In questo volume è stata ricostruita la figura di Contardo Ferrini attraverso un'antologia di suoi scritti e di testimonianze sulla sua persona, in sinossi con alcuni passi del Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica. Tale parallelo è stato concepito allo scopo di far emergere come il pensiero e le opere dell'illustre Professore possano considerarsi come un catechismo vivente.
PREFAZIONE
«La fede di Ferrini è, ancora, anche la nostra fede?». Non poteva formulare miglior domanda Marco Ferraresi, Presidente dell’Unione Giuristi Cattolici di Pavia “Beato Contardo Ferrini”, nel suo elaborato La Fede di Ferrini, la nostra Fede, che introduce questo illuminante saggio contenente la testimonianza di Fede di un uomo dotto, giusto, saggio e profondamente cattolico.
La religione di Contardo Ferrini O.F.S. (Milano, 4 aprile 1859 – Verbania, 17 ottobre 1902) non è più quella praticata da gran parte del mondo cattolico. Egli era preparato nella dottrina, credeva nei dogmi, parlava di Paradiso, di Purgatorio, di Inferno, credeva nel pericolo mortale del peccato, credeva nell’innesto della grazia nelle anime, nell’azione soprannaturale nel naturale. Oggi, la maggioranza di coloro che si dichiarano cattolici credono in un surrogato di Cristo Gesù, creato a proprio uso e consumo, la cui qualità principale è quella di “chiudere un occhio” o tutti e due; sempre pronto a far festa, a banchettare, a togliere a ciascuno la responsabilità della croce.
Il Professor Ferrini divenne uno dei più stimati cultori di Diritto romano, la cui attività ha lasciato un’impronta negli studi successivi. Fu docente in diverse Università, ma il suo nome è legato soprattutto a quella di Pavia, dove si laureò nel 1880. Frequentò due anni di perfezionamento a Berlino, poi fece ritorno in Italia e approdò alla cattedra di Diritto romano dell’Università di Messina e divenne anche preside della Facoltà giuridica di Modena. In un’epoca in cui i docenti universitari erano perlopiù anticlericali, a causa della Massoneria che si era infiltrata nelle facoltà, Contardo Ferrini fu legato alla Chiesa, esprimendo pubblicamente e con coraggio la sua religiosità. Fu sepolto a Suna, in seguito il suo corpo venne traslato nella Cappella dell’Università Cattolica di Milano, ma, dopo la beatificazione, il suo cuore ritornò nuovamente a Suna, sul Lago Maggiore.
I cattolici doc, come lo fu Ferrini, sempre disponibile a farsi carico della croce, sono decisamente scomodi: lo fu nel suo tempo e lo è oggi. È proprio per tale ragione che essi vengono confinati nei luoghi reconditi della memoria e delle biblioteche. I santi, invece, la cui devozione è più estesa, li si manipola furbescamente, inglobandoli nel sentire “moderno”, affermando che essi hanno anticipato i loro tempi (identificando la contemporaneità come l’approdo a cui tutta l’umanità, sia passata che presente, ambisce) e sono stati precursori del Concilio Vaticano II. Viene utilizzato, insomma, un metodo decisamente originale e rivoluzionario, visto che mai nella storia della Chiesa si è detto o scritto, per esempio, che alcuni santi sono stati anticipatori del Concilio di Nicea o del Concilio di Trento oppure del Vaticano I. Si tratta di un mezzo strumentale, utile per inserire i santi in un contesto egoistico e accomodante per i propri interessi. Il destino, invece, dei testimoni che possiedono un culto più locale e circoscritto è quello di essere silenziati: Contardo Ferrini rientra in questa categoria.
Uomo “tutto d’un pezzo”, profondamente devoto, di vita integra e casta, era disposto al confronto, alla polemica, ma non fu mai cedevole al dialogo ad oltranza, quello che compromette principi e regole; così come non fu mai disposto a venire a patti con la menzogna e l’errore. Egli consumò davvero la sua esistenza per difendere i valori non negoziabili.
