Soggetto e fondamento. Il sapere dell'origine e la scientificità della filosofia
(Universale economica. Saggi)EAN 9788807722110
La ristampa, per i tipi Feltrinelli, di questo studio di S. Natoli fornisce lo spunto e l?'occasione per spendere ancora qualche parola su Soggetto e fondamento, a mio parere uno dei contributi più importanti nel panorama della filosofia italiana dell'?ultimo trentennio. Pubblicato per la prima volta nel 1979 da Antenore, e divenuto introvabile in quella edizione, venne ripubblicato già da Mondadori nel 1996 con una Prefazione, riproposta integralmente nell?attuale ristampa (7-11), in cui l?'A. enuncia con grande chiarezza i motivi, genealogici e progettuali, che lo hanno spinto alla stesura, prima, e alla ristampa, poi, di questo fortunato testo.
La ricerca di Natoli si presenta come una genealogia del concetto di soggetto, che ha come obiettivo l?'individuazione di una continuità e comunque di una persistenza dello schema del soggetto come principio di una qualche stabilità, pur nel riconoscimento delle modificazioni storico- concettuali che esso subisce. Il riconosciuto pregio di questo importante volume risiede probabilmente soprattutto nella capacità di individuazione del problema del soggetto in quanto problema epistemologico, che per l?'A. non può essere disgiunto dalla considerazione storica, e ciò per ragioni teoriche intrinseche all 'analisi stessa da lui condotta, e peraltro chiaramente argomentate. L?'analisi del concetto di soggetto si dipana su un duplice piano, quello ideografico e quello dinastico. Il percorso ideografico analizza il concetto di soggetto nella sua estensione semantica, considerandone le valenze molteplici e aporetiche, tuttavia costituenti un?unità terminologica.
Si tratta, cioè, di misurare la capacità inclusiva del termine, tenendo conto delle funzioni rivestite dal concetto di soggetto, lasciando emergere in primo luogo la valenza del soggetto in quanto upokeimenon, aristotelicamente inteso come soggetto in relazione agli enti determinati. La dinastia del soggetto si interroga sulle metamorfosi semantiche e concettuali del termine, delineando un percorso che culmina nel cogito cartesiano in quanto erede ?dinastico? e legale della sostanzializzazione del soggetto (187). L?'individuazione di una struttura specifica del soggetto è presupposto di un?indagine che lascia intravedere chiaramente, nella filosofia moderna, e ancora ?dall ?idealismo alla sua crisi?, la persistenza e la continuità di uno ?schema? categoriale, che, seppure inteso in modo tutt?altro che rigido, rende intelligibile un intricato processo di modificazioni semantiche e concettuali. In primo luogo emerge la denotazione del soggetto in riferimento alla sua dimensione di fondamentalità, la quale deriva, nell?'analisi etimologico-semantica, dall'assunzione del soggetto quale unità complessiva di ciò che si dà obiettivamente.
Si delinea il quadro di una doppia dimensione dell?'esser soggetto: da una parte, l'?esser determinato del soggetto che implica la coincidenza tra esistenza dei soggetti ed esistenza concreta delle cose (69); ma dall?'altra, poiché appunto la coincidenza non è identità completa, l?'esser soggetto si intende come l?'esser fondamento e il principio della posizione, della costituzione e della persistenza della cosa. È upokeimenon. Il soggetto aristotelico si muove sul piano dell?ordine ontico della determinatezza del singolare, e insieme, in quanto ?ente circa il quale si produce un dire?, ossia in quanto soggetto di predicazione, su quello dell ?ordine logico: il piano logico linguistico e quello categoriale del soggetto fanno del tode ti il primum di ogni determinazione intelligibile, una prote ousia (75).
