Sogni da prete. Una ricerca sulla Chiesa del futuro tra i presbiteri delle Chiese di Puglia
(Oggi e domani)EAN 9788810140536
«Esplorare il sogno di Chiesa vuol dire esplorare “un oggetto assente” qualcosa che nel presente non c’è, oppure è percepito come scarsamente presente. I presbiteri hanno espresso il sogno sia immaginando “qualcosa” di nuovo nel futuro, sia immaginando che “qualcosa” di negativo del presente abbia termine. Da uno sguardo complessivo ai dati emerge che alcune categorie teologiche del Concilio (“comunione”) e alcuni orientamenti pastorali offerti dalla CEI negli ultimi decenni sono diventati parte costitutiva del “sogno”di Chiesa dei presbiteri; emerge anche la distanza “fisiologica” fra il sogno e la realtà del presente » (dalla Presentazione). La ricerca si è proposta di far emergere il sogno di Chiesa dei sacerdoti delle Chiese di Puglia e indagare l’evolversi della visione di prete nelle varie età della vita: un tentativo di avviare una modalità nuova per accostare il mondo dei presbiteri.
Tratto dalla rivista Il Regno n. 20 del 2009
(http://www.ilregno.it)
Anche i preti sanno sognare… È l’eccellente risultato raggiunto dalla ricerca condotta dalla Facoltà Teologica Pugliese «sulla Chiesa del futuro tra i presbiteri di Puglia» e curata dal prof. Angelo Sabatelli. Il volume «Sogni da prete», edito nel 2009 dalle Dehoniane, presenta un’indagine che conosce il rigore della scientificità metodologica e si sviluppa come un prezioso momento ecclesiale, cui è auspicabile poter far riferimento anche in seguito nelle modalità più opportune.
Il metodo adottato è stato quello della «ricerca-formazione» che, inserendosi nella prospettiva della teologia empirica, ha proceduto in una diretta rilevazione dei dati sul campo attraverso il confronto in focus-goup diocesani, creati ad hoc all’interno dei Consigli presbiterali delle 19 diocesi pugliesi, attraverso l’ascolto delle storie di vita di alcuni presbiteri scelti a caso e attraverso tre workshop formativi finalizzati alla individuazione di nuove strategie ecclesiali. La diversificazione e l’integrazione delle possibilità conoscitive della ricerca hanno permesso l’ampio coinvolgimento dei presbiteri della regione, i quali, liberi da condizionamenti e utilizzando la metafora dei sogni, hanno esternato i propri vissuti, e-sprimendo sinceramente le aspettative più profonde, le urgenze più scottanti, le paure più costanti. Ai sacerdoti coinvolti l’indagine ha avuto il merito di chiedere un momento di discernimento personale ed ecclesiale e di suscitare il concreto desiderio di una seria formazione permanente.
Il quadro che si schiude nel testo non fornisce freddi dati statistici, capaci solo di sorreggere letture pessimistiche sul clero pugliese e, quindi, sulla figura sacerdotale in genere, ma risveglia per via induttiva il bisogno di qualità all’interno dei presbiteri diocesani. La classificazione dei sogni è stata operata secondo quattro prospettive di fondo: il riferimento alla figura di Gesù, al vangelo e ai valori del cristianesimo, il riferimento alla dimensione umana e affettiva del sa-cerdote, il riferimento alla struttura della Chiesa e alla diversificazione dei ruoli in essa presente e, in fine, il riferimento al rapporto della Chiesa con la cultura e la società contemporanee.
In ognuno di questi ambiti il lavoro ha il pregio di intervenire fornendo diversi motivi di interpretazione.
L’approccio sociologico, fornito da Walter Nanni, ha evidenziato la nitidezza dei sogni e la chiarezza dei desideri dei preti. Si coglie inoltre che l’antitesi tra la ricerca di reciprocità e la paura dell’isolamento conduce i presbiteri pugliesi a sognare nuove forme di fraternità tra di loro, un nuovo stile di comunione ecclesiale e, non di meno, un legame più forte con il vescovo.