Ci sono coloro che corrono dietro le chimere del «sincretismo ammantato di ecumenismo», come afferma Marco Ferraresi, lui, al contrario, difendeva la Fede con passione e vibrante pathos contro il luteranesimo. Fu il docente giurista, esperto in diritto romano, che ben comprese quale teologia modernista era emersa dai prodromi illuministi, quella che, cinque anni dopo la sua morte, san Pio X condannerà nell’Enciclica Pascendi Dominici Gregis (1907) e che riemergerà con virulenza nel corso di tutto il Novecento.
Occorre ricordare, però, che i santi non passano di moda, i loro esempi, il loro vivere le virtù teologali e cardinali, il loro appartenere a Cristo li rende modelli costanti lungo il corso dei secoli. Come ben riportato nel testo e come ci insegna san Paolo (cfr. Eb 13, 8) Cristo «è lo stesso, ieri, oggi e sempre» e proprio per tale ragione la Fede in Lui non può mutare, come ricorda Benedetto XVI nella Lettera ai vescovi di tutto il mondo per presentare il “Motu Proprio” sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970 (7 luglio 2007): «ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso».
Felice il titolo di questo libro, perché davvero i santi sono un “catechismo vivente” e sono la “corretta ermeneutica”, indissolubilmente valida in tutti i tempi e in tutti i luoghi. Si tratta di una breve antologia di testi, correlati da puntuali note, testi dai quali possiamo attingere alla fonte di un maestro della Fede, dove si coglie la scomodità e la felicità del Cattolicesimo. Tutte le verità di Fede, tutta la bellezza e la purezza della Tradizione, tutta la gioia del cattolico vibra da questi scritti, dai quali scaturisce un eccezionale e ragionato invito a ribellarsi all’eresia del liberalismo introdotto nel Cristianesimo:
«Oh sentitela tutta la dolcezza della dottrina cattolica; gustatela nella sua continua verità e pensate se l’uomo ne può far senza! Pensate se l’uomo potrebbe vivere nelle molteplici tribolazioni della sua povera vita, se non vi fosse questa sovrumana idea, che le poche gioie dell’esistenza purifica ed i molti dolori lenisce!» (Sul recente positivismo nella vita pratica, 1885).
Questo giureconsulto, Terziario francescano, che visse come pensava e pensò secondo i principi di Santa Romana Chiesa, dimostrò che la Fede non solo non si oppone alla scienza, ma la tutela e la difende dagli errori:
«È tanto bello – per dare un esempio del come si possa unire la contemplazione dello spirito e l’indefessa attività della mente – è tanto bello il metodo che vediamo usato nello studio in diversi libri del grande Agostino»: per Ferrini, come per sant’Agostino, lo studio era un colloquio con la Suprema Verità, con il Vero Assoluto e la scienza divenne per lui gradino per abbracciare, come affermò Pio XII, nel discorso ai fedeli convenuti a Roma per la beatificazione del 14 aprile 1947 del cattolico milanese: la «scienza della carità di Cristo: scire etiam supereminentem scientiae caritatem Christi. Scienza umana, scienza religiosa e scienza della carità di Cristo: ecco i gradi del genio, delle virtù e della santità di Contardo».
Questo lettore attento del De Imitatione Christi, amava Maria Santissima, «anima benedetta», amava la Chiesa, amava la Santa Messa e per tali amori veniva deriso, ostacolato e danneggiato. Eppure non si vendette al mondo e continuò ad affermare la verità:
«Certo v’hanno virtù fra i protestanti, certo vi hanno sinceri adoratori dell’Uomo-Dio, certo vi hanno fiori che s’imperlano di rugiada celeste, e che Dio non rifiuterà; ma quanto bene che resta così imperfetto, sconsacrato, privo di quella efficacia che avrebbe nella chiesa di Dio vivo, all’ombra degli altari cattolici! Il protestantesimo ci dà delle persone oneste, là dove la nostra immacolata religione farebbe dei santi. Oh! preghiamo per loro, ed offriamo qualche mortificazione, qualche aspirazione, qualche elemosina per loro, come anche per tanti nostri fratelli ancora più miserabili, che non sono cresciuti nell’ignoranza del vero, ma hanno scientemente calpestata la verità ricevuta, senza forse pensare che intanto calpestano il sangue di quei martiri generosi, che l’hanno sostenuta con gioia sotto i tormenti» (Berlino, 1882).
