«Chiamati a seguire l'agnello». Il martirio, compimento della vita morale
(Etica teologica oggi)EAN 9788810404935
Strutturato in quattro sezioni, il volume presenta anzitutto lo status quaestionis sul tema del martirio nella teologia cattolica. La prospettiva classica è attestata dalla riflessione sul martirio di Tommaso d’Aquino (Summa theol. II-II, q. 124, aa. 1-5) per il quale il martirio è atto di virtù, di fortezza, di massima perfezione in quanto espressione del più grande amore-agape, di testimonianza di fede (fino a subire la morte) alla verità di Cristo. Si passa alla riflessione novecentesca che mette in luce il pensiero di due grandi teologi: di Karl Rahner (nella meditazione antropologica intorno alla morte) che legge nel martirio la testimonianza suprema della «morte libera e credente» del cristiano, e di Hans Urs von Balthasar il quale dà una lettura cristologica del martirio (nell’ottica del dono salvifico-pasquale di Cristo), come risposta del discepolo cristiano al darsi crocifisso di Cristo per noi: è «caso serio» della fede, è coinvolgimento radicale dell’intera esistenza cristiana, è testimonianza della propria appartenenza a Cristo in ogni istante della vita fino alla crocifissione con Cristo, è lotta vitale e quotidiana per Colui che, per amore, ha dato se stesso per noi. Un’ulteriore riflessione, che ripensa il martirio dilatandone il concetto, viene dalla teologia della liberazione che evidenzia nuove figure di martiri, i «martiri della prassi cristiana derivata dalla sequela di Cristo», testimoni che «a causa del vangelo, hanno optato preferenzialmente per i poveri, per la loro liberazione, per la difesa dei loro diritti. In nome di questa opzione annunciano e denunciano le forme di prepotenza e di disumanizzazione sociale. Possono essere perseguitati, sequestrati e uccisi. Essi pure sono martiri nel significato più rigoroso della parola» (L. Boff, citato a p. 38).
Il Nuovo Testamento – è l’oggetto della seconda parte, la piú lunga – punta dritto all’evento della croce come a fonte e radice del martirio. Nell’analisi ‘teologica’ dei concetti di croce, sofferenza, testimonianza, sequela, l’autore ripercorre alcuni testi scritturistici: i sinottici (la croce e la sequela), il vangelo giovanneo (il Figlio, testimone che dà la vita), gli atti degli apostoli (testimoni del risorto), la letteratura paolina (Paolo, apostolo della croce), la prima lettera petrina e quella agli ebrei (sofferenza e gioia nella prova), l’apocalisse (vittoriosi nel sangue dell’Agnello). La specificità dei singoli scritti neotestamentari non impedisce una correlazione tra gli stessi, cosicché emergono dall’insieme neotestamentario il nesso fra la croce gloriosa-salvifica di Cristo che dona la vita e l’agire del credente nell’orizzonte della proesistenza, l’appello alla sequela per prendere parte alla croce e la grazia della testimonianza che rimanda al Cristo-testimone. Il NT fa emergere due costanti fondamentali: la centralità di Cristo e della sua pasqua come pure l’appello rivolto ai discepoli a entrare nel mistero della croce gloriosa lasciandosi trasformare da essa. L’abbondante materiale ricavato dalle fonti bibliche resta criterio normativo per un discernimento della natura del martirio e delle sue implicazioni per la vita morale. «La morte del martire diventa epifania dell’essere in Cristo e dell’agire nel paradosso della croce: una morte che in tal modo glorifica Dio» (p. 187).
