Manuale di esercizi concreti, con obiettivi e possibili soluzioni, per la guida spirituale e personale. Adatto anche a psicologi e counselor che cercano uno strumento utile e semplice per l'accompagnamento.
INTRODUZIONE
Essere adeguatamente accompagnati nel proprio sviluppo costituisce una necessità per ogni persona in crescita. E ciò in modo articolato dalla nascita alla conclusione della propria esistenza. Nessuno cresce da solo, ma in profonda interazione e scambio. Si tratta di poter ricevere un insieme di attenzioni, di rifornimento di beni, di tutto ciò che serve sia per il normale sviluppo, sia per le ripartenze nelle situazioni laboriose, Questo farsi accanto, procedendo assieme un passo innanzi, è necessario pure per il cammino spirituale, personale e comunitario. Anzi l’accompagnamento spirituale si fa più complesso per la molteplicità dei fattori in campo.
Si tratta di collaborare con il «per primo» di Dio nel Ma saper e poter accompagnare nei vari settori della vita in modo valido, efficace, non è cosa che va da sé, né automatica. Difficoltà di varia natura si frappongono così da rendere complesso e laborioso questo servizio. Sono difficoltà che provengono da varie direzioni: da parte dell’accompagnatore, da parte del destinatario, da parte del contesto Di qui il porsi di un serio problema formativo: In che cosa consiste l’accompagnamento spirituale nella sua specificità? Come collaborare con docilità e con fermezza sia con l’iniziativa primaria di Dio, sia con la libertà in fieri o già formata del destinatario? Quali sono i fattori facilitanti? Quali quelli frenanti? Quale lavoro di crescita personale l’accompagnatore è chiamato a fare così da essere non un cieco che accompagna un altro cieco, andando entrambi nel fosso, ma un testimone luminoso del vangelo? Come favorire una effettiva personalizzazione dei contenuti veritativi della fede, integrati con quelli personali?
Per favorire un adeguato accompagnamento spirituale è necessario un costante lavoro di crescita personale sul piano del sapere ciò che è necessario, del saper fare ciò che serve alla crescita, del saper essere nei Questo testo si propone di offrire un contributo soprattutto sul piano del saper attuare un valido accompagnamento, illustrando l’obiettivo da perseguire, cioè la personalizzazione dei contenuti veritativi, la relazione da stabilire, l’azione da attuare, il metodo da seguire, le funzioni da assolvere, gli atteggiamenti educativi di base da acquisire, il tipo di persona da essere. Serve ricordare che sul piano educativo il principale mezzo formativo è costituito dalla maturità della persona dell’accompagnatore. Noi «non possiamo cambiare neppure una virgola del nostro passato, né cancellare i danni che ci furono inflitti nell’infanzia.
Possiamo però cambiare noi stessi, riparare i guasti, riacquistare la dignità perduta, sviluppare oggi ciò che è stato inceppato, che si è impigliato allora. Solo attraverso l’azione di ricupero del vero sé l’adulto-bambino può ritrovarsi e sopravvivere al vuoto interiore che il rapporto carenziato infantile gli ha inflitto. La grandiosità è propriamente la difesa contro il dolore profondo per la perdita di noi stessi derivante dal rinnegamento della realtà...» Noi riusciamo a condurre altri nella guida educativa e spirituale solo là dove noi siamo stati; oltre non è possibile andare se non teoricamente, per sentito dire, in modo minoritariamente efficace. Oltre si possono offrire informazioni o mappe utili, apprese da altri, dare dépliant informativi, ma non guidare effettivamente. Anzi a volte, se si sono installati dati nodi inconsci reattivi, se si è cresciuti sulla difensiva, si farà di tutto perché altri non entrino in quella realtà nuova, gioiosa o dura, sperimentalmente sconosciuta a se stessi, se quelle realtà nuove possono mettere in discussione, se si rischia troppo. Allora si è costretti a superficializzare il livello della comunicazione per sé e per l’altro. Si resta a livello intellettuale e lo si enfatizza nella sua portata, svalutando quello esistenziale. Un grazie particolare va a Mariano Scandiuzzi per la parte grafica e, per alcuni casi analizzati, al Centro nazionale vocazioni.