Chi nasce nella Chiesa e chi vi approda non può, secondo il beato Ferrini, non ammirare questa istituzione forte, immensa, antica, «mille volte combattuta e mille volte trionfante».
Propizia risulta l’uscita di questo studio che cade proprio nell’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI (11 ottobre 2012 – 24 novembre 2013), una Fede minacciata, a volte sfigurata, chiaramente in crisi negli aspetti sia morali che di evangelizzazione.
L’impostazione del libro ricorda la metodologia del Catechismo di san Pio X (promulgato cento anni fa, il 18 ottobre 2012): domande e risposte. Domande che tutti ci poniamo e alle quali vorremmo rispondere con sicurezza, con cognizione di causa, senza sentimentalismi inutili, fugando, finalmente, dubbi, astuzie e malizie. Ecco che personalità come quella di Ferrini, che diede a sé e agli altri risposte di certezza, restituiscono il significato autentico e luminoso del Credo cattolico, dando senso compiuto alla realtà dei Sacramenti.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
LA FEDE DI FERRINI, LA NOSTRA FEDE
di Marco Ferraresi
Il presente volume vede la luce in un provvidenziale intreccio di anniversari. 110 anni fa, il 17 ottobre 1902, Contardo Ferrini moriva in Suna: la memoria di tale ricorrenza costituisce l’immediata occasione di questo libro. 100 anni fa, il 18 ottobre 1912, veniva promulgato il Catechismo della dottrina cristiana del Papa San Pio X, su cui si sono formate generazioni di cattolici. 50 anni fa, il 23 giugno 1962, veniva pubblicata l’edizione aggiornata del Missale Romanum, e l’11 ottobre si inaugurava il Concilio ecumenico Vaticano II. 20 anni fa, l’11 ottobre 1992, con la Costituzione apostolica Fidei Depositum il Beato Giovanni Paolo II disponeva la pubblicazione del nuovo Catechismo della Chiesa cattolica. Questi due ultimi eventi hanno costituito, a loro volta, l’occasione per l’indizione di un Anno della Fede, dall’11 ottobre 2012 al 24 novembre 2013, ad opera del Santo Padre felicemente regnante, con Motu Proprio Porta Fidei dell’11 ottobre 2011. Contestualmente, dal 7 al 28 ottobre 2012 si è tenuta la XIII assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi, convocata da Benedetto XVI e dedicata a “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”.
L’Anno della Fede, in particolare, rappresenta l’invito del Papa a riflettere sulla grave crisi di fede, che attraversa la Chiesa nel tempo presente, e sui mezzi per farvi fronte. Tra le sue preoccupazioni, il Santo Padre annovera una scorretta ermeneutica ed applicazione dei testi dell’ultimo Concilio e delle riforme successive, da leggersi invece “all’interno della Tradizione della Chiesa”, della sua “intera storia dottrinale”, in “continuità” con i suoi “principi”.
È precipuo compito, nei rispettivi ruoli, dei legittimi Pastori e dei teologi cattolici approfondire le questioni ermeneutiche sollevate dal Romano Pontefice. Tuttavia anche il semplice fedele laico, per la grazia derivante dal Battesimo e dagli altri Sacramenti, può ben accorgersi delle conseguenze della crisi della fede, così come è in grado di riconoscere i testimoni della vera fede, quali esempi da indicare e da imitare per il rinnovamento generale della vita cristiana.