Discorso durante l'Incontro interreligioso con i Giovani - Viaggio Apostolico in Mozambico, Madagascar e Maurizio
Tante grazie per le vostre parole di benvenuto! E grazie anche per tutte ed ognuna delle rappresentazioni artistiche che avete realizzato. Molte grazie, grazie! Sedetevi, mettetevi comodi.
Mi avete ringraziato perché ho riservato del tempo per stare con voi. Cosa può esserci di più importante per un pastore che stare con la sua gente? Cosa c’è di più importante per un pastore che incontrarsi con i suoi giovani? Voi siete importanti! Avete bisogno di saperlo, avete bisogno di crederci: voi siete importanti! Però con umiltà. Perché non siete solo il futuro del Mozambico, o della Chiesa e dell’umanità; voi siete il presente, siete il presente del Mozambico, con tutto ciò che siete e fate, state già contribuendo al presente con il meglio che oggi potete dare. Senza il vostro entusiasmo, le vostre canzoni, la vostra gioia di vivere, che sarebbe di questa terra? Senza i giovani, cosa sarebbe di questa terra? Vedervi cantare, sorridere, ballare, in mezzo a tutte le difficoltà che attraversate – come giustamente ci raccontavi tu – è il miglior segno del fatto che voi giovani siete la gioia di questa terra, la gioia di oggi, di oggi. La speranza del domani.
La gioia di vivere è una delle vostre principali caratteristiche, la caratteristica dei giovani, la gioia di vivere, come si può sentire qui! Gioia condivisa e celebrata, che riconcilia, e diventa il miglior antidoto per smentire tutti quelli che vi vogliono dividere – attenzione: che vi vogliono dividere! –, che vi vogliono frammentare, che vi vogliono contrapporre. Come si sente, in alcune regioni del mondo, la mancanza della vostra gioia di vivere! Come si sente, in alcune regioni del mondo, la gioia di essere uniti, di vivere insieme, diverse confessioni religiose, ma figli della stessa terra, uniti.
Grazie di essere qui alle diverse confessioni religiose. Grazie perché vi incoraggiate a vivere la sfida della pace e a celebrarla oggi insieme come famiglia, compresi coloro che, pur non appartenendo ad alcuna tradizione religiosa, sono venuti per partecipare... Così sperimentate che tutti siamo necessari: con le nostre differenze, ma necessari. Le nostre differenze sono necessarie. Insieme, come vi trovate adesso, voi siete il palpito di questo popolo, dove ognuno svolge un ruolo fondamentale, in un unico progetto creativo, per scrivere una nuova pagina di storia, una pagina piena di speranza, piena di pace, piena di riconciliazione. Vi chiedo: volete scrivere questa pagina? [rispondono: sì!] Quando sono entrato, avete cantato “riconciliazione”. Volete ripeterlo? [tutti: Riconciliazione! Riconciliazione! Riconciliazione!] Grazie!
Mi avete fatto due domande, ma penso che siano collegate. Una era: come fare perché i sogni dei giovani diventino realtà? E l’altra: come fare perché i giovani si coinvolgano nei problemi che affliggono il Paese? Voi, oggi, ci avete indicato la strada e ci avete insegnato come rispondere a queste domande.
L’avete detto con l’arte, con la musica, con la ricchezza culturale di cui hai parlato con tanto orgoglio…, avete espresso una parte dei vostri sogni e delle vostre realtà; in ognuna di quelle espressioni, si presentano modi diversi di affacciarvi sul mondo e guardare l’orizzonte: sempre con occhi colmi di speranza, pieni di futuro e pieno di desideri. Voi, giovani, camminate con due piedi come gli adulti, nello stesso modo; ma, a differenza degli adulti che li tengono paralleli, ne avete sempre uno davanti all’altro, pronti a partire, a scattare. Avete tanta forza, siete capaci di guardare con tanta speranza! Siete una promessa di vita, che porta in sé una tenacia (cfr Esort. ap. postsin. Christus vivit, 139), che non dovete perdere né lasciarvi rubare.
Come realizzare i sogni, come contribuire a risolvere i problemi del Paese? Mi piacerebbe dirvi: non lasciate che vi rubino la gioia! Non smettete di cantare e di esprimervi secondo tutto il bene che avete imparato dalle vostre tradizioni. Che non vi rubino la gioia! Come vi ho detto, ci sono molti modi di guardare l'orizzonte, il mondo, di guardare il presente e il futuro, ci sono molti modi. Ma bisogna stare attenti a due atteggiamenti che uccidono i sogni e la speranza. Quali sono? La rassegnazione e l’ansia. Due atteggiamenti che uccidono i sogni e la speranza. Sono grandi nemiche della vita, perché di solito ci spingono su un percorso facile ma di sconfitta; e il pedaggio che chiedono per passare è molto caro! È molto caro. Si paga con la propria felicità e persino con la propria vita. Rassegnazione e ansia: due atteggiamenti che rubano la speranza. Quante promesse vuote di felicità, che finiscono per mutilare delle vite! Sicuramente sapete di amici, conoscenti – o potrebbe essere capitato a voi – che, in momenti difficili, dolorosi, quando tutto sembra caderti addosso, restano schiacciati dalla rassegnazione. Bisogna stare molto attenti, perché questo atteggiamento «fa prendere la strada sbagliata. Quando tutto sembra fermo e stagnante, quando i problemi personali ci inquietano, i disagi sociali non trovano le dovute risposte, non è buono darsi per vinti” (ibid., 141). Non è buono darsi per vinti! Ripetete: non è buono darsi per vinti. [tutti: non è buono darsi per vinti!]
