L’introduzione a questo volume è affidata alle pagine sapienti di uno dei maggiori studiosi di Troeltsch come Giuseppe Cantillo. È lì che il lettore troverà l’individuazione sicura delle linee principali nell’itinerario di ricerca di Troeltsch e l’ampia contestualizzazione e illustrazione scientifica dei saggi a lui dedicati che innervano il libro. Qui sia invece consentito a uno dei curatori (insieme con lo stesso Cantillo, Anna Donise e Edoardo Massimilla) di prendere brevemente la parola solo per collocare il nostro volume in una cornice per così dire “istituzionale”, che è allo stesso tempo culturale.
Il libro che si presenta al pubblico dei lettori risale al convegno su “Religione, etica e filosofia della storia nel pensiero di Ernst Troeltsch” svoltosi nel novembre del 2016 nella sede prestigiosa della Società Nazionale di Scienze, Lettere e Arti in Napoli in stretta collaborazione col Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università “Federico II”. Si tratta di una sinergia che – spesso allargata all’altra grande accademia che abita la casa comune di via Mezzocannone 8, e cioè l’Accademia Pontaniana attualmente presieduta da Fulvio Tessitore – ha prodotto e produce tutta una serie di rilevanti iniziative ed attività, che stanno a testimoniare la vivacità non legata all’effimero di un determinato ambiente della cultura accademica e universitaria napoletana.
Basta dare una scorsa all’elenco delle «manifestazioni ospitate», da qualche tempo puntualmente riportato nell’Annuario della Società Nazionale, per avere una piccola ma significativa riprova di quanto si sta dicendo. Ad esempio, proprio nelle settimane immediatamente precedenti e successive all’appuntamento troeltschiano la Società Nazionale ha, tra l’altro, anche ospitato il simposio su “Natura e cultura nelle scienze dell’uomo” (si tratta del XVII Colloquio internazionale nel quadro della Convenzione che lega l’Università “Federico II” di Napoli con la Heinrich-Heine-Universität di Düsseldorf) e un ciclo di proiezioni, in lingua originale, del famoso sceneggiato televisivo con regia di H.W. Geißendörfer tratto dallo Zauberberg di Thomas Mann. Sono iniziative che si segnalano anche per ricordare il forte e tradizionale legame della cultura partenopea con il mondo tedesco (si pensi alla figura di Benedetto Croce, che fu, come tutti sanno, uno dei maggiori accademici napoletani). Ricordo con piacere che alle tre proiezioni dello Zauberberg ha assistito anche un gruppo piuttosto folto di studenti, soprattutto di filosofia, i quali hanno poi attivamente e con competenza partecipato alle discussioni. Non si tratta di un caso isolato. La presenza giovanile e studentesca, rinnovatasi pure in occasione del convegno su Troeltsch, è ormai divenuta una costante della Società Nazionale (si pensa anche alle «olimpiadi» di matematica). È dunque ormai frequente che, entrando in Accademia, se ne trovino le antiche e severe sale frequentate non solo da maturi accademici ma anche popolate da giovani studenti, che entrano così in contatto, spesso per la prima volta, con un’Istituzione carica di storia e di tradizione. È uno spettacolo che fa bene.
È opportuno spendere una parola anche sulla collocazione editoriale del nostro libro troeltschiano, che esce nella serie ormai cospicua dei «Quaderni» dell’«Archivio di Storia della Cultura», la rivista fondata e diretta da Fulvio Tessitore che, con l’anno che si accinge a cominciare, entra ormai, anche con qualche novità, nella trentunesima annata della sua esistenza. Basta già solo guardare ai titoli e ai curatori dei diversi «Quaderni» (stanno elencati in fondo al nostro volume) per farsi l’idea di un impegno editoriale che, a sua volta, rispecchia un progetto e una linea culturale. Il quaderno che precede immediatamente questo nostro su Troeltsch è quello, poderoso, dedicato a Wilhelm von Humboldt nel duecentocinquantesimo della nascita. Ad esso seguirà nel 2018 – l’anno centenario del Tramonto dell’Occidente – un quaderno spengleriano che sortirà da un convegno che si svolgerà, nel prossimo aprile, di nuovo nella sede della Società Nazionale. Questo annuncio non è un fuor d’opera, anche perché Troeltsch fu lettore assai attento di Spengler, come dimostrano i frequenti rimandi al profeta del tramonto nello Storicismo e i suoi problemi e le ben tre recensioni che egli dedicò allo Untergang des Abendlandes, la prima in «Kunstwart und Kulturwart» (1919) e le altre due, le più note, nella «Historische Zeitschrift» di Meinecke (1919 e 1923). Proprio queste tre recensioni si prevede di pubblicare in appendice al programmato quaderno che raccoglierà gli atti del convegno su “Oswald Spengler e il Tramonto dell’Occidente. Cento anni dopo”.
Aver accostato i nomi di Troeltsch e di Spengler porta il sottoscritto ad andare con la mente a un ricordo ormai lontano, e cioè al convegno napoletano del 1994 su “Troeltsch, Spengler e la cultura di Weimar” i cui atti, curati da Giuseppe Cacciatore e Giuseppe Cantillo, vennero pubblicati nel 1996 in un numero monografico della rivista «Diritto e cultura». Mi si perdonerà se rammento che in quel fascicolo si trova anche un mio saggio su Oswald Spengler dopo il «tramonto» che mi è particolarmente caro perché vi si condensano i risultati del mio primo libro, quello sulle Catene di civiltà (1994). Certamente un ricordo lontano, visto che, da allora, è passato molto tempo. Possa questo tempo non essere passato invano.