Il postino fedele
(Lo specchio)EAN 9788804581000
Questo nuovo lavoro di Rosita Copioli segna un’evoluzione lungo il percorso di una delle voci più intense della poesia italiana contemporanea, già autrice delle raccolte Splendida lumina solis (Forum, Forlì 1979), Furore delle rose (Guanda, Parma 1989), Elena (Guanda, Parma 1996), nonché di prose, saggi letterari, drammi, studi storici, di cure e traduzioni inerenti a Yeats, Saffo, Leopardi, Goethe, Flaubert. La Copioli, esponente di punta del Mitomodernismo – movimento artistico- letterario il cui manifesto, siglato da Giuseppe Conte e Stefano Zecchi, risale alla metà degli anni ’90 (anche se le prime riflessioni che prepareranno la strada alla nascita della corrente risalgono alla fine degli anni ’70) – rinsalda l’antico patto che unisce verbum poetico e mýthos, connotandolo, rispetto alla produzione passata, di una luce tutta meridiana, scevra da vortici di incupimento: «Luce della mia carne che non sei tenebra ma luce / per me, e di sicuro lo sei per il creatore, / luce che abbiamo chiamato tenebra / ingiustamente / luce, lumen meum, / qui sulla terra / e nei cieli» (p. 15). Una luce che da metafisica – irraggiungibile nel suo originarsi – diviene gradualmente umana, man mano che le distanze si riducono, percepibile nel suo infrangersi sulla materia e nel suo diramarsi in corpi ed oggetti: «Non c’è luce più dolce / di quella soffusa / nella carne. / Nella tenerezza dell’incarnato / di un petalo / di tuberosa / o di un bambino» (p. 16). L’universo della poetessa è ripulito dalle lordure del pensiero tecnico-scientifico, antropocentrico, dalle catene di una civilizzazione che ha violentato la natura creando ordinamenti scissi, disgregando antichi rituali; ecco allora il senso del ritorno all’epica, a un canto corale che restituisca dignità a vegetali e animali; si veda la lirica I motivi dell’upupa, rilettura della sura della formica presente nel Corano: «Io mi sono persa. / Tu sai come trovarmi? / Mi ritroverai? / L’upupa disse / È un incanto, un incanto / Salomone ti tiene già / sulle sue labbra. / Sulla sua bocca / ti ritroverai. // Sì. Lei rispose. / Donami il canto. / Perché l’incanto / lo conosco già» (p. 31). Questa raccolta ha i colori e i profumi della fioritura, delle rinascite che la quotidianità riserva a chi ha occhi spalancati sulla totalità, a chi lascia la propria dimora aperta all’irruzione del sacro: «Quanta polvere hai portato / varcando la mia soglia. / Leggerissima d’estate, / quasi bianca, senza peso, / raggrumata nell’autunno, / greve di graniglia, quasi nera / nell’inverno, si colora / in primavera, è già pronta / a germogliare. Sì, germoglia / nella mia stanza! È nata / una vita d’erba sotto i tuoi passi, / mio fioritore» (p. 73). Quella della Copioli è una lirica che ricostruisce le epifanie che si manifestano in angoli remoti o in spazi aperti, sfumando i confini che separano la realtà concreta dall’orizzonte del sogno, pervasa da un prepotente afflato erotico: «È stato un viaggio di inizi. / La tomba del poeta. / Il letto nella notte. / Il mare nel mattino. / Il sogno che li lega. / L’inizio che lega il sogno / e ha il tuo nome» (p. 162). La poetessa appare sideralmente distante dai contenuti nichilistici di certa lirica novecentesca e coeva nonché dai tentativi di dissoluzione dei fondamenti comunicativi della letteratura; il suo è un linguaggio che possiede statuto ontologico. Poesia religiosa e filosofica che è però sorretta da levità e grazia, «in volo« sulle vestigia di un mondo che sa offrire ancora incantamenti e che sa strutturarsi sull’ironia, su un equo distacco che consenta un’autentica visione d’insieme: «Infine impara il riso. / Non seppellirlo in te, ridi, non sempre / il riso è degli stolti. / L’intelligenza passa dal riso, / ridi, scivola via, leggero» (p. 170). In tal senso, Il postino fedele è un indispensabile portolano che permette di navigare lungo i mari di una dimensione onirica che annulla le differenze fra tradizioni e culture, esaltando invece la comune tensione alla ricerca della rivelazione.
Tratto dalla rivista Humanitas 64 (6/2009) 982-983
(http://www.morcelliana.it/ita/MENU/Le_Riviste/Humanitas)
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