So che alla maggior parte di voi piace molto il calcio. È vero? Ricordo un grande giocatore di queste terre che ha imparato a non rassegnarsi: Eusebio da Silva, la “pantera nera”. Iniziò la sua vita sportiva nella squadra di questa città. Le gravi difficoltà economiche della sua famiglia e la morte prematura di suo padre non impedirono i suoi sogni; la sua passione per il calcio lo ha fatto perseverare, sognare e andare avanti... arrivando a segnare 77 reti per questo club di Maxaquene! Non mancavano i motivi per rassegnarsi... e lui non si rassegnò.
Il suo sogno e la sua voglia di giocare lo hanno spinto avanti, ma è stato altrettanto importante trovare con chi giocare. Sapete bene che, in una squadra, non sono tutti uguali, non fanno tutti le stesse cose né pensano tutti allo stesso modo. No. Ogni giocatore ha le sue caratteristiche, come possiamo scoprire e godere in questo incontro: veniamo da tradizioni diverse e possiamo persino parlare lingue diverse, ma questo non ci ha impedito di incontrarci. Già molto si è sofferto e si continua a soffrire, perché alcuni si credono in diritto di decidere chi può “giocare” – no! – e chi invece deve restare “fuori dal campo” - è un diritto ingiusto! -, alcuni che passano la vita a creare divisione e contrapposizione, e a fare la guerra. Oggi voi, cari amici, siete un esempio, siete una testimonianza di come dobbiamo agire. Testimoni di unità, di riconciliazione, di speranza. Come una squadra di calcio. Come impegnarsi per il Paese? Proprio come state facendo ora, restando uniti, aldilà di qualsiasi cosa vi possa differenziare, cercando sempre l’opportunità per realizzare i sogni di un Paese migliore, ma... insieme. Insieme. Com’è importante non dimenticare che l’inimicizia sociale distrugge. Insieme! [tutti: l’inimicizia sociale distrugge!] E una famiglia si distrugge per l’inimicizia. Un Paese si distrugge per l’inimicizia. Insieme! [tutti: l’inimicizia sociale distrugge!] Il mondo si distrugge per l’inimicizia. E l’inimicizia più grande è la guerra. Perché sono incapaci di sedersi e parlare. Siate capaci di creare l’amicizia sociale.
Ricordo il proverbio che dice: “Se vuoi arrivare alla svelta, cammina da solo; se vuoi arrivare lontano, vai in compagnia”. Lo ripetiamo. [tutti: se vuoi arrivare alla svelta, cammina da solo; se vuoi arrivare lontano, vai in compagnia.] Si tratta sempre di sognare insieme, come state facendo oggi. Sognate con gli altri, mai contro gli altri; sognate come avete sognato e preparato questo incontro: tutti uniti e senza barriere. Questo fa parte della “nuova pagina della storia” del Mozambico.
Giocare insieme ci insegna che non solo la rassegnazione è nemica dei sogni, ma anche l’ansia. Rassegnazione e ansia. L’ansia: questa «può diventare una grande nemica quando ci porta ad arrenderci perché scopriamo che i risultati non sono immediati. I sogni più belli si conquistano con speranza, pazienza e impegno rinunciando alla fretta. Nello stesso tempo, non bisogna bloccarsi per insicurezza, non bisogna avere paura di rischiare e di commettere errori» (ibid., 142), è normale. Le cose più belle maturano col tempo e, se qualcosa non ti è andato bene la prima volta, non aver paura di riprovare ancora e ancora e ancora. Non aver paura di sbagliare! Possiamo sbagliare mille volte, ma non cadiamo nell’errore di fermarci perché qualcosa non è andato bene la prima volta. L’errore peggiore sarebbe quello di abbandonare, a causa dell’ansia, abbandonare i sogni e la voglia di un Paese migliore.
