Il volume, in venti capitoli, segue le varie fasi di crescita dei figli, dall'attesa della gravidanza al distacco del giovane dalla famiglia. Capitolo per capitolo, dopo aver affrontato la dimensione psicologica e pedagogica, viene proposto lo "sguardo cristiano" sulle varie tematiche. Un libro pensato per chi vive l'appassionante e faticosa avventura di crescere dei figli: le mamma e i papà che vogliono dare senso e coerenza al loro ruolo di genitori.
INTRODUZIONE
Ho scritto questo libro pensando a chi come me vive l'appassionante e faticosa avventura di crescere dei figli.
Lo dedico a tutte le mamme e i papà che vogliono dare senso e coerenza al proprio ruolo di genitori, e in particolare a quei genitori che, in occasione di conferenze o consulenze, mi confidano ansie e preoccupazioni per il futuro dei loro figli. Dalla prima all'ultima riga, questo testo è attraversato da una certezza: fin dal primo istante di vita, appena uscito dal grembo della madre, il bambino è alla costante ricerca della gioia di amare e di essere amato. Un insopprimibile desiderio di felicità accompagna ogni essere umano, dal primo all'ultimo respiro.
Voglio condividere con voi questa convinzione, fonte inesauribile di forza e di speranza per chi ogni giorno esercita il "mestiere" di genitore. Nulla è più importante per il bambino di questo desiderio misterioso che lo muove dal profondo e lo spinge a volgere lo sguardo verso l' "altro", verso chi è diverso da lui. Nulla gli è più indispensabile, per un pieno sviluppo psicofisico, della certezza di essere accolto e compreso nel suo bisogno d'amore.
Da sempre la vocazione all'amore palpita nel cuore dei piccoli e dei grandi, anima i poveri e i ricchi, sostiene gli infermi e coloro che godono di buona salute, accomuna credenti, atei, cristiani, buddisti e musulmani. Con un eco possente, questo richiamo risuona nel cuore dei nostri figli. Che crescano nel verde della campagna o tra il cemento della città, che facciano fatica a scuola o che ottengano risultati brillanti, che attraversino un periodo di crisi o sprizzino gioia da tutti i pori, che ci riempiano di soddisfazioni o di angoscia, essi sono sempre e comunque degni di essere amati. Anche se talvolta ci sentiamo — spesso a torto — incapaci di rispondere alle loro attese o — forse — disarmati di fronte alla necessità di stare al passo con le loro crescenti esigenze.
Questa convinzione nasce dalla mia esperienza di genitore e psicologa, ma anche dalla mia esperienza di fede. Ed è proprio l'unione di queste due dimensioni — quella umana e quella spirituale — a costituire il filo conduttore del testo.
Quando riflettiamo sull'educazione, non possiamo non considerare l'apporto delle scienze umane in materia di psicologia dello sviluppo e di analisi dei meccanismi inconsci che condizionano le relazioni umane e la costruzione della persona. Anni di studi, ricerche e osservazioni hanno contribuito in modo significativo a cambiare lo sguardo della società nei confronti del bambino, riconoscendo a quest'ultimo lo status di "persona" a tutti gli effetti. Nel prendere in considerazione le varie tappe dello sviluppo del bambino, così come nell'affrontare i grandi temi della sessualità, del rapporto col denaro, della morte, ho dunque cercato di riportare e sintetizzare le più recenti conquiste delle scienze umane.
In quanto cristiana, mi sento molto segnata dalla scoperta, nella fede,della vocazione di figlio di Dio. Ridurre le Scritture ad uno sterile codice normativo, avrebbe significato tradire il vero spirito evangelico. La storia del popolo di Dio ci mostra l'immagine di un Padre che rispetta la libertà delle sue creature. L'atteggiamento spirituale di chi crede in Gesù Cristo e attinge alla sorgente del suo amore, permette di vivere l'essere genitore con fiducia e speranza, rivelando allo stesso tempo il significato più profondo della vocazione alla paternità/maternità.
È con questo spirito che, capitolo dopo capitolo, dopo aver affrontato la dimensione psicologica e pedagogica dei vari aspetti dell'educazione, ho voluto sottolineare come l'esperienza di fede e la meditazione della Parola di Dio possano rivelare la dimensione spirituale del ruolo di genitori.
Sta a voi, ora, intraprendere il viaggio attraverso questo testo, scegliendo l'approccio che riterrete più valido e utile in base alla vostra sensibilità e alle circostanze in cui vivete. Con la speranza che queste pagine possano incoraggiarvi e ridarvi fiducia nei momenti di stanchezza e di scoraggiamento, e con l'augurio che sappiate inventare gesti e parole nuove per aiutare i vostri figli a costruirsi come persone felici.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
DESIDERARE UN FIGLIO
Talvolta il desiderio di un figlio si impone con forza, per allargare l'orizzonte della propria esistenza e della coppia, per dare senso e profondità alla vita coniugale e familiare, o semplicemente per dire di sì alla vita. Può essere la prima volta, la seconda, la terza, ma è sempre incredibilmente emozionante sentirsi chiamati dalla Vita a dare vita. Può accadere che le difficoltà e le incertezze mettano in dubbio il desiderio di vita che abita il cuore di ogni uomo.
Il desiderio di un figlio si coniuga in tutti i tempi e si esprime in una grande varietà di modi. La procreazione è al centro del progetto della coppia. Il finale di molti racconti popolari recita: «Si sposarono, ebbero molti figli, e vissero felici e contenti». Se la traduzione in cifre dell'avverbio "molti" oggi è diversa da quella che era ieri, la morale della favola non cambia: i figli sono un'espressione spontanea della felicità della coppia.
