Intervenire nel dibattito pubblico sul tema dell'obiezione di coscienza è per l'Associazione Scienza & Vita una sfida sempre più rilevante, specie in un momento storico in cui l'esaltazione del concetto di autonomia rischia di assumere il significato di deriva libertaria e - talora - liberticida.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Il Quaderno che oggi presentiamo ai lettori contiene gli Atti del XI Convegno Nazionale che la nostra Associazione ha celebrato lo scorso 24-25 maggio 2013, dal titolo “L’obiezione di coscienza tra libertà e responsabilità”.
Intervenire nel dibattito pubblico con un grande convegno sul tema della obiezione di coscienza è stato per l’Associazione Scienza & Vita una sfida rilevante e significativa, specie in un momento storico e culturale nel quale l’elogio e l’esaltazione del concetto di autonomia rischia di assumere il significato di deriva libertaria e – talora – liberticida.
Già in precedenza, peraltro, l’Associazione era intervenuta sul tema della obiezione di coscienza, limitatamente al tema della prescrizione della pillola postcoitale, facendone oggetto di un Parere dal titolo, appunto, “Obiezione di coscienza del medico e pillola del giorno dopo (o dei cinque giorni dopo)”, pubblicato sulla Newsletter n. 58 del giugno 20123, unitamente ad uno specifico Focus contenente contributi di alcuni degli autori di questo Quaderno.
Le relazioni presentate al Convegno Nazionale riflettono le diverse competenze giuridiche, scientifiche, filosofiche, antropologiche e socio-politiche chiamate in causa in un dibattito ampio ed approfondito sulla questione.
Dibattito che, possiamo dire, è stato riportato pienamente all’attenzione collettiva in particolare dalla pubblicazione da parte del Comitato Nazionale per la Bioetica nel luglio 2012 del Documento dal titolo “Obiezione di coscienza e bioetica”, nel quale vengono esaminati «gli aspetti morali dell’obiezione di coscienza e si sofferma sul versante giuridico, al quale l’obiettore in definitiva si rivolge chiedendo di poter non adempiere a comandi legali contrari alla propria coscienza».
La questione centrale riguarda il fatto che in un confronto democratico e pluralista non è pensabile si possano imporre – nell’esercizio professionale – obblighi contrari alla propria coscienza, anche se questi derivino da norme positive assunte mediante le legittime assemblee parlamentari. Ed infatti lo svolgimento di una professione – e maggiormente di una professione sanitaria – comporta contemporaneamente la conoscenza dei contenuti tecnici specifici unitamente al portato deontologico: l’esercizio professionale, classicamente agito “secondo scienza e coscienza”, richiede, per l’appunto, la contemporanea esigenza di rispetto delle regole e delle conoscenze tecniche (scienza) unitamente a quelle morali e deontologiche (coscienza). Anzi: la coscienza del singolo professionista non si esaurisce nella sola dimensione deontologica «riguardando la persona come tale e non solo come professionista. Il diritto all’obiezione di coscienza si presenta perciò in primo luogo come diritto della persona che uno stato costituzionalizzato e sensibile alla libertà di coscienza non può non tutelare giuridicamente».
Il Parere del CNB si conclude con l’affermazione che «l’obiezione di coscienza in bioetica è un diritto costituzionalmente fondato (con riferimento ai diritti inviolabili dell’uomo), costituisce un’istituzione democratica, in quanto preserva il carattere problematico delle questioni inerenti alla tutela dei diritti fondamentali senza vincolarle in modo assoluto al potere delle maggioranze, e va esercitata in modo sostenibile».
Proprio a partire da tale Documento ha preso le mosse l’intervento introduttivo al Convegno di Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita, che ha sintetizzato le ragioni della scelta del tema per il Convegno annuale dell’Associazione: ragioni che riguardano la responsabilità e la libertà, l’informazione e la riflessione, i valori ed i principi.
Il primo contributo qui raccolto è il testo della lectio magistralis di Francesco Paolo Casavola, presidente emerito della Corte costituzionale ed attuale presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica, fin dal 2006. Il suo testo si dipana attraverso una lunga ed intensa disamina della nascita e dell’evoluzione del diritto all’obiezione di coscienza, storicamente fondato, arricchita dalle questioni etico-giuridiche centrali che nel corso del tempo hanno caratterizzato tale diritto, citando – tra le fonti di esso – la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, la Convenzione Internazionale sui Diritti civili e politici. E conclude con un interrogativo: «Come non vedere che nella escussione del pendolo tra libertà di coscienza e responsabilità sociale dei nostri comportamenti non siamo stati allineati a quei valori che invochiamo ma che non riusciamo a realizzare?».