Ad esempio, avete davanti agli occhi la bella testimonianza offerta da Maria Mutola, che ha imparato a perseverare, a continuare a provare, nonostante restasse incompiuto il suo desiderio di ottenere la medaglia d’oro nei primi tre Giochi Olimpici a cui ha partecipato; successivamente, al quarto tentativo, questa atleta degli 800 metri ha ottenuto la sua medaglia d’oro alle Olimpiadi di Sydney. Tentare, tentare. L’ansia non l’ha portata a chiudersi in sé stessa; i suoi nove titoli mondiali non le hanno fatto dimenticare il suo popolo, le sue radici, ma ha continuato a prendersi cura dei bambini bisognosi del Mozambico. Come lo sport ci insegna a perseverare nei nostri sogni!
Vorrei aggiungere un altro elemento importante. No all’ansia, no alla rassegnazione, e ora un altro elemento importante: non escludete i vostri anziani.
Anche i vostri anziani possono aiutare affinché i vostri sogni e le vostre aspirazioni non inaridiscano, non siano spazzati via dal primo vento di difficoltà o di impotenza. Gli anziani sono le nostre radici. Lo diciamo? [tutti: Gli anziani sono le nostre radici. Gli anziani sono le nostre radici]
Le generazioni precedenti hanno molto da dirvi, da proporvi. È vero che a volte noi, gli anziani, lo facciamo in modo autoritario, come ammonimento, incutendo paura. È vero, a volte mettiamo paura oppure abbiamo la pretesa che voi facciate, parliate e viviate proprio come noi. È sbagliato. Voi invece dovrete fare la vostra sintesi, ma ascoltando, valorizzando quelli che vi hanno preceduto. Non avete fatto così con la vostra musica? Al ritmo tradizionale del Mozambico, la “marrabenta”, ne avete mescolati altri moderni e così è nato il “pandza”. Quello che avete ascoltato, che avete visto cantare e ballare dai vostri genitori e dai vostri nonni, lo avete assunto come proprio. Questa è la strada che vi propongo: una «strada, fatta di libertà, di entusiasmo, di creatività, di orizzonti nuovi, ma coltivando nello stesso tempo le radici che alimentano e sostengono» (ibid., 184). Gli anziani sono le nostre radici. [tutti: gli anziani sono le nostre radici]
Tutti questi sono piccoli elementi che vi possono dare il supporto di cui avete bisogno per non chiudervi nei momenti di difficoltà, ma aprirvi una breccia di speranza; una breccia che vi aiuterà a mettere in campo la vostra creatività e a trovare nuove strade e nuovi spazi per rispondere ai problemi con il gusto della solidarietà.
Molti di voi sono nati sotto il segno della pace, una pace travagliata che ha attraversato momenti diversi: alcuni più sereni e altri di prova. La pace è un processo che anche voi siete chiamati a portare avanti, stendendo sempre le vostre mani soprattutto a coloro che passano momenti difficili. Grande è il potere della mano tesa e dell’amicizia tradotta in gesti concreti! Penso alla sofferenza di quei giovani carichi di sogni che sono venuti a cercare lavoro in città, e oggi si trovano senza casa, senza famiglia e senza una mano amica. Com’è importante imparare ad essere una mano amica e tesa! Questo gesto, il gesto della mano tesa. Tutti insieme! Il gesto della mano tesa. [Tutti: il gesto della mano tesa]. Grazie. Cercate di crescere nell’amicizia anche con coloro che la pensano diversamente, in modo che la solidarietà cresca tra di voi e diventi l’arma migliore per trasformare la storia. La solidarietà è la migliore arma per trasformare la storia.
Una mano tesa, che ci ricorda anche la necessità di impegnarci nella cura della nostra Casa Comune. Indubbiamente siete stati benedetti con stupende bellezze naturali: foreste e fiumi, vallate e montagne e tante belle spiagge.
Purtroppo, qualche mese fa avete subito la furia di due cicloni, avete visto le conseguenze dello sfacelo ecologico in cui viviamo. In molti, compresi tanti giovani, hanno già abbracciato la sfida improrogabile di proteggere la nostra casa. Abbiamo una sfida: proteggere la nostra casa comune.
Consentitemi di lasciarvi un ultimo pensiero: Dio vi ama; e su questa affermazione siamo d’accordo tutte le tradizioni religiose. «Per Lui tu sei realmente prezioso, non sei insignificante, sei importante per Lui, perché sei opera delle sue mani.
Perché ti ama. Cerca di rimanere un momento in silenzio lasciandoti amare da Lui. Cerca di mettere a tacere tutte le voci e le grida interiori e rimani un momento nel suo abbraccio d’amore» (Christus vivit, 115). Facciamolo insieme ora [rimangono un momento in silenzio].
È l’amore del Signore, che sa più di risalite che di cadute, di riconciliazione che di proibizione, di dare nuova opportunità che di condannare, di futuro che di passato» (ibid., 116).
So che voi credete in questo amore che rende possibile la riconciliazione.
Grazie! E, per favore, non vi dimenticatevi di pregare per me.
Dio vi benedica.
Discorso del Santo Padre durante l'Incontro interreligioso con i Giovani - Viaggio Apostolico in Mozambico, Madagascar e Maurizio - 5/09/2019
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