La base empirica dei sogni nella sua complessità ha aperto le porte alle riflessioni di natura psicologica e pastorale di Angelo Sabatelli, che prima legittima la funzione immaginativa all’interno del processo epistemologico e poi decodifica i risultati dell’immaginazione. Le immagini che si presentano catturano il desiderio di un novuum ecclesiale che appare già, sia pur in nuce, nella sua bellezza. L’impellenza che ne scaturisce è che non ci si accontenti più di superficiali rifacimenti, ma che si alzi la posta in gioco e «si convertano» gli elementi strutturali stessi oltre che della vita del sacerdote anche quelli dell’intera comunità.
Un nodo fondamentale della ricerca è costituito dallo studio teologico-pastorale di Pio Zuppa che sembra misurare la distanza tra i sogni e la realtà. In altri termini viene ricordato a chi fruisce dell’indagine che non si può prescindere nella lettura dei risultati dallo sforzo di scoprire a che tipo di visione di prassi ec-clesiale e pastorale gli stessi risultati rimandino. I sogni infatti hanno bisogno di gambe per non rimanere flatus vocis e, oltre a riesprimere in modo creativo le più genuine intuizioni del Vaticano II, chiedono il supporto di condizioni umane e pastorali che ne favoriscano la realizzazione. La constatazione è che spesso ci si trovi più su un piano esigenziale, che su quello di una lucida pianificazione progettuale.
È ancora Angelo Sabatelli che arricchisce lo scenario di questo studio con un ulteriore contributo che ha il pregio di passare in rassegna la filiera delle «esperienze-primizie» già in atto. Esse sono il segnale che quelli dei preti delle Chiese di Puglia sono sogni ad occhi aperti e contengono i primi sprazzi di luce di un risveglio di una Chiesa che non è stanca di testimoniare la speranza cristiana. Cogliendo l’eco delle tante primizie riportate si comprende che la stagione dei frutti è arrivata e che lo Spirito nel fecondare la comunità dei credenti è davvero sempre molto generoso.
Gianni Caliandro accoglie e riporta alcuni momenti delle storie di vita rac-contate dai preti e richiama l’importanza metodologica della scelta dell’intervista nel contesto di un’indagine scientifica. Quando sono in questione persone e non beni di consumo, fondamentali scelte di vita e non hobby marginali, dimensioni di fede e non calcoli numerici non bastano più le griglie statistiche e scoppia il bisogno di uno spazio che favorisca la diretta comunicazione di ciò che è più intimo e nascosto. Leggere i racconti di questi preti aiuta il lettore ad entrare nel loro vissuto e raccogliere con rispetto i tanti momenti di luce, adombrati qua e là da qualche paura, da qualche sofferenza, da qualche fallimento.
È Dio il primo a sognare – sembra dirci Luciano Manicardi –, e forse i sogni umani, compresi quelli dei preti, sono soltanto una risposta creativa al suo. La legittimazione dei sogni umani è riposta proprio su questo fondamento teologico che racchiude il mistero di un Dio che, lontano dall’essere un «motore immobi-le», si rivela appassionato dell’umanità, tanto da scendere in campo per svelare che nel cuore del suo sogno c’è la salvezza di ogni uomo. L’immaginazione divina trova il suo «cardine» nella «carne» di Cristo e la sua piena realizzazione nel Regno di Dio. In questo orizzonte soteriologico non potrà mai accadere di incorrere nella disillusione di sogni infranti, a patto però che per ogni sogno che nasce si sia disposti a «dare la vita».
Anche il lavoro accademico di quest’indagine ha anch’esso un sogno: quello di non rimanere lettera morta, nella convinzione forse che solo quando si incomincia a sognare insieme i desideri possono diventare realtà. Esso è un punto di arrivo di un percorso articolato e, nello stesso tempo, si presenta come una tappa, come un nuovo punto di partenza non solo dei singoli presbiteri diocesani con i loro vescovi, ma dell’intero presbiterio pugliese.
L’ultima sezione del libro contiene, in appendice, un intervento di Johannes A. van der Ven, mirato a giustificare all’interno della scienza teologica l’utilizzo della ricerca empirica. Questo contributo è molto di più che un semplice suppor-to scientifico all’intero impianto metodologico della statistica, quasi un cavillo per addetti ai lavori che esula dalla vivacità dei risultati ormai a portata di mano, ma è un forte stimolo a non procedere mai in teologia e in pastorale per via apodittica e deduttiva, accettando invece la fatica di ascoltare oltre che il mistero di Dio anche quello umano che si manifesta in vari modi nel vissuto della Chiesa.
