EAN 9788825027471
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La ricerca storiografica, com'è noto, non è mai puramente oggettiva, ma si nutre inevitabilmente di domande e attese che appartengono al proprio presente e costituiscono come un polo di attrazione e di orientamento per ogni campo d.indagine rivolto a un certo passato e soprattutto a certi suoi autori significativi. A questi autori, ai quali riconosciamo uno spessore di senso e una forza d'interpellanza che trascende il loro orizzonte temporale, noi ci accostiamo sempre con una sincera volontà d.ascolto, sicuri di trovare nella rimemorazione attiva del loro pensiero, lumi per il nostro presente.
Si può ben riconoscere in questa nota pratica ermeneutica la linea guida delle ricerche storiografiche che compongono questo nuovo, ricco e appassionato lavoro. Si tratta innanzitutto di studi che si sviluppano in continuità non solo materiale con alcuni lavori precedenti dell’A., ma soprattutto teoretica e storiografica, in quanto anche in questo lavoro Todisco, muovendo alla ricerca di tracce che hanno alimentato il pensiero della modernità (attraverso uno scavo attualizzante di testi e autori, interrogati al di là del loro detto e delle rimozioni che ne hanno fatto interpreti successivi), si commisura con l’ardita sfida di farne emergere la loro "anima francescana", riconosciuta come momento alternativo di una tradizione dominata dal prepotente e monotono imporsi di un modello "razionalistico" a tutto tondo, cioè dal paradigma di una verità sganciata dalla libertà. A fronte di un tale paradigma, dominante ma non esclusivo per l’intera tradizione occidentale, l’A. rivendica un pensiero originario alternativo, ben consapevole che una tale operazione s.intreccia con una decostruzione/ reinterpretazione di quella tradizione, naturalmente in un dialogo costante con essa, ma senza rinunciare a indagarla fin nei suoi limiti, in quella esperienza di aridità dello spirito come risultato di una razionalità rarefatta, staccata dal movimento della vita e delle sue variegate pulsazioni.
Da un tale scavo storiografico vien fuori tutta la freschezza, la perennità e attualit à dell’"anima francescana", restituita alla potenza della sua forza ispirativa per il nostro presente, a conferma della sua produttività già espressa lungo una tradizione quasi millenaria. La sua potenza d.interpellanza può ben riassumersi nel titolo stesso del libro, ovvero nell’individuazione di un’esperienza di "libertà creativa " come fermento vitale del pensiero francescano, della sua musicalità interiore. Pensiero che è ripercorso, pur senza alcuna pretesa di esaustività, in alcune sue fondamentali formulazioni e prospettive storiografiche, all’interno di diversi contesti vitali, lungo percorsi intrecciati nei quali l’accostamento ai testi riflette sempre anche un’esperienza di lasciarsi interrogare da essi, riaprendoli a una polifonia di sviluppi e aperture inedite. Seguendo questo filo rosso nel quale si tengono insieme e si chiarificano a vicenda temi e figure centrali dei singoli capitoli di questo lavoro, il lettore s'imbatte - come d'altronde nel precedente volume dello stesso A. dal titolo significativo (quasi una variazione sul tema): La libertà fondamento della verità (2008) - nella rivendicazione ardita di pensare la stessa verità come funzionale alla libertà, come sua "traduzione nel tempo", anzi come necessit à di pensare il fondo stesso dell’essere come «festa della libertà», principio supremo di tutto ciò che è: dal mistero trinitario all’universo, alla storia, collettiva e singolare, alle culture, antiche e nuove.
Da questo assunto programmatico se ne deduce anche un quadro teoretico meglio compatibile con le esigenze di un pensiero storico-salvifico incentrato su una percezione di Dio come volontà d'essere e come dono, come comunicazione e gratuit à. Si tratta di un registro teoretico ben distinto, dunque, dal meccanismo astratto del necessitarismo pagano e della sua percezione del divino come potenza cieca ed estranea. Anzi, è solo a partire dalla rottura trasformatrice introdotta dal messaggio cristiano con la sua novità assoluta di un Dio pensato come Amore, che la libertà ha potuto in qualche modo fare il suo ingresso nel mondo e diventare paradigma di ogni esperienza umana fino al lirismo espresso dal Cantico delle creature di Francesco d'Assisi. Questo motivo di fondo, che sottende l’intera tessitura del libro, viene poi ripreso ed esplicitato in un corpo a corpo con alcune figure significative che lo hanno approfondito, applicato e sviluppato lungo un percorso che dal medioevo si protende fino alla soglia della modernità: da Gioacchino da Fiore a Francesco d'Assisi, da Agostino a Bonaventura, da Duns Scoto a Cartesio e Malebranche, da Leibniz a Schopenhauer, mettendo in risalto gli apporti forniti dalla "tradizione francescana" come controbilanciamento agli eccessi di un razionalismo a libertà vigilata. Naturalmente un tale elogio della libert à potrebbe suggerire a qualche incauto lettore anche sensi di relativismo, cioè un’esperienza di verità irretita dentro le angustie di un pensiero paralizzante e senza respiro, che per molti resta in qualche modo la faccia ancora prevalente della modernità, la sua "contraddizione" vivente.
Opportunamente, però, la terza e ultima parte del libro mette a nudo questo scoglio drammatico del relativismo del nostro tempo esplorandone limiti e possibilit à di superamento, denunciando l’insufficienza di un’antropologia costruita sull’isolamento dell’io dalla sua connessione intermonadica e sulla sua chiusura a una dimensione "oblativa" dell’esistenza, spingendo la discussione di queste tesi fin dentro il dibattito attuale, ripreso e discusso attraverso alcuni dei suoi attori più vivaci: Severino e Habermas, Antiseri e Vattimo, Adorno e Horkheimer. Attraverso la confutazione dei limiti dell’illuminismo nella sua versione unidimensionale e attraverso la ricerca di un allargamento dell .area della ragione senza uscire dalla ragione e senza rinnegarne i relativi diritti, il Todisco, riaprendo il movimento della ragione al dinamismo vivificante della "libert à creativa", si propone di accedere a una diversa e più alta forma di illuminismo, a un "neoilluminismo francescano", l’unico veramente aperto allo stupore che nasce dalla libertà.
Si costituisce così una nuova grammatica di lettura del nostro rapporto con il mondo, con gli altri e con Dio, in cui poter riconoscere e attingere il senso profondo dell’ispirazione francescana della vita, quel principio di una "libert à creativa", dal quale tutto si diparte e a cui tutto si riconduce. Tale principio va inteso come un’esperienza forte di transvalutazione: tutto diventa percezione di dono e amore, gratuità e condivisione, responsabilità e dialogo. Quasi un invito a riattualizzare l’antico sogno francescano di una lettura del Vangelo sine glossa, e Dio sa quanto la nostra religione e la nostra fede potrebbero guadagnarne da una tale lettura secondo lo spirito!
Tratto dalla rivista "Rassegna di Teologia" n. 4/2011
(www.rassegnaditeologia.it)
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