Di grande impatto e respiro antropologico i contributi successivi, che si riferiscono alle relazioni svolte nella prima giornata del Convegno, rispettivamente di Maurizio Faggioni, Luciano Eusebi, Angelo Fiori e Carlo Casini.
Il primo, ordinario di Bioetica all’Accademia Alfonsiana, sviluppa il suo contributo prendendo le mosse da una prospettiva teologica e contemporaneamente culturale, con rimandi alla tradizione classica, filosofica e patristica sul tema, proponendo all’attenzione dei lettori una tesi classica ma sempre suggestiva: «L’obiezione di coscienza non è dunque disobbedienza alla legge e disprezzo dei valori civili, ma attestazione coerente dei valori su cui si basa il civile convivere».
Il secondo, ordinario di Diritto Penale all’Università Cattolica del S. Cuore di Milano, concentra la riflessione sul binomio “obiezione di coscienza e democrazia”, andando a sviluppare la tematica a partire dall’analisi dei cosiddetti “diritti inviolabili”, che sono costituzionalmente garantiti in quanto “riconosciuti”, e non istituiti o concessi o attribuiti: “riconoscimento”, dunque, di diritti che sono inequivocabilmente presenti, dei quali occorre prendere atto.
Angelo Fiori, emerito di Medicina Legale e delle Assicurazioni all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, tratteggia il tema de “L’obiezione di coscienza nella pratica medica” associandolo con particolare attenzione a quello dell’informazione puntuale rispetto ai trattamenti praticati, anche nella prospettiva, ormai sempre più pervasiva della professione medica, della cosiddetta medicina difensiva.
Infine, Carlo Casini, europarlamentare e presidente del Movimento per la Vita Italiano, affronta il tema in un contributo dal titolo “Uno di noi. L’obiezione di coscienza nei popoli”, partendo dalla domanda: «Come giustificare l’inosservanza legale di ciò che è legale?». A tale quesito centrale, Casini prova a rispondere prendendo a paradigma l’obiezione di coscienza al servizio militare di leva e, più in generale, all’utilizzo delle armi di offesa. E colloca il suo intervento nell’ambito dell’iniziativa, promossa in tutti gli stati dell’Unione Europea, intitolata, appunto, “Uno di noi”, vvero la raccolta di firme da parte dei cittadini europei (alla conclusione della campagna le firme, raccolte in tutti i 28 Paesi comunitari, sono state 1.891.406; solo quelle italiane assommano a 631.024, ben al di là della soglia di un milione richiesta dalla normativa comunitaria) per chiedere che l’Europa – attraverso le sue istituzioni – non adotti provvedimenti lesivi della dignità e della vita degli embrioni umani, qualunque sia il loro stadio di sviluppo ed il loro destino.
Seguono poi i testi contenenti gli interventi che si sono susseguiti nella Tavola Rotonda del secondo giorno di Convegno.
Massimo Gandolfini, vicepresidente nazionale di Scienza & Vita e direttore del Dipartimento di Neuroscienze della Fondazione Poliambulanza di Brescia, tratteggia brevemente il tema della “libertà di coscienza” correlato all’esercizio professionale sanitario ed annuncia l’istituzione di «un presidio legale, costituito da avvocati che godono della piena fiducia dell’Associazione Scienza & Vita e che operano nelle nostre sezioni locali al fine di affrontare insieme all’interessato eventuali contenziosi che riguardino le tematiche bioetiche».
Romano Forleo, già primario ginecologo e deputato al Parlamento italiano, intervenuto in rappresentanza della Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia, sottolinea la necessità di un impegno scientifico che si unisca alla ricerca della verità, perseguita attraverso la ragione e l’analisi sperimentale, senza esasperare i conflitti e nella ricerca di una giusta mediazione tra le esigenze delle pazienti e il «diritto e il dovere morale di rifiutare di effettuare atti contrari alla propria coscienza» da parte del medico.
Miriam Guana, presidente della Federazione Nazionale dei Collegi delle Ostetriche, affronta il tema ripercorrendo la legislazione vigente in tema di obiezione di coscienza, sia con riferimento alla legge sull’aborto che a quella sulla procreazione medicalmente assistita, con un accenno particolare alla cosiddetta “clausola di coscienza” contenuta nel Codice Deontologico delle Ostetriche, terminologia adottata per la prima volta nel 2004.