Ordine logico e ordine reale si intersecano nella ipostatizzazione linguistica e categoriale, mediante un processo che, però, non porta (ancora) alla sostanzializzazione e ontologizzazione degli universali, dal momento che viene ?salvata? la determinatezza e concretezza dell?ente, del ?questo qui? dell?'ente, e viene salvata la centralità e la priorità della semplice cosa (80- 81). Ma, allora, come avviene che la cosa individuata e determinata tenda progressivamente a identificarsi con l?eidos? Quando viene posta per la prima volta la domanda sul ?che cosa determina la cosa determinata?, ossia quando ci si comincia a interrogare sul ?che cosa? dell?'ente? (82). L?'anteriorità logica e sostanziale del determinato, evidenzia con grande lucidit à Natoli, non viene però minacciata, in quanto non viene messa in discussione la realtà della cosa, piuttosto solo la sua evidenza. Ma l?'individuale è diventato ?sospetto?. Non vale più l?'imperativo del ritornare alla cosa, il salvare i fenomeni. Già in Aristotele, infatti, l?A. può individuare, in forma aurorale, le condizioni sulle quali si innesta quel processo di decentramento del soggetto che trasferisce i caratteri di anteriorità e fondamento alla costante eidetica del soggetto in quanto forma. Tale costante eidetica, dunque, non viene affatto meno, tuttavia non coincide più, almeno non nella modalità dell?immediatezza, col contenuto reale. Il processo di decentramento del soggetto che in tal modo viene posto in atto si configura, secondo Natoli, come legittimo e, anzi, per certi aspetti persino necessario: «se il processo non avesse leggi, se dell'agente non si riproducesse una forma, se non si tentassero ontologie e congetture [...] l?ente che sta innanzi, l?oggetto, non sarebbe mai configurabile, rimarrebbe inespresso e incomprensibile: non si darebbe allora, neanche alcun soggetto. Né discorso » (112).
Il decentramento del soggetto non riguarda solo lo scarto tra legalità del principio e identificazione della cosa con la sostanza, ma anche lo scarto che si crea tra la cosa e la sua presenza, che non esaurisce la cosa stessa se non ricorrendo all?'assenza. La cosa è se stessa nell?'unità e nella differenza tra se stessa e tutte le sue possibili determinazioni, ossia nella totalità delle sue possibilità reali, le quali devono già esistere, ma non nella modalità della semplice presenza, bensì nella forma di un ?presagio d'?essere? (118). Il soggetto, dunque, è in primo luogo l?ente determinato, ossia il singolare determinato mediante l?'identità con se stesso, che si oggettiva solo nella sua modificazione in soggetto; ma, in secondo luogo, esso indica anche in generale il piano dell?'empirico individuale che corrisponde all?'astratto principio della materia; infine il soggetto è la forma, principio di identità e di atto, ma anche ?reale? in quanto coincidente con l?'immediata e semplice presenza degli oggetti (142-143). Si delinea, pertanto, nella connessione tra la figura del soggetto e quella del fondamento, l?'esigenza di porre il soggetto come ragione della consistenza dell'?ente (sostanza, forma) che dà l?'avvio al processo per cui si rinvia a un fondamento e a un sostrato sempre ulteriori, e che culmina nel decentramento del soggetto stesso (149). Il concetto di soggetto delineato dopo Aristotele dall?'ontologia greca definisce la struttura legale necessaria sulla quale si fonda il principio dell?'autosufficienza degli enti, la sostanza. Natoli intuisce e determina il luogo esatto in cui si realizza quello scarto tra la concezione di soggetto come ente singolare e determinato (la cosalità della cosa, il salvare i fenomeni) e la sostanzializzazione del soggetto.