Ai preti che sanno sognare è chiesto dal dono stesso del loro ministero, dalla ricchezza delle loro relazioni fraterne e soprattutto dalle attese del popolo di Dio di saper trasformare in loro grandi sogni in forti decisioni, predisponendosi ad investire in esse le energie migliori.
Spigolando nel testo, non può sfuggire il sogno che un prete affida in forma di intimo bisogno, di accorato appello, forse, di umile preghiera: «Vorrei vedere i preti contenti di essere preti». Forse questo potrebbe bastare per dire tutto in sintesi e per sperare che i preti continuino a sognare ancora.
Tratto dalla Rivista di Scienze Religiose n. 1/2010
(http://www.facoltateologica.it/rivistadiscienzereligiose.html)
Anche i preti sanno sognare… È l’eccellente risultato raggiunto dalla ricerca condotta dalla Facoltà Teologica Pugliese « sulla Chiesa del futuro tra i presbiteri di Puglia» e curata dal prof. Angelo Sabatelli. Il volume « Sogni da prete», edito nel 2009 dalle Dehoniane, presenta un’indagine che conosce il rigore della scientificità metodologica e si sviluppa come un prezioso momento ecclesiale, cui è auspicabile poter far riferimento anche in seguito nelle modalità più opportune. Il metodo adottato è stato quello della « ricerca-formazione» che, inserendosi nella prospettiva della teologia empirica, ha proceduto in una diretta rilevazione dei dati sul campo attraverso il confronto in focus-group diocesani, creati ad hoc all’interno dei Consigli presbiterali delle 19 diocesi pugliesi, attraverso l’ascolto delle storie di vita di alcuni presbiteri scelti a caso e attraverso tre workshop formativi finalizzati alla individuazione di nuove strategie ecclesiali. La diversificazione e l’integrazione delle possibilità conoscitive della ricerca hanno permesso l’ampio coinvolgimento dei presbiteri della regione, i quali, liberi da condizionamenti e utilizzando la metafora dei sogni, hanno esternato i propri vissuti, esprimendo sinceramente le aspettative più profonde, le urgenze più scottanti, le paure più costanti. Ai sacerdoti coinvolti l’indagine ha avuto il merito di chiedere un momento di discernimento personale ed ecclesiale e di suscitare il concreto desiderio di una seria formazione permanente. Il quadro che si schiude nel testo non fornisce freddi dati statistici, capaci solo di sorreggere letture pessimistiche sul clero pugliese e, quindi, sulla figura sacerdotale in genere, ma risveglia per via induttiva il bisogno di qualità all’interno dei presbiteri diocesani. La classificazione dei sogni è stata operata secondo quattro prospettive di fondo: il riferimento alla figura di Gesù, al vangelo e ai valori del cristianesimo, il riferimento alla dimensione umana e affettiva del sacerdote, il riferimento alla struttura della Chiesa e alla diversificazione dei ruoli in essa presente e, in fine, il riferimento al rapporto della Chiesa con la cultura e la società contemporanee. In ognuno di questi ambiti il lavoro ha il pregio di intervenire fornendo diversi motivi di interpretazione. L’approccio sociologico, fornito da Walter Nanni, ha evidenziato la nitidezza dei sogni e la chiarezza dei desideri dei preti. Si coglie inoltre che l’antitesi tra la ricerca di reciprocità e la paura dell’isolamento conduce i presbiteri pugliesi a sognare nuove forme di fraternità tra di loro, un nuovo stile di comunione ecclesiale e, non di meno, un legame più forte con il vescovo. La base empirica dei sogni nella sua complessità ha aperto le porte alle riflessioni di natura psicologica e pastorale di Angelo Sabatelli, che prima legittima la funzione immaginativa all’interno del processo epistemologico e poi decodifica i risultati dell’immaginazione. Le immagini che si presentano catturano il desiderio di un novum ecclesiale che appare già, sia pur in nuce, nella sua bellezza. L’impellenza che ne scaturisce è che non ci si accontenti più di superficiali rifacimenti, ma che si alzi la posta in gioco e « si convertano» gli elementi strutturali stessi oltre che della vita del sacerdote anche quelli dell’intera comunità. Un nodo fondamentale della ricerca è costituito dallo studio teologicopastorale di Pio Zuppa che sembra misurare la distanza tra i sogni e la realtà. In altri termini viene ricordato a chi fruisce dell’indagine che non si può prescindere nella lettura dei risultati