INTRODUZIONE
Sarai a casa stasera?
Quando Henri Nouwen giunse per la prima volta a Daybreak, la comunità de L’Arche di Toronto, nel 1986, gli fu chiesto di condividere l’alloggio con alcuni disabili mentali. John era uno di loro. Avendo vissuto nella comunità per molti anni, John è un uomo solido, di mezza età, fortemente radicato nel suo gruppo-famiglia di dieci persone e la prima domanda che rivolge agli estranei è: «Dove abiti?». Molto attento anche ai movimenti di ciascuna delle persone che lo circondano, John pone ogni giorno agli assistenti presenti in casa e nella comunità una seconda domanda, più diretta: «Sarai a casa stasera?». Henri, con il suo programma frenetico, non era dispensato da questi interrogativi pressanti, soprattutto dal secondo, e molto spesso doveva spiegare a John il motivo per cui sarebbe stato di nuovo assente da tavola in serata. Benché Henri fosse giunto a L’Arche Daybreak in cerca di una casa, gli fu necessario più di un anno per scoprire lo sfaccettato significato delle domande «Dove abiti?» e «Sarai a casa stasera?». Gli fu necessaria questa figura paterna, John, perché gli rammentasse in modo fermo e costante di essere in viaggio verso casa.
A metà del secondo anno trascorso nella comunità, Henri ebbe un esaurimento che lo costrinse a lasciare Daybreak per un periodo di sette mesi. Visse quel lasso di tempo per lo più in solitudine e con il sostegno di due amici del gruppo Homes for Growth [Case per crescere] di Winnipeg (Manitoba, Canada). In quel periodo ebbi il privilegio di andare a trovarlo, e mentre mi raccontava della sua ripresa, parlava in modo commovente della sua solitudine e degli ‘incontri’ meditativi con i personaggi del dipinto di Rembrandt, Il ritorno del figlio prodigo.
La sua esperienza era recente e profondamente personale.
Appena concluso il soggiorno a Winnipeg, prima del rientro a Daybreak e più di tre anni prima della pubblicazione del suo classico, The Return of the Prodigal Son [trad. it., L’abbraccio benedicente, Queriniana, Brescia 1994], Henri tenne un seminario di tre giorni su ciò che gli era capitato nella solitudine con la parabola evangelica e il dipinto. Nonostante fosse difficile tradurre in parole questa esperienza, Henri corse il rischio e ‘trovò la sua voce’ per esporre quella che poteva essere la migliore spiegazione dell’accettarsi come figlio amato di Dio. Disse al gruppo di assistenti provenienti dalle comunità de L’Arche di tutto il mondo che l’unico desiderio che lo aveva portato a condividere la sua esperienza era aiutare ognuno di essi a scoprire il proprio collegamento personale tra la parabola e la propria vita. Esattamente come aveva fatto lui nella sua solitudine, esortava ciascuno a far diventare il racconto del figlio prodigo la propria storia intima.
Henri aveva fiducia nei suoi ascoltatori e confidava nella loro capacità di andare al di là della sua esperienza in direzione di un proprio coinvolgimento personale, unico e prezioso, nella parabola. La stessa fiducia nel lettore di questo manoscritto è evidente anche dopo la sua morte, mentre indica a ciascuno la via per incontrare in modo profondo e unico l’Amore incondizionato attraverso la parabola scritturistica. I suoi interventi al seminario non furono trascritti in modo professionale, ma dopo la sua morte ne sono stati riprodotti e distribuiti alcuni estratti. Sembra che Henri abbia preparato la prima conferenza con maggiore attenzione rispetto alla seconda o alla terza, e per questo motivo non è stata pubblicata la trascrizione esatta delle registrazioni. John Mogabgab e Robin Pippin dell’Upper Room Ministries [Il cenacolo] di Nashville/TN, Lindsey Yeskoo, un’amica di Toronto, Trace Murphy della Doubleday di New York, e io abbiamo accettato la sfida di curare l’edizione del materiale in modo da riprodurre l’autentica voce di Henri, cogliere la sua avvincente testimonianza e tracciare un percorso che conduca ciascuno di noi a un incontro dalle conseguenze profonde.
Nelle tre giornate del seminario, Henri teneva una conferenza ogni mattina, alla fine della quale invitava i partecipanti a un momento di raccoglimento per mettere in pratica tre antiche discipline spirituali: l’ascolto, l’annotazione delle osservazioni e la condivisione. Questo esercizio spirituale era pensato per mettere ciascuno nella condizione di poter abbracciare personalmente la storia ed entrare in essa e nel dipinto. Nel corso della giornata le persone, in piccoli gruppi, ascoltavano e condividevano tra loro le esperienze di esercizio. Rientravano nel programma anche momenti facoltativi per la meditazione personale e l’adorazione comune.
Basato a sua volta su questo schema, Di nuovo a casa è pensato per offrirvi l’opportunità di inserirvi nell’esperienza del seminario e ascoltare così la stessa voce che era più convincente di tutte le scuse, le paure e la resistenza di Henri.
A Henri è stata necessaria una buna dose di coraggio per comunicare il suo ritorno a casa nello spirito, ma in qualche modo sapeva che la sua storia aveva il potenziale di portare frutti nella vita degli altri. Ciò che al tempo egli non capì, ma che diventa sempre più ovvio col procedere delle conversazioni, è che Henri si va gradualmente trasformando nella figura paterna di cui parla – colui che desidera e attende speranzoso anche il nostro ritorno. Dunque ora, con la ‘voce’ di Henri a guidarvi e con lo Spirito vivo dell’Amore a infiammarvi, tocca a voi ascoltare personalmente le penetranti domande di John: «Dove abiti?» e «Sarai a casa questa sera?».