San Francesco di Sales (1567-1622) è il primo dei grandi maestri della scuola francese di spiritualità. La sua spiritualità si caratterizza per l'aderenza alla vita normale, per gli esempi pratici e facili da capire, per la sensibilità positiva nel leggere le risorse spirituali dentro le situazioni quotidiane. Insomma, la sua è la proposta di una santità nel quotidiano. Esemplare a tal riguardo è la sua prima opera, "Filotea", ossia "Introduzione alla vita devota". Da questo classico è tratta la presente raccolta di testi, accompagnati da brevi introduzioni e proposti seguendo un percorso di crescita, purificazione e maturità che si adatta a tutti.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
La vita
Figlio di una nobile famiglia savoiarda (De Boisy), Francesco nacque nel castello di Sales, in Thorens (nella Savoia) il 21 agosto del 1567. Fin da adolescente manifestò il desiderio e l’intenzione di diventare sacerdote, contrariamente al parere del padre, che lo inviò a Parigi a studiare retorica e filosofia presso i gesuiti. Ebbe una formazione umanistica, frequentò corsi di equitazione, di scherma, di danza e apprese privatamente il greco, l’ebraico e la teologia. Entrato perciò in contatto con idee calviniste e partecipando (a Parigi) a un corso di Gilbert Genebrard sul Cantico dei cantici entrò in crisi di coscienza. Le idee calviniste sulla doppia predestinazione lo turbavano. Come poteva un Dio misericordioso predestinare alla dannazione? Pur allontanando tali pensieri, quelle idee lo penetrarono e portarono turbamento nel cuore, perché continuava a esclamare: Potrò salvarmi?
Superò questa crisi in preghiera nella cappella di Saint-Étienne des Grès. Là, davanti alla statua della Vergine Maria si affidò alla sua protezione, mentre meditava e assaporava la preghiera di san Bernardo: «Non si è mai sentito dire che qualcuno ricorrendo alla tua protezione sia stato abbandonato...». La presenza della Vergine lo aiutò in questa difficile ricerca, ma riuscì a superare definitivamente la crisi leggendo Gv 3,17: «Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui». Poteva finalmente appoggiarsi su questa pietra sicura e solida del Vangelo. Il suo spirito si rischiarò: la venuta del Figlio non era per la condanna ma per la salvezza. Da quel momento in poi un senso di ottimismo lo pervase.
Troviamo tracce di questa fiducia quando insegnava a tutti ad avere «compassione per l’infermità degli altri». Anche il mondo, il saeculum, aveva la sua positività dal momento che Dio si era degnato di venire a visitarlo. Francesco cominciò a considerare la vita di ogni singola persona degna di aprirsi alla santità, capì che la devozione intesa come amore pratico e universale per tutti, madri, padri, calzolai e maestri, poteva aprire una nuova era di luce per la chiesa.
A ventun anni il padre lo invia a Padova dove si laurea in diritto. Qui vive un ulteriore passaggio spirituale: riesce a scorgere nella cultura del momento, criticabile per i nostalgici, spazi nuovi di umanità e di evangelizzazione. Viene a contatto con un libretto del teatino Lorenzo Scupoli, Il combattimento spirituale, che farà poi conoscere in Francia e per tanti anni porterà con sé. Tutti questi anni di formazione umanistica, di studio e di preghiera, portano Francesco ad ascoltare profondamente quelle ispirazioni interiori che lo interpellano sul senso della sua vita.
Dall’ascolto assiduo della Parola sente la voce di Dio che lo chiama a sé, perciò decide di lasciare la carriera forense e di seguire il Signore. Il 18 dicembre 1593 a ventisei anni Francesco è ordinato sacerdote e subito gli viene assegnato un compito delicato, precisamente nel territorio dello Chablais, dove il giovane prete incontra una popolazione (circa 25 mila persone) quasi del tutto passata al calvinismo. Con molta fatica si impegna nel ministero di evangelizzazione, senza raggiungere inizialmente grandi risultati.