La necessaria visione antropologica Angelo Brusco ricorda che «il curato d’Ars e il laico Nicolao da Flue erano consulenti impareggiabili senza per questo aver ricevuto insegnamenti da Freud o da Jung». La stessa cosa potrebbe essere affermata per numerosi altri consiglieri spirituali che hanno segnato la storia pastorale della chiesa. Queste constatazioni, tuttavia, non possono essere utilizzate per concludere che la psicologia è inutile alla consulenza spirituale. Se è vero che la certezza e la norma direttrice del counseling pastorale vanno attinte dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione, non si può tuttavia dimenticare che l’orientamento a un’esperienza di vita, che trascende la quotidianità storica dell’esistere, abitualmente non può prescindere dalla conoscenza dei dinamismi umani e dalle regole che reggono i rapporti interpersonali. Un pastore seriamente preparato da un punto di vista umano, ma inconsistente dal punto di vista teologico e spirituale, potrebbe essere paragonato a una guida di montagna ben addestrata chiamata a portare soccorso, attraverso sentieri tortuosi e scoscese rocce, a un ferito che si trova in pericolo di morte.
Perfettamente al corrente della topografia e dell’itinerario da seguire, riesce a evitare gli abissi più vertiginosi ma, una volta giunto a destinazione, si accorge di aver dimenticato il rimedio. Il paragone vale anche a senso inverso: il pastore tiene il rimedio nelle sue mani, ma non trova il sentiero che conduce alla persona in necessità. Riferendosi più specificatamente alla relazione pastorale di aiuto, Godin afferma: «L’obiettivo dei dialoghi pastorali in regime cristiano dipende evidentemente da una certa teologia, da un certo modo di concepire e mettere in azione lo spirito del Signore in svariate richieste rivolte al pastore. Ma le modalità pratiche, al fine di perseguire questi dialoghi in maniera coerente con l’obiettivo che si è teologicamente adottato, dipenderanno da qualità psicologiche, da capacità di ascolto e di consiglio dialogale, da atteggiamenti eventualmente educabili, i quali, da parte loro, sono un fatto di esperienza riflessa, di supervisione, di perfezionamento, come per qualsiasi altro dialogo»
Questo testo è complementare con G. Sovernigo, Le dinamiche personali nel discernimento spirituale, Elementi di psicologia della pastorale, EMP, Padova 2010.
PREMESSA
1. L’accompagnamento spirituale come una necessità
Saper accompagnare le persone nel loro cammino spirituale costituisce un compito primario per ogni educatore alla fede, tanto più se L’espressione «accompagnamento spirituale» è ormai sostitutiva dell’espressione direzione spirituale, un po’ legata a un tempo in cui la relazione di aiuto spirituale veniva concepita in modo gerarchico. Per accompagnamento spirituale si intende tutto l’insieme di lavo- ro educativo spirituale che ha come obiettivo la crescita spirituale dei destinatari, in particolare dei giovani, la formazione in loro della vita Questo compito di accompagnamento spirituale è costitutivo del ministero presbiterale e analogamente di ogni servizio pastorale e spi- rituale. «È evidente che gran parte dell’efficacia formativa dipende dal- la personalità matura e forte dei formatori sotto il profilo umano ed Per questo diventano particolarmente importanti, da un lato, la scel- ta accurata dei formatori e, dall’altro, lo stimolo ai formatori perché si rendano costantemente sempre più idonei al compito loro affidato». Consapevoli che proprio nella scelta e nella formazione dei formatori risiede l’avvenire della preparazione dei candidati al sacerdozio, i Padri sinodali si sono soffermati a lungo nel precisare l’identità degli educatori. In particolare hanno scritto: «Il compito della formazione dei candidati al sacerdozio certamente esige non solo una qualche preparazione speciale dei formatori, che sia veramente tecnica, pedagogica, spirituale, umana e tecnologica, ma anche lo spirito di comunione e di collaborazione nell’unità per sviluppare il programma, così che sempre sia salvata l’unità nell’azione pastorale del seminario sotto la guida del rettore.
I vescovi per primi devono sentire la loro grave responsabilità circa la formazione di coloro che saranno incaricati dell’educazione dei futuri Per questo ministero devono essere scelti sacerdoti di vita esemplare, in possesso di diverse qualità: «La maturità umana e spirituale, l’esperienza pastorale, la competenza professionale, la stabilità nella propria vocazione, la capacità alla collaborazione, la preparazione dottrinale nelle scienze umane (specialmente la psicologia) corrispondente ficio, la conoscenza dei modi per lavorare in gruppo».
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Suor Graziella Pezzotta il 6 dicembre 2016 alle 21:44 ha scritto:
Nella nostra vita è importante essere accompagnati in un cammino spirituale che ci fa crescere nel nostro sentirsi chiamati e amati da Dio in un servizio ai fratelli