirituale. Se mi si passa l'espressione ebraica, ho sempre cercato di "onorare le ali ripiegate dello spirito", cioè quella lettera della Scrittura osservabile da tutti, udibile da tutti» (13). Dopo aver preso coscienza che nel passato si è sostenuto senza fondamento la "teologia della sostituzione", l'A. dichiara che la vocazione comune per ebrei e cristiani è il mantenere viva la speranza. «Il test per verificare il rapporto tra Antico e Nuovo Testamento lo si ha quando s'impara che le cose buone sono quelle autenticamente reciproche; quando la salvezza di una comunità non significa la condanna di un'altra; quando gli eventi che ci danno speranza non gettano gli altri nella disperazione; quando la realizzazione della terra promessa non viene scambiata con l'esilio degli altri. Quando avvengono questi momenti di salvezza inclusiva, quando il senso della mia appartenenza non annulla l'altro, ma in qualche modo lo accoglie, lo riceve, ne gode e se ne arricchisce, allora credo che le "ali dello spirito", la lettera della Scrittura si apre e ci porta alla comprensione della Scrittura come la voce di un Altro. Credo di avere imparato meglio a mantenere la diversità, ma una diversità riconciliata, dialogica, perché in fondo ebrei e cristiani appartengono pur sempre a un'unica alleanza, anche se camminano all'interno di questa alleanza per strade diverse» (14-15). Per conseguire un risultato di maggiore conoscenza e rispetto reciproco, è necessario rigettare «alcuni atteggiamenti, consci o inconsci, che pregiudicano un corretto ascolto delle Scritture ebraiche (soprattutto l'ignoranza che regna, in ambiente cristiano, circa il commento ebraico, senza il quale le Scritture non "dispiegano le ali dello Spirito")» (137).
I temi trattati sono avvincenti e per lo più riguardano l'antropologia biblica: «Alla ricerca della relazione reciproca»; «Il corpo: l'uomo come "carne parlante" e come "corpo santificante»; «Cuore di Dio e cuore dell'uomo»; «Torah ed Eros»; «La paternità (materna) di Dio»; «L'ospitalità nelle Scritture ebraiche». Gli ultimi capitoli sono dedicati, invece, agli aspetti storici e politici che riguardano l'identità di Israele e di Gerusalemme in particolare: «Gerusalemme, città dell'altro»; «L'universale e il particolare nella Bibbia ebraica»; «Il Dio di Mosè; Bibbia e tradizione».
Il carattere profetico della vita e dell'insegnamento dell'A. risulta innegabile e coerente con la grande tradizione biblica. Il suo modo di porsi dinanzi a Dio e all'uomo "in alleanza" suscita interesse, fascino, desiderio di vivere con passione i grandi valori della tradizione ebraica e cristiana.
Se i contenuti di questo libro suscitano ammirazione e passione per la ricerca e la conoscenza della Bibbia, non altrettanto si può dire della forma letteraria del testo. Il «carattere fondamentalmente orale di questi saggi» (11) lascia l'impressione di leggere degli "Appunti di viaggio" o "Appunti di relazioni" sviluppati con libertà in incontri di studio o di meditazione. Da qui lo stile sintetico e a volte poco chiaro, oppure l'incertezza nelle citazioni ebraiche.
Si tratta, in definitiva, di un lavoro di grande respiro che favorisce il dialogo tra la Sinagoga e la Chiesa. Un ottimo esempio di parresia e di libertà nell'affrontare temi che spesso sono dimenticati.
Tratto dalla rivista "Rassegna di Teologia" n. 4/2013
(http://www.rassegnaditeologia.it)
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