L’autore passa quindi a esaminare, nella terza sezione, alcune figure di discepoli del Signore crocifisso e risorto, di testimoni autorevoli per la loro riflessione teologica sul martirio e insieme per la loro esistenza martiriale. Ha modo così di tratteggiare, quasi per campione, tre figure significative dell’epoca patristica: Ignazio di Antiochia, tutto proteso al martirio per essere imitatore di Cristo, e perciò «vero» discepolo; Origene di Alessandria: fin dall’infanzia e per tutti gli anni di vita ha desiderato ardentemente di essere unito a Cristo mediante il martirio, esortando pure i cristiani – nella ‘Esortazione al martirio’ – ad abbracciarlo come fonte di conoscenza ‘mistica’, come unione sponsale e feconda al calice della passione del Signore, e affrontando egli stesso, con coraggio adamantino, le torture sotto la persecuzione di Decio; Agostino di Ippona che, negli scritti composti in un’epoca ormai di pace – ‘Commento a Giovanni’; ‘Discorsi’; ‘Spiegazioni sui Salmi’ – porterà a maturazione teologica le riflessioni e le testimonianze dei secoli precedenti, leggendo nel fenomeno del martirio la dimensione cristologica di attrazione e imitazione di Cristo che ha dato la vita per noi, e quella ecclesiale che si visibilizza e si realizza, in ogni ministero pastorale, nella chiamata-disponibilità a dare la vita per le pecore). Altrettante figure, a campione, nel tragico Novecento, denominato il secolo del martirio: Pavel Aleksandrovi? Florenskij, pensatore poliedrico e acuto, scienziato e uomo di fede cristallina e coerente, sacerdote ortodosso russo detenuto processato e fucilaro nel 1937 sotto il regime comunista, ha riflettuto sulla fecondità del chicco di grano che muore, sulla legge della kenosi dell’amore che porta anche al sacrificio supremo del martirio come compiuta sequela del Cristo sofferente; suor Teresa Benedetta della croce, al secolo Edith Stein, di origine ebraica, cattolica, eccellente studiosa di fenomenologia, uccisa ad Auschwitz nel 1942: affronta la morte nel lager come atto di fedeltà al Crocifisso e di solidarietà con e per il suo popolo; Dietrich Bonhoeffer, pastore protestante, teologo, coinvolto nel fallito attentato a Hitler e impiccato nel 1945 sotto il regime nazista: alla lucida proposta teorico-teologica ha fatto seguire una radicale coerenza di un comportamento in cui sono implicati l’agire responsabile e il compiersi della libertà nella morte vissuta come consapevole testimonianza di aver operato per la causa di Cristo. Da questa carrellata emergono elementi di primaria importanza per tratteggiare la figura del martirio: il legame con il Cristo sofferente che ‘si annienta’ nell’offerta di sé per noi; ne deriva un legame di unione anche con i fratelli, di solidarietà con gli uomini, di condivisione del destino con quanti sono ingiustamente perseguitati.
Facendo tesoro degli aspetti significativi cui è approdata l’analisi dei testi neotestamentari e di alcune figure nella storia bimillenaria cristiana, l’ultima parte del volume opera un tentativo di ‘sintesi’ sul concetto del martirio, organizzando i dati e le intuizioni emerse dalla riflessione e dalle testimonianze di vita. In sette paragrafi si dipana una possibile (e perfettibile) definizione di martirio come forma suprema della testimonianza cristiana, che si compie nella morte mediante la libera accoglienza di essa, ma sempre con riferimento imprescindibile alla croce gloriosa di Cristo, colui che è il Testimone-martire da imitare nell’offerta radicale e totale della vita, imitazione resa possibile dalla potenza che proviene dal mistero pasquale. È la croce di Cristo che chiama il credente alla sequela ‘fino alla fine’, per cui il martirio realizza pienamente l’azione morale del cristiano nel mondo.
Nella Conclusione l’autore lamenta una «sostanziale estraneità del martirio alla riflessione etica contemporanea», constatando che «la questione teologica del martirio non pare affatto illuminare la morale cristiana», mentre la presente ricerca porta alla convinzione che il martirio è «categoria essenziale per la riflessione della teologia morale», in quanto la morale cristiana si comprende come «vita buona» che il Cristo propone al discepolo, cioè vita donata, «perduta» per guadagnarla a livello più alto. L’autore chiede perciò alla riflessione morale di prendere sul serio la testimonianza del martirio.
Il volume si presenta stringente e convincente nelle argomentazioni, sempre sostenute da una percezione chiara delle questioni trattate. Ne fa intravedere le soluzioni con il ricorso sia al fondamento biblico che a figure significative della storia della chiesa. Se è lucida la disamina dei testi neotestamentari e dei testimoni nel corso della storia, da cui emergono gli elementi utili alla riflessione teologica martiriale in connessione con l’agire morale del cristiano (si veda, a tal proposito, un analogo tema, anche se non coincidente, trattato in un seminario di studio tenuto a S. Cataldo il 14 settembre 1996, di cui sono stati pubblicato gli Atti in M. Naro (ed.), Martirio e vita cristiana. Prospettive teologiche attuali, Caltanissetta-Roma 1997), altrettanto illuminante e competente è l’appello alla bibliografia secondaria, che riluce ampiamente nelle note e nella elencazione generale (pp. 365-381) delle opere studiate, articolate nelle quattro parti in cui è suddiviso il volume.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2009, nr. 1
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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