Esperienza religiosa e psicologia
(Credere oggi) [Libro in brossura]EAN 9788801042634
Con linguaggio semplice l’a., gesuita di formazione filosofica e psicologica, esplora la possibile relazione fra psicologia e religione, per superare il tradizionale approccio svalutativo della prima verso la seconda, nella convinzione che i due ambiti potrebbero reciprocamente aiutarsi nell’edificazione di una personalità sana ed equilibrata. Partendo dalla concezione della religione sviluppata da Freud, l’a. s’interroga sull’importanza dello sviluppo morale, conduce un’analisi psicologica di due fenomeni cruciali dell’esperienza religiosa, la conversione e la mistica, e infine descrive alcune modalità idonee a parlare dell’esperienza di Dio, diverse dalla semplice logica.
Tratto dalla rivista Il Regno n. 22 del 2009
(http://www.ilregno.it)
In questo volume l’Autore presenta uno studio sulla complessità ed importanza delle relazioni reciproche tra Religione e Psicologia, o più esattamente, tra il vissuto psicologico della persona umana e alcuni atteggiamenti della sua fede religiosa: due ambiti, che sono – spesso in modo inavvertito dalla persona - in profonda interazione. L’importante argomento è affrontato e discusso, presentando i contributi di vari autori, tra cui i “classici” nell’ambito della psicologia e della psicoanalisi, a partire da Sigmund Freud, integrati da studi di autori della psicoanalisi contemporanea. Il primo capitolo: Esperienza di fede e sviluppo psicologico rappresenta praticamente una breve esposizione critica della posizione di Freud nei riguardi della religione e di possibili comportamenti religiosi patologici. Dall’osservazione e dalla loro acuta descrizione l’Autore deduce la formazione di aspetti malsani e controproducenti della pratica religiosa. Il secondo capitolo: Dio come oggetto interno e il suo rapporto con l’illusione si basa ancora su una geniale intuizione di Freud che vede Dio come “oggetto di rappresentazione interiore” e come questa può contribuire a plasmare la visione del mondo, di sé stessi e dell’altro, potendo, quindi, contribuire anche all’elaborazione della fede religiosa.
L’Autore fa intravedere come le dinamiche del vissuto psicologico, le esperienze relazionali con i genitori e di altre persone possono creare delle condizioni psicologiche positive o negative. In questo senso il terzo capitolo: Sviluppo morale e religiosità e il quarto: Senso morale e religioso si qualificano come discussione interessante sulle relazioni tra sviluppo morale sano ed espansione umana equilibrata e serena della personalità, anche se le dinamiche psicologiche di queste relazioni non vengono molto esplicitate, data la prevalente ottica filosofica assunta dall’Autore. I penultimi capitoli: Conversione religiosa, il quinto e Mistica e riflessione psicologica, il sesto, illustrano i vissuti religiosi straordinari alla luce di documentazioni autobiografiche di Santi, riconosciuti tali dalla Chiesa cattolica. Del resto l’Autore discute la differenza fondamentale tra forme patologiche ed esperienze mistiche autentiche in base alle ricerche condotte, fin dai tempi di Freud, in ambito clinico e psichiatrico e psicoanalitico. Interessante è il settimo capitolo conclusivo: Come parlare di Dio?, che affronta il problema della comunicazione verbale e non-verbale dell’esperienza religiosa a livello interpersonale. Viene qui esplicitato che la trasmissione dell’esperienza di Dio non avviene mediante la comunicazione di un pensiero logico, bensì mediante il discorso analogico, realizzato dal simbolo e dalla metafora. Infatti, il discorso religioso, trasmesso in questo modo, ha la capacità di riunire in sé il semplice e il complesso, per rendere conto degli elementi concreti ed esperienziali, prendendone distanza. Simbolo e metafora rimandano ad un orizzonte di totalità (cf p. 342).
La metafora presenta le caratteristiche di poter rendere visibile l’invisibile e la parabola di “mostrare” il regno di Dio a partire dall’esperienza ordinaria, insieme alla sua paradossale distanza nei confronti dei comuni criteri di valutazione e di comportamento (cf p.343). L’autore si rifa a S.Tommaso, che vede nell’analogia la possibilità di poter illustrare, partendo dall’esperienza delle realtà create, il vero e il significativo a proposito del discorso su Dio. La modalità del pensiero analogico e metaforico consente, infatti, di riconoscere le somiglianze tra diverse realtà, senza negare le loro differenze (cf p.344). Anche per quest’ultimo capitolo il volume può costituire un valido sussidio per la preparazione di docenti di religione e di operatori ecclesiali ai vari livelli.
Tratto dalla Rivista di Scienze dell'Educazione n. 3/2009
(http://www.pfse-auxilium.org)
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