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Descrizione
Con stile chiaro ed essenziale, il volume presenta una riflessione sistematica su pace e guerra nel contesto teologico-morale dell'ultimo cinquantennio, esaminando il contributo specifico dei moralisti italiani. La prima parte espone una visione essenziale del pensiero biblico, della storia della teologia e del magistero di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. La seconda parte è dedicata alla riflessione teologico-morale che segue un ordine tematico: la liceità/illiceità della guerra, la legittima difesa, l'ingerenza umanitaria, l'obiezione di coscienza, il terrorismo, ecc... Un'ampia bibliografia è utile strumento per la documentazione e per lavori di ricerca. Nelle sue conclusioni l'autore constata come gli studiosi ribadiscano la necessità di abbandonare il principio del bellum iustum sulla base di due ragioni principali: le esigenze del Vangelo, che non lasciano spazio alcuno alla violenza, e l'insegnamento tradizionale, che ne decreta la fine a causa delle capacità distruttive della guerra moderna. Tale principio può essere al massimo rimpiazzato da quello dell'ingerenza umanitaria o dal diritto alla legittima difesa.
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DETTAGLI DI «Guerra e pace: la morale cristiana da Giovanni XXIII al Vaticano II, al nostro tempo»
Tipo
Libro
Titolo
Guerra e pace: la morale cristiana da Giovanni XXIII al Vaticano II, al nostro tempo - Il contributo specifico italiano
Autore
Cesareo Giulio
Editore
Edizioni Dehoniane Bologna
EAN
9788810406090
Pagine
176
Data
febbraio 2011
Peso
244 grammi
Altezza
21 cm
Larghezza
14 cm
Profondità
1,3 cm
Collana
Etica teologica oggi
Recensioni di riviste specialistiche su «Guerra e pace: la morale cristiana da Giovanni XXIII al Vaticano II, al nostro tempo»
Riflessione sistematica su pace e guerra nel contesto teologicomorale dell’ultimo cinquantennio, con una particolare attenzione all’Italia. La I parte espone una visione essenziale del pensiero biblico, della storia della teologia e del magistero di Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. La II è dedicata alla riflessione teologico- morale. Nelle sue conclusioni l’a. constata come gli studiosi ribadiscano la necessità di abbandonare il principio del bellum iustum sulla base di due ragioni principali: le esigenze del Vangelo, che non lasciano spazio alcuno alla violenza, e l’insegnamento tradizionale, che ne decreta la fine a causa delle capacità distruttive della guerra moderna. Tale principio può essere al massimo rimpiazzato da quello dell’ingerenza umanitaria o dal diritto alla legittima difesa.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2011 n. 4
(http://www.ilregno.it)
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