Per i cristiani, un figlio è anche uno dei segni della fecondità dell'amore di Dio, del quale l'amore coniugale partecipa. Nella celebrazione del matrimonio i coniugi non si impegnano forse pubblicamente ad accogliere i bambini che Dio vorrà donare loro e a formare una famiglia? Il desiderio di un figlio cambia e si evolve seguendo il filo degli eventi che scrivono la storia della coppia. Così, l'aspirazione a diventare genitori per la prima volta è diversa da quella di allargare ulteriormente la famiglia dando un fratellino, o una sorellina, al primogenito. Allo stesso modo, una diagnosi inaspettata di sterilità costringe la coppia a ripensare la propria fecondità in altri termini. La situazione lavorativa può condizionare pesantemente la volontà di concepire un figlio.
QUANDO IL DESIDERIO SI IMPONE
Il desiderio di avere un figlio segna l'inizio di un'avventura al tempo stesso umana e spirituale. Per un cristiano, accogliere una nuova vita significa anche collaborare all'opera creatrice di Dio. In ogni caso, la decisione di mettere al mondo un figlio non può essere presa alla leggera, in quanto condiziona il benessere e il futuro del nascituro, della coppia che lo accoglie e della nuova famiglia che si viene a creare.
Anche quando il desiderio di un figlio si impone con forza nella storia della coppia, la riflessione sul passo che si sta per compiere non è mai superflua, soprattutto in circostanze particolari: un momento di instabilità in campo lavorativo, uno stato depressivo o una malattia che mina il benessere psicofisico di uno dei due coniugi, la necessità di accudire un genitore anziano, le attenzioni particolari che un altro figlio richiede...
QUANDO PREVALE L'INCERTEZZA
Altre coppie manifestano una certa titubanza quando si tocca l'argomento "bambini". Tra le ragioni che portano a procrastinare la nascita di un figlio, due sono le più ricorrenti: il timore che la coppia non abbia ancora raggiunto un grado di solidità sufficiente per accogliere un bambino e la precarietà della situazione lavorativa. Due obiezioni che si rivelano abbastanza giustificate in una società dove i fallimenti matrimoniali sono all'ordine del giorno e dove la disoccupazione ha raggiunto da tempo livelli preoccupanti. Due obiezioni che meritano senz'altro di essere ascoltate e prese in considerazione.
La coppia
«Quanto durerà la nostra unione?». Statistiche alla mano, una coppia su tre è destinata, presto o tardi, a sfasciarsi. La coscienza di questo rischio emerge in molte persone, soprattutto in quanti portano ancora addosso le ferite procurate dalla separazione dei propri genitori.
Se è vero che un figlio non salva un matrimonio ormai giunto al capolinea, è altrettanto vero che non si può reprimere il desiderio di un figlio nel timore di un'eventuale separazione. E se tale timore — reminiscenza di una situazione sofferta durante l'infanzia — si fa troppo pesante e doloroso da gestire, un adeguato sostegno psicologico può rivelarsi utile e risolutivo. Liberato dalle paure che lo incatenano al passato, l'individuo può nuovamente investire le proprie speranze in un progetto familiare.
La situazione lavorativa
La seconda obiezione è legata alla situazione materiale della coppia. Per quanto il rapporto tra entrate e dimensioni della famiglia sia evidente, esso si esprime in modo del tutto soggettivo. Il desiderio di avere un figlio (o più figli) non si riduce per tutti alla stessa equazione. Se per qualcuno il rischio della cassa integrazione condiziona pesantemente tutti i progetti di vita, per un altro può diventare uno stimolo a investire nuove energie in un altro settore dell'esistenza, che potrebbe essere, per esempio, quello familiare. L'idea di una diminuzione delle entrate può rivelarsi intollerabile per una coppia, mentre per un'altra la riduzione di stipendio non porta necessariamente ad escludere un'eventuale gravidanza. Normalmente i genitori che non vogliono far mancare nulla ai loro figli sul piano materiale sono quelli che fanno più fatica a "programmare un figlio" nei momenti di incertezza economica.
La carriera
Talvolta anche l'aspirazione alla carriera può complicare la delicata dinamica familiare. Sia che un certo tipo di avanzamento in campo lavorativo comporti l'allontanamento del coniuge dal domicilio familiare per periodi più o meno lunghi, sia che gli impedisca di assumere pienamente le proprie responsabilità o che diventi addirittura la preoccupazione prioritaria, conciliare carriera e famiglia richiede spesso vere e proprie capacità acrobatiche. Questo dato di fatto si rivela forse ancor più vero per la donna che non per l'uomo. In una situazione del genere, l'idea di mettere al mondo un figlio pone alla coppia una serie di problemi.
Avanzare dubbi in rapporto al bilancio familiare o alle ambizioni professionali di uno, o di entrambi i coniugi, non è di per sé un fatto inaccettabile nella prospettiva dello spirito evangelico. Ciascuno ha il compito e la responsabilità di interrogare con schiettezza la propria coscienza per discernere "la via migliore", ovvero il cammino che può portare al raggiungimento di quella felicità che Dio vuole per ogni creatura. Lo scetticismo può trasformarsi in occasione di dialogo e di verifica del progetto familiare. Qualunque sia l'esito della riflessione e dello scambio, la cosa più importante è che la decisione sia presa di comune accordo, con sincerità verso se stessi e verso il partner. Il dialogo accresce la propensione all'aiuto e al sostegno reciproco, soprattutto nel momento in cui i coniugi si trovano a dover prendere decisioni importanti, imparando anche ad accettare la componente di rinuncia che ogni scelta comporta.