Paolo Marchionni, medico-legale dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale delle Marche e condirettore scientifico dei Quaderni, riporta l’esperienza relativa al tema dell’obiezione di coscienza alla prescrizione della cosiddetta “pillola del giorno dopo”, alla luce di quanto accaduto nelle Marche a seguito di una circolare del Direttore Generale pro tempore nel marzo 2009, con la quale si “obbligava” ogni medico dipendente a tale prescrizione: la mobilitazione di medici che ne è seguita ha contribuito significativamente di fatto al suo ritiro.
La sottolineatura della forte valenza costituzionale del riconoscimento del diritto all’obiezione di coscienza è quella che viene dal contributo di Simone Pillon, avvocato penalista e patrocinante in Cassazione, consigliere nazionale del Forum delle Associazioni Familiari, che affronta – nel suo testo – alcuni “casi pratici e prospettive de iure condendo”.
Barbara Mangiacavalli, invece, segretario nazionale della Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI, ha tratteggiato i passaggi salienti del vigente Codice di Deontologia degli infermieri, con particolare riferimento al tema dell’applicazione della clausola di coscienza, nell’accezione di maggior tutela della persona assistita rispetto a richieste che provengano da altri soggetti: clausola di coscienza, dunque, a tutela di richieste non conformi rispetto alla promozione della tutela della salute e a tutela di richieste di interventi dannosi.
Il contributo al dibattito di Chiara Mantovani, medico bioeticista e consigliere nazionale di Scienza & Vita, si snoda attraverso la classica questione dell’obbligo di rispettare le leggi e la possibilità di non rispettare quelle ritenute inique, questione riproposta dalla recente vicenda di cronaca che ha visto in Francia le proteste di piazza in difesa del matrimonio tra uomo e donna, e in contrasto con la recente legge francese che ammette il matrimonio tra coppie omosessuali.
Filippo Boscia, presidente nazionale dell’Associazione dei Medici Cattolici Italiani, ribadisce le esigenze di tutela professionale attraverso l’obiezione di coscienza, che diventa un baluardo contro forme di “slittamento morale” alle quali spesso i medici rischiano di adattarsi.
Assuntina Morresi, professore associato di Chimica Fisica all’Università di Perugia, ha scelto di far pubblicare qui la Postilla che ebbe a presentare a margine del Parere del Comitato Nazionale per la Bioetica su “Obiezione di coscienza e bioetica”, ove vengono evidenziati – tra l’altro – i dati della relazione del Ministro della Salute al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 194/78, con particolare riguardo al tema in discussione.
Chiude la serie degli interventi il contributo di Bruno Mozzanega, ginecologo ricercatore all’Università di Padova, presidente dell’Associazione Scienza & Vita di Venezia, il quale analizza nel dettaglio l’ambito dell’obiezione di coscienza rispetto alla legge 194 e la non prescrizione dei contraccettivi d’emergenza.
Conclude la serie dei testi la rubrica Lingua e Antilingua, con l’acuto intervento di Piergiorgio Liverani dal titolo “Coscienza o autodeterminazione?”.
Le sfide poste dal tema in questione sono del tutto attuali, e lo sono ancor di più alla luce del dibattito – tuttora in corso – circa la stesura del nuovo testo del Codice di Deontologia Medica. Nel corso del Convegno, infatti, Paolo Marchionni ha annunciato che proprio poche settimane prima era stata inoltrata a tutti gli Ordini Provinciali dei Medici una bozza di testo, da portare ad approvazione, che vedeva l’introduzione di numerosi elementi problematici in ordine al nostro argomento di discussione, giungendo addirittura ad eliminare la parola “coscienza” nella nuova formulazione dell’art. 22.
Da tale segnalazione, attraverso il concorso di tutto il Consiglio Esecutivo dell’Associazione, è stato predisposto il testo di un Documento tematico denominato “Una buona deontologia fa una buona medicina. E fa una società migliore” (pubblicato di seguito alla presente Introduzione), per il quale l’Associazione ha chiesto l’adesione formale di quanti si riconoscono nell’esigenza di non stravolgere lo spirito deontologico del Codice vigente, ispirato ancora in larga misura all’etica ippocratica.
Le osservazioni mosse alla bozza di Codice da parte della nostra Associazione, insieme a quelle di altre Associazioni e Società Scientifiche, nonché i contributi che numerosi medici hanno fatto pervenire ai diversi consigli provinciali degli Ordini, hanno di fatto allargato il dibattito e consentito lo slittamento dell’approvazione del nuovo testo, sul quale tuttora la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici sta riflettendo.