In Aristotele il soggetto coincide problematicamente con la sostanza, che però è sostanza individuale e in quanto tale si dà immediatamente nell?esperienza. Al tempo stesso, però, si impone la necessità di un principio unitario e semplice che comprenda in sé tutte le differenze, e a tal fine diviene necessario che l?'identità si sciolga dalla singolarità affinch é possa estendere la propria validità a enti diversi, a tutti gli enti: quando il soggetto diviene soggetto legale assume il valore di principio normativo, tale carattere di normatività viene ritenuto validamente applicabile a un?infinità di contenuti e soggetti. Ciò è reso possibile dal fatto che il principio che fonda la norma non è più inteso come posizione dell'?identico, bensì come sistema ordinato ma aperto di elementi posti in rapporti di proporzioni. Il soggetto, dunque, assume la legalità di una forma-definizione che non esaurisce mai l?'infinità dei contenuti particolari e che quindi non si limita più a porre e a fissare un?'identità; parimenti la forma del giudizio non si compie nella posizione dell?identità del soggetto, bensì coincide con l?intera possibilità legale di giudicare. Il soggetto è diventato principio d?'ordine e attraverso la mediazione analogica da principio di identità ha assunto la forma del principio di proporzione (152).
L?'emergere del soggetto legale conduce al tramonto della possibilità di una conoscenza immediata dei concreti e, di conseguenza, alla modificazione del concetto di verità ad essi connesso (260). Natoli, e questo passaggio è di fondamentale importanza, individua alla base della modificazione del concetto di soggetto un?esigenza di natura epistemologica, e la connette strettamente con gli aspetti storici del problema. Il soggetto viene posto dalla riflessione filosofica in risposta alla necessità di colmare il divario tra idealità del principio e sua validit à, ossia tra l?istanza di generalità del principio e l?'applicabilità nel particolare concreto della norma. Tra storia e idea c?è circolarità, non solo perché la legalità del principio si manifesta nella determinazione storica che esso assume di volta in volta, ma anche e soprattutto perché solo nella determinata incarnazione storica esso può assumere il valore di legalità (154-155). Così è frutto di una formazione storica la nozione cartesiana di sostanza a partire dal concetto del soggetto come principio regolativo del reale o principio di ordine (165). Si pongono, dunque, le condizioni logiche e metafisiche, e formali ed esistenziali, affinché ogni oggetto divenga realtà autosufficiente, ossia soggetto: si applica agli enti lo stesso principio del soggetto, per cui tutti gli enti divengono sostanze (ivi). Riecheggia la lezione heideggeriana secondo la quale il problema del pensiero moderno a partire da Descartes non è più quello dell?'essere dell'essente, bensì quello epistemologico, ossia concernente la validità e possibilità della conoscenza e dunque dei princìpi e delle garanzie della verità. E, osserva Natoli, Descartes stesso non intende affatto confutare l?idea di sostanza, anzi proprio in virtù di essa il cogito può ?ereditare? la struttura legale propria del concetto di soggetto (186). Ma il processo dell?'assunzione da parte dell?'io delle caratteristiche e anzi dello schema legale e normativo del soggetto-sostanza culmina in Descartes nel decentramento dell?io in Dio (228ss). È la stessa dimensione di legalità, in ultima istanza, a porre la limitatezza del soggetto, dal momento che la percezione dell ?illimitatezza dei contenuti possibili è resa possibile dalla preliminare posizione di uno schema identificativo (249).
La rottura che crea la modernità tra il principio legale generale della norme e la sua applicazione apre alla storicizzazione dell ?idea di soggetto e alla possibilità del prevalere dell?evento sulla sostanza stessa, naturalisticamente intesa (ivi). Per evento non si intende un accadimento singolare, bensì esso riguarda le epoche, le società, le culture che si determinano storicamente come ordini, dunque come soggetti. Il soggetto è ?posizione formale dell?identit à? e ?identificazione materiale della differenza ?, in quanto ad esso convengono l?identità/differenza, l?ordine e il fondamento; come astrazione nel principio dell ?ordinare è quindi mai materialmente rappresentabile: «[...] l?uomo non è mai soggetto ? chiosa Natoli ? ma è sempre secondo un soggetto» (275).
Tratto dalla rivista "Rassegna di Teologia" n. 1/2012
(www.rassegnaditeologia.it)
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