La Scrittura viva. Guida alle interpretazioni cristiane della Bibbia
(Lettura pastorale della Bibbia)EAN 9788810201640
Consideriamo importante questo libro, da leggere, anzi da studiare nei corsi biblici nelle parti dedicate all’ermeneutica e alla pastorale, e a cui abilitare anche gli animatori biblici a servirsene. Ne va della giusta comprensione ed attualizzazione del testo sacro. Leggendo oggi l’opera, la cui pubblicazione originale è francese del 2004, è facile vedere il contatto con la questione urgente della cosiddetta “lettura piena” o spirituale della Bibbia, suscitata prima dal Gesù di Nazaret di Benedetto XVI, ma ancora più dalle proposizioni 25-28 del Sinodo recente sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Questo viene a confermare la bontà e attualità di questa pubblicazione.
Ma vediamone i connotati. Autore è una docente di teologia pratica nella Facoltà di Teologia protestante di Strasburgo. Il volume, che non è affatto un ricettario a buon mercato, parte piuttosto dall’assunto teologico che la Parola di Dio ci raggiunge attraverso la mediazione umana. La Bibbia, che ne è la codificazione autorevole, è contemporaneamente opera di Dio e dell’uomo, è il risultato del loro incontro. Risultato, che avvenendo in una storia bimillenaria, porta con sé l’unità nel Mistero della divina Parola, ma insieme il pluralismo incalcolabile delle sue espressioni. Di qui il bisogno dell’ermeneutica, sempre però con l’attenzione di salvaguardare insieme il pensiero di Dio e quello dell’uomo. Di qui è derivata nella Chiesa la molteplicità degli approcci, che l’A. considera badando anche alla Nota della PCB del 1993, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, ma con un arricchimento teologico e culturale che le proviene dall’area protestante, con equilibrio di giudizio ed una notevole sensibilità religiosa. Ecco allora i modelli esaminati: il modello della tradizione che l’A. chiama kerigmatico: è l’approccio tipologico e dei quattro sensi dei Padri e medievali; il modello storico-critico, alla ricerca del senso dell’autore, con non piccolo rischio di tralasciare il senso kerigmatico (colpisce questa messa in guardia di un metodo-principe dei moderni, si mostra così una certa affinità ai moniti di Benedetto XVI); vi è poi il modello strutturale-semiotico (studio del testo ‘così come si presenta’); il modello narrativo (o l’attenzione al processo di comunicazione tra autore e lettore); il modello esperienziale, in cui l’interprete diventa chiave decisiva del senso (il nostro volume l’applica alla lettura femminista). Il titolo conclusivo dice bene l’intento dell’A.: «Per una lettura che non rinuncia né alla fede né alla ragione».
Aggiungiamo che di ogni modello l’A. non si limita ad una esposizione tecnica, ma si avvale di esempi biblici, porta a conoscenza del dibattito in atto, parla in modo di farsi capire. In apertura abbiamo ricordato che l’asse del discorso è nel rapporto tra Parola e testo, e dunque tra Dio e l’uomo in un contesto ecclesiale. Alla fine l’A. si avvale dell’immagine del campo e del tesoro, per concludere che non si può fare separazione tra essi: il tesoro, cioè il senso della parola di Dio, la sua rivelazione sta nel campo della Bibbia. Ebbene «la Scrittura svela una rivelazione che ha avuto luogo in una storia e in un tempo e che è “leggibile” e resiste alle velleità di appropriazione immediata. Ma, inversamente, questa rivelazione di Dio vuole avere bisogno di una lettura che la risusciti per farne una parola viva… Duplice fecondazione: del testo con la mente umana, ma anche del seme umano con lo Spirito di Dio» (p. 270).
Tratto dalla rivista "Salesianum" 72 (2010) 2, 373-374
(http://las.unisal.it)
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22,00 €→ 20,90 €
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Studente Luca Zagara il 2 marzo 2015 alle 13:18 ha scritto:
Elisabeth Parmentier affronta, in ambito omiletico, il problema del “denudamento” della chiesa e del predicatore partendo da domande basilari: “Perché, cosa, e con che diritto predicare?”.
Parmentier comincia la sua riflessione da tre premesse fondamentali: in primo luogo, la predicazione rappresenta il centro della vita della comunità; il testo biblico è il principio della predicazione; terzo, l’omiletica è influenzata da realtà socioculturali peculiari. La sua riflessione ha come ambientazione la società francese postmoderna in cui il protestantesimo è una presenza inferiore, e la secolarizzazione mette in crisi l’autorità delle istituzioni religiose: queste si trovano ad affrontare una crisi istituzionale che porta a un declino dell’autorità dei predicatori, i quali vedono discusso la loro posizione e la loro predicazione. Secondo Parmentier da questa situazione nascono due modelli di predicazione con cui si cerca di coprire le “nudità” della chiesa e del predicatore. Da un lato c’è la predicazione come “coprimiserie” che pretende di fare fronte a una comunità annoiata e disillusa brillando teologicamente e letterariamente. Dall’altro, c’è una predicazione come “corsetto” che mira a sedurre la chiesa contenendone gli eccessi indesiderati. Parmentier stabilisce le modifiche teologiche che potrebbero aiutare a “rivestire” un corpo comunitario alla ricerca di salvezza, a partire da un’analisi dello sviluppo della predicazione.