dallo sforzo di scoprire a che tipo di visione di prassi ecclesiale e pastorale gli stessi risultati rimandino. I sogni infatti hanno bisogno di gambe per non rimanere flatus vocis e, oltre a riesprimere in modo creativo le più genuine intuizioni del Vaticano II, chiedono il supporto di condizioni umane e pastorali che ne favoriscano la realizzazione. La constatazione è che spesso ci si trovi più su un piano esigenziale, che su quello di una lucida pianificazione progettuale. È ancora Angelo Sabatelli che arricchisce lo scenario di questo studio con un ulteriore contributo che ha il pregio di passare in rassegna la filiera delle « esperienze-primizie» già in atto. Esse sono il segnale che quelli dei preti delle Chiese di Puglia sono sogni ad occhi aperti e contengono i primi sprazzi di luce di un risveglio di una Chiesa che non è stanca di testimoniare la speranza cristiana. Cogliendo l’eco delle tante primizie riportate si comprende che la stagione dei frutti è arrivata e che lo Spirito nel fecondare la comunità dei credenti è davvero sempre molto generoso. Gianni Caliandro accoglie e riporta alcuni momenti delle storie di vita raccontate dai preti e richiama l’importanza metodologica della scelta dell’intervista nel contesto di un’indagine scientifica. Quando sono in questione persone e non beni di consumo, fondamentali scelte di vita e non hobby marginali, dimensioni di fede e non calcoli numerici non bastano più le griglie statistiche e scoppia il bisogno di uno spazio che favorisca la diretta comunicazione di ciò che è più intimo e nascosto. Leggere i racconti di questi preti aiuta il lettore ad entrare nel loro vissuto e raccogliere con rispetto i tanti momenti di luce, adombrati qua e là da qualche paura, da qualche sofferenza, da qualche fallimento. È Dio il primo a sognare – sembra dirci Luciano Manicardi – , e forse i sogni umani, compresi quelli dei preti, sono soltanto una risposta creativa al suo. La legittimazione dei sogni umani è riposta proprio su questo fondamento teologico che racchiude il mistero di un Dio che, lontano dall’essere un « motore immobile», si rivela appassionato dell’umanità, tanto da scendere in campo per svelare che nel cuore del suo sogno c’è la salvezza di ogni uomo. L’immaginazione divina trova il suo « cardine» nella « carne» di Cristo e la sua piena realizzazione nel Regno di Dio. In questo orizzonte soteriologico non potrà mai accadere di incorrere nella disillusione di sogni infranti, a patto però che per ogni sogno che nasce si sia disposti a « dare la vita». Il lavoro accademico di quest’indagine ha anch’esso un sogno: quello di non rimanere lettera morta, nella convinzione forse che solo quando si incomincia a sognare insieme i desideri possono diventare realtà. Esso è un punto di arrivo di un percorso articolato e, nello stesso tempo, si presenta come una tappa, come un nuovo punto di partenza non solo dei singoli presbiteri diocesani con i loro vescovi, ma dell’intero presbiterio pugliese. L’ultima sezione del libro contiene, in appendice, un intervento di Johannes A. van der Ven, mirato a giustificare all’interno della scienza teologica l’utilizzo della ricerca empirica. Questo contributo è molto di più che un semplice supporto scientifico all’intero impianto metodologico della statistica, quasi un cavillo per addetti ai lavori che esula dalla vivacità dei risultati ormai a portata di mano, ma è un forte stimolo a non procedere mai in teologia e in pastorale per via apodittica e deduttiva, accettando invece la fatica di ascoltare oltre che il mistero di Dio anche quello umano che si manifesta in vari modi nel vissuto della Chiesa. Ai preti che sanno sognare è chiesto dal dono stesso del loro ministero, dalla ricchezza delle loro relazioni fraterne e soprattutto dalle attese del popolo di Dio di saper trasformare in loro grandi sogni in forti decisioni, predisponendosi ad investire in esse le energie migliori. Spigolando nel testo, non può sfuggire il sogno che un prete affida in forma di intimo bisogno, di accorato appello, forse, di umile preghiera: « Vorrei vedere i preti contenti di essere preti». Forse questo potrebbe bastare per dire tutto in sintesi e per sperare che i preti continuino a sognare ancora.
Tratto dalla Rivista di Scienze Religiose di Brindisi "Parola e Storia" n.1-2010