Perchè il Doctor House piace tanto? Come spiegare il successo televisivo di una serie tv? In queste pagine gli autori interpretano e commentano tutta la genialità del creatore di un Cult Movie che esalta l'esistenza di valori autentici.
INTRODUZIONE
Una strana “morale”
«… questo ci chiede uno sforzo per superare l’impatto con questi comportamenti negativi e arrivare a capire il messaggio principale della serie: non fermarsi a quello che si vede, ma fissare il punto decisivo: il cambiamento e lo stupore di una mente cinica».
Quando vediamo il fornaio impastare il pane, sappiamo che saprà trarne una bella e gustosa rosetta o un ottimo sfilatino: è il suo mestiere, lavora da anni a questo e la sua bravura non ci lascia stupiti. Se però andiamo a casa di un amico e questi durante la cena ci spiega che il dolce che stiamo mangiando è frutto di un suo personale lavoro di cottura e impastatura, la cosa ci stupisce favorevolmente, perlomeno se il dolce è buono. Se poi il dolce è buonissimo e l’amico era uno che ritenevamo un fannullone, la questione ci incuriosisce e ci rallegra tantissimo.
Questo è il caso della serie televisiva Dr. House MD. È noto che dalla TV filtrano pochissimi segnali fuori dal coro del politically correct che strombazza e imprime nelle menti poca cultura e due soli “valori”: l’autodeterminazione (che finisce col diventare solitudine) e il disimpegno. È anche vero che talvolta sono trasmesse fiction con storie di personaggi storici o personaggi religiosi simpatici (ancor più saltuariamente). Ma… che papi e santi comunichino messaggi “cristiani” ce lo aspettiamo. È una sorpresa quando il protagonista (l’eroe) della fiction è un tipo decisamente cinico. Qui sta la genialità di chi ha creato la serie di House: non essere scontato ma proporre un itinerario eticamente buono usando le parole, le immagini, e anche le debolezze umane che normalmente veicolano ben altro tipo di messaggi.
Perché “una strana morale”? Perché è una morale che “non fa la morale”. Con i suoi aforismi, i suoi apologhi, con le sue idiozie e le battute dei colleghi di House, questa serie riafferma dei valori forti e fermi, pur con le sue contraddizioni, col suo cinismo e il suo ateismo urlato (ma solo per darsi un tono, molto probabilmente). In fondo la morale non è solo escatologia, ma anche riaffermare la verità sull’uomo. Attenzione, comunque: House è un “cattivo”, è cinico. Ci è richiesto uno sforzo per superare l’impatto con questi comportamenti negativi, per arrivare a capire il messaggio principale della fiction, non fermarsi a quello che si vede, ma fissare il punto decisivo: il cambiamento e lo stupore di una mente cinica.
Un insegnamento morale può derivare dal modo in cui si affrontano i temi etici, per arrivare a verità più grandi. È questo il motivo per cui per esempio la Chiesa ha così a cuore il suo magistero sociale e in particolare i temi bioetici: salvare l’uomo dall’attacco all’uso della ragione e alla categoria dell’“incontro”, i due elementi che permettono e facilitano la vita in tutte le sue dimensioni – e quindi anche nella dimensione religiosa. Già, il Cristianesimo nasce e vive di incontri e di testimonianze, prima ancora che di dottrine scritte; ha l'umanissima pretesa di vagliare e giudicare questi incontri e queste testimonianze alla luce della ragione. E questa è la dinamica sociale e reale dell'uomo: conoscere se stesso scoprendosi riflesso nell'altro, e poi cooperare con l'altro avendo capito che ha i suoi stessi desideri e limiti.
Ora, tante novità sconvolgenti in campo bioetico realizzano proprio l’opposto: partono dal concetto che ogni uomo è una specie di cavallo rinchiuso in un recinto e in quel recinto si gode la sua supposta libertà. Hanno come ideale l’isolamento e la cosiddetta “autodeterminazione”. Mostrano un uso restrittivo della ragione: non sono infatti più in grado di chiamare “bambino” un bambino (solo perché non è ancora nato), o ostentano terrore verso un supposto “accanimento delle cure”, che spesso è solo il tentativo di salvare una vita (ma per alcuni salvare la vita di un disabile è un’azione di cui non vantarsi). Non a caso l’aborto e l’eutanasia come “diritti” nascono dall’idea che nessuno possa o debba interferire con le decisioni che magari in un momento di solitudine o di disperazione sono state prese. Presto bisognerà essere straordinariamente audaci per dissuadere un suicida dal suo intento, perché ci sarà il rischio di essere denunciati per aver interferito con la sua “autodeterminazione”: anche House c’è passato, quando ha voluto salvare un paziente, nonostante il suo testamento biologico! Ma c’è qualcosa che non torna, anche perché la pratica clinica e la conoscenza dei casi smentisce che queste scelte siano davvero scelte libere: come sappiamo bene dalla letteratura scientifica, spesso queste “decisioni libere” nascono da costrizioni esterne e possono essere modificate se arriva chi offre una valida alternativa, soprattutto dal punto di vista umano, e ovviamente – quando serve – anche economico o sociale.