Ordinariamente non aveva ascoltatori. Fu perfino criticato, minacciato e insultato. Cominciò a vedere risultati e conversioni quando decise di operare in modo nuovo. Si impegnò a lasciare sotto le porte delle case foglietti con piccole meditazioni religiose. Cercava con questo scopo di raggiungere i villaggi più lontani e spesso pernottava nei fienili. Era un uomo di buon umore, profondo e semplice nel parlare, ma deciso di temperamento. In questo periodo, nel 1600, scrive su questioni relative alla fede cattolica a difesa del culto della santa croce. A fronte dei suoi modi gentili e affabili di trattare con le persone e del suo parlare semplice, profondo e intelligente, dopo pochi anni il territorio dello Chablais era ritornato alla fede cattolica.
Francesco era davvero brillante ed era dotato di una profonda carità pastorale, amava la gente, i piccoli e i poveri. Godeva nel catechizzare i fanciulli e la gente comune. Per loro componeva inni e li insegnava diffondendo un gioioso spirito di lode. Era un uomo di profonda vita spirituale, l’amore di Dio e la risposta quotidiana a questa via di interiore illuminazione e di sincero amore fraterno lo resero il santo che conosciamo. Inoltre, viveva un serio impegno intellettuale, la sua originale via spirituale illustrata poi magistralmente nelle sue opere, il suo linguaggio semplice e figurativo, la sua dottrina sull’amore di Dio, lo resero presto assai celebre.
A soli trentacinque anni fu consacrato vescovo ausiliare (8 dicembre 1602). Il pastore della diocesi di Ginevra, De Granier, che già lo aveva voluto conforza al suo fianco, morì inaspettatamente e Francesco dovette assumersi l’impegno di reggere una diocesi molto difficile e problematica per la coesistenza con i calvinisti. I riformati riuscirono con leggi civili a impedire al clero di svolgere servizio di culto a Ginevra. Da Annecy, perciò, il nuovo pastore si dedicava con energia all’evangelizzazione della gente. Spesso andava a visitare il clero che aveva bisogno di essere incoraggiato per il difficile, e talvolta perseguitato, lavoro pastorale. Riceveva e scriveva lettere per rispondere e incoraggiare coloro che non potevano avere contatti con lui. Era uno scrittore infaticabile.
Nel 1604 a Digione conobbe la baronessa Jeanne-Françoise Frémyot de Chantal (1572-1641), vedova con sei figli, che egli comincerà a dirigere spiritualmente con consigli ascetici. Intanto si sviluppa anche il rapporto epistolare tra Francesco e tante anime, specie donne devote e da questa corrispondenza nascerà la sua famosa opera Introduction à la vie dévote (1609), seguita presto da un’altra opera, più impegnativa, sull’amore di Dio: Traité de l’Amour de Dieu (1616).
Inizia per Francesco anche l’esperienza del padre fondatore. Infatti il 6 giugno 1610 volle affidare a Jeanne-Françoise la congregazione delle suore «visitandine» che da tempo voleva fondare. Pur vivendo un serio impegno ascetico queste suore dovevano aprirsi alla carità fraterna. Praticare le virtù quotidiane come: l’umiltà, la pazienza, la mitezza, l’amore, l’apertura di cuore alle infermità e alle necessità degli altri. Il contatto con la storia e la vita spirituale di Jeanne-Françoise lo obbligarono a considerare e ad approfondire la vita mistica.
A questo scopo legge e approfondisce gli scritti di santa Teresa d’Avila. Seguire la diocesi con le sue difficoltà, il cammino di fondazione delle sue suore «visitandine» che intanto andavano spargendosi a macchia d’olio, il continuo ascolto delle problematiche della gente comune come della nobiltà, poteva essere portato avanti solo grazie a una profonda e robusta vita spirituale. Inizia per Francesco in questo periodo un profondo lavoro intellettuale. L’esperienza acquisita in tutti questi anni di direzione spirituale e di vita pastorale e di intenso impegno ascetico confluiranno nelle sue opere divenute famose per originalità e spontaneità del linguaggio. Francesco di Sales, affaticato e indebolito per una predicazione condotta sempre con grande impegno, chiuse gli occhi al mondo terreno per aprirli al cielo il 28 dicembre 1622.
Verrà canonizzato il 1655 e proclamato dottore della chiesa nel 1877. Pio XI nel 1923 lo dichiara patrono dei giornalisti e degli scrittori cattolici.