EAN 9788825027174
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Dopo aver pubblicato, nella stessa collana di sussidi per la Lectio divina, i quattro volumi sui salmi (2002-2004), l’A. ci offre questo interessante aiuto alla lettura meditata di un testo sapienziale non facile e spesso qualificato come scettico o enigmatico, riassumendone nel sottotitolo il messaggio. Egli stesso così si esprime nella premessa: «Questo nostro breve commento al libro affascinante e sempre misterioso del Qoèlet si sforza di entrare nell’animo del suo autore, ma soprattutto della sua opera, cercando di presentare in una maniera più semplice e chiara possibile il suo pensiero e la sua dottrina, nell’interpretazione ebraica e cristiana» (6).
L’introduzione (11-26) presenta al lettore in maniera chiara e concisa le risposte ai principali problemi riguardanti nome, autore o autori, tempo di composizione, struttura dell’opera, genere letterario, lingua, stile, simbologia, testo ebraico e canonicità, interpretazioni e schema del libro (per il quale si preferisce la struttura bipartita proposta da V. D.Alario, Il libro del Qohelet. Struttura letteraria e retorica [RivBibS 27], Dehoniane, Bologna 1993). Seguendo lo schema proposto, il commento (27-300) è articolato in 20 sezioni: 1,1-11: parole di Qoèlet. Niente di nuovo sotto il sole: massima vanità; 1,12-2,11e 2,12- 26: assurdità del sapere, della gioia e dell’operare davanti alla morte (I) e (II); 3,1-8 e 3,9-15: il tempo e l’occupazione dell’uomo, dono di Dio (I) e (II); 3,16-22 e 4,1-3: iniquità e giustizia, giudizio di Dio, pianto e morte (I) e (II); 4,4-16: fatica e abilità dell’uomo, il giovane diventato re e il re stolto; 4,17-5,6: il rapporto con Dio: non parole inutili, ma fatti e timore di Dio; 5,7-6,9 e 6,10- 12: ingiustizia dello Stato e non senso della ricchezza: domande irrisolte (I) e (II); 7,1-14: raccolta di proverbi «thôb» e consigli vari; 7,15- 29 e 8,1-15: il sapiente, la donna, il re e il delinquente (I) e (II); 8,16- 9,12: i limiti dell’uomo e l’opera di Dio; 9,13-10,20 e 11,1-6: i proverbi di Qoèlet (I) e (II); 11,7-10 e 12,18: sii allegro, o giovane ... e ricordati del tuo creatore (I) e (II); 12,9-14: epilogo: postfazione. Secondo i criteri della collana, ogni sezione riporta il testo biblico ed è articolata in tre passi: lettura, interpretazione, attualizzazione. Ciascun sussidio, infatti, è pensato per aiutare la riflessione personale e/o comunitaria nell’esercizio di ascolto orante.
Si propone perciò di evidenziare «gli elementi storici e letterari che permettono al lettore di entrare dentro il testo biblico. Interpretare il testo alla luce di tutta la Sacra Scrittura [...] Applicare i significati del testo all’oggi» (cf risvolto di copertina). L’originalità di questo contributo (che forse proprio per questo può apparire un po’ soggettivo quando sembra allontanarsi dal testo ebraico saltando ad alcuni riferimenti neotestamentari) sta nel procedere «per tre gradi, come già collaudati nei nostri precedenti commenti ai Salmi: lettura del testo con Israele, con Cristo e gli autori del Nuovo Testamento, e con la chiesa, ricorrendo alle riflessioni dei Padri e degli autori ecclesiastici » (6). Prendendo come criterio, pur senza dirlo esplicitamente, l’affermazione di Gregorio Magno (In Ez I,10,38 [PL 76,901D]: in sanctorum Patrum vita cognoscimus quid in sacrae Scripturae volumine intelligere debeamus) e riferendosi al magistero di Benedetto XVI, un’attenzione particolare è riservata alla vita dei santi che «sono stati e sono i veri saggi, veri .Qoèlet. potremmo definirli che hanno sperimentato e affrontato la “vanità” della vita con coraggio, e sono vissuti nel “timore di Dio” con fede certa, ferma e profonda, insegnando con la parola e con l’azione, come veri “uomini dell’assemblea” o predicatori e testimoni di vita» (7-8). Il cammino esegetico-teologicospirituale, attraverso una lettura intelligente che aiuti l’ascolto orante del libro, si conclude nel confronto tra Qoèlet e Gesù (301-305). Qui troviamo, riassunto in poche righe, il punto di vista dell’autore: «Per noi il libro del Qoèlet non è un testo che ispira pessimismo. Ne è prova il fatto che nella Tradizione ebraica esso viene letto nella festa di Sukkôt (Capanne), festa di ringraziamento e di gioia, di fine raccolto annuale. Esso spinge a riflettere realisticamente, ma anche in modo ironico e brioso, sulla realtà creaturale limitata dell’uomo. E in questa luce lo abbiamo interpretato» (305).
E, sottolineandone per certi aspetti la modernità, scrive: «È utile, perciò, a spingere soprattutto i giovani del nostro tempo a meditare sui problemi essenziali dell’esistenza e a ispirare loro, alla luce di Cristo, una vita equilibrata e serena, sul piano sia personale che collettivo, sull’esempio dei santi, veri saggi, testimoni di Cristo Sapienza» (305). Un utile Piccolo Lessico (307- 324), una Bibliografia essenziale di testi accessibili quasi tutti in italiano (325-327) e una tabella con i quattro testi del Qoèlet usati nella liturgia (328) completano questo commento spirituale a un testo biblico intrigante, che getta un ponte tra la teologia sapienziale ebraica tradizionale e la cultura ellenistica.
Tratto dalla rivista "Rassegna di Teologia" n. 3/2012
(www.rassegnaditeologia.it)