L’attacco alla ragione e all’incontro tra le persone viene perpetrato dietro un particolare paravento costituito dalla falsa idea che attraverso i “vantaggi” di questa aggressione distruttiva arrivino alla popolazione dei “diritti” nuovi, i cosiddetti “diritti civili”, di molti dei quali, se guardiamo bene, faremmo tranquillamente a meno. Queste allegre “concessioni” di diritti ad alcuni hanno il loro rovescio della medaglia: man mano che i nuovi diritti arrivano, quelle categorie che non possono reclamare la loro “autodeterminazione”, cioè bambini, anziani e disabili vengono a perdere sempre più i loro. Insomma, sempre più “diritti artificiali” per sempre meno persone: chi non sa o non può farsi sentire, resti senza diritto di cittadinanza, addirittura senza la possibilità di definirsi “persona”, secondo quanto affermano molti filosofi di moda.
Questo libro nasce dal fascino di un personaggio di una favola televisiva; conoscendolo meglio abbiamo scoperto che nelle storie che di lui vengono raccontate emerge e ci stupisce potentemente il modo positivo di guardare la realtà. E guarda caso, questo modo di guardare la realtà è proprio quello che sta alla base della comunicazione del messaggio cristiano e che tutto, nella società d’oggi, vuole nascondere: l’uso potente e non censorio della ragione e la potenza del contatto umano (che, in questo caso, mostra la sua potenza terapeutica proprio quando il protagonista vorrebbe rifiutarlo; ma, dentro di sé, esplode qualcosa che glielo impedisce).
Che questi messaggi positivi nascano da un personaggio “cattivo” in fondo ci piace: serve a dare meno spazio al sentimentalismo e più fiducia al nostro essere fallaci (ma redimibili) esseri umani.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
house: il destino contro il capriccio
Questo libro apre a qualcosa che potrebbe sfuggire nella visione del popolare telefilm, ma non è un libro per critici televisivi, né tantomeno esclusivamente per persone con una particolare sensibilità morale: è un libro per tutti, indipendentemente dall’uso che se ne vuole fare o dal retroterra culturale di chi legge. Può essere una semplice lettura, che speriamo piacevole, ma può anche essere usato da chi voglia affrontare in modo un po’ smaliziato e divertente alcuni temi molto attuali di bioetica e di medicina.
Intanto capiamo come NON usarlo. Siamo in presenza di una storia televisiva, dunque piena di chiaroscuri, di dubbi e di errori; perciò né la figura di House né quelle di altri personaggi vanno prese ad esempio positivo di comportamento e di etica. Non si deve pensare ad una “santificazione” di un personaggio TV, né tantomeno che si proponga una sua imitazione. Anzi.
Questo libro deve essere usato per capire come questa serie TV sia strutturata e perché desti in chiunque un sussulto; perché sia, per chiunque la guardi, una provocazione profonda, forse dolorosa ma, se ben usata, utile. È una provocazione “positiva”, per fortuna, e questo non è poco. Quando diciamo “positiva” non intendiamo il semplice “accordarsi” con la morale tradizionale o con l’etica che nasce da una pratica religiosa, ma “qualcosa” che fa risuonare il nostro cuore come ciò che da tempo attendevamo, che non esalta solo un particolare desiderio a scapito di altri. Già, perché spesso nella cultura occidentale si nota un'atrofizzazione dei desideri, magari dei desideri buoni, che se non tengono in conto tutte le altre dimensioni del nostro essere finiscono col diventare dei mostri. Basti pensare che la salute stessa è il soddisfacimento dei nostri desideri, ma se la intendiamo come il soddisfacimento di uno solo (per esempio, ottenere un tale risultato o godere di una certa cosa) e dimentichiamo tutte le altre necessità e dimensioni del nostro io, invece di promuovere la salute ci ammaliamo.