Indice
Luca Ferracci – Stephan van Erp – Susan Abraham,
Editoriale
Abstracts
I. Nicea, 1700 anni dopo
Giacomo Freda Civico, La ricezione del Credo
niceno-costantinopolitano oltre il limes romano:
il caso dei Goti
Bishara Ebeid, Un’apologia dell’ortodossia nicena
per i musulmani: il Commentario del Credo
di Elia di Nisibi
I/ Introduzione
II/ Elia di Nisibi e la critica musulmana al Credo niceno
III/ L’autorità di Nicea e il suo Credo negli scritti teologici di Elia
IV/ Il Commentario del Credo: un’apologia per i musulmani
V/ Il materiale trinitario del Commentario
e le accuse musulmane di triteismo
VI/ Conclusione
Paolo Aranha, Introdurre la Trinità ed evitare la Trimrti.
La ricezione della dottrina trinitaria del Credo niceno-costantinopolitano nell’India moderna
IV/ Le mega-chiese (mega-churches) e Nicea
V/ Conclusione
Silvia Martinez Cano, Contributi delle teologie femministe alla teologia trinitaria.
Ripensare il concetto di “relazionalità”
I/ Nominare Dio: tornare al cuore del Simbolo trinitario
II/ La necessità di dialogare con la tradizione.
La fedeltà creativa
III/ La necessità di nuovi modelli
IV/ L’attenzione pastorale. Conclusioni
Luca Ferracci, Sulle origini della riappropriazione ecumenica
della fede di Nicea (XIX secolo)
I/ L’urgenza di un appuntamento
II/ I simboli, la fede, la storia: Johann A. Möhler e Ignaz von Döllinger
III/ La teologia anglicana e il Quadrilatero di Chicago-Lambeth (1886-1888)
Johannes Oeldemann, «Confessare insieme l’unica fede».
Il contributo di uno studio della Commissione Fede e Costituzione per l’anniversario del concilio di Nicea
I/ Contesto e svolgimento del progetto di studio
II/ Metodologia e contenuto del Documento di studio
III/ Ricezione del progetto di studio e prospettive per il futuro
II. Forum teologico
Fáinche Ryan, Come intendere l’affermazione di Ratzinger
di un «diritto inalienabile del pensiero greco
nell’ambito del cristianesimo»
I/ Einführung in das Christentum
II/ L’armonia del pensiero greco e della fede biblica
III/ Il Credo
IV/ La verità della tradizione cristiana e la sfida delle culture
V/ Conclusione
Steven Battin, Nicea come Simbolo di fede e simbolo di tragedia?
I/ Introduzione
II/ La relazione tra cristianesimo e modernità/colonialità
III/ Narrare la modernità/colonialità
e la colonialità cristiana come tragedia
IV/ Verso la narrazione del “lato tragico” di Nicea
V/ La strada per Nicea: un percorso tragico
VI/ Conclusione
Editoriale
Ogni domenica, i cristiani di tutto il mondo recitano il Credo
niceno come confessione di fede, ma la maggior parte non
sa che il Credo non venne concepito per diventare ciò che è poi
diventato nel corso dei diciotto secoli della sua storia: una pietra
angolare per tutte le confessioni cristiane, diffuso nei più diversi
contesti teologici, con un forte impatto sulle culture locali
e dalle molteplici implicazioni teologiche, politiche e filosofiche.
Creato per scopi principalmente liturgici e catechetici, il
Credo ha mostrato una doppia capacità di adattamento: di tipo
culturale, come ponte verso le popolazioni di missione, e di
tipo linguistico. Le traduzioni del Credo iniziarono già nel IV
secolo (nelle regioni armena, siriaca e copta e, in seguito, anche
nel mondo arabo) e durante l’età moderna l’espansione del
cristianesimo ha favorito la produzione di traduzioni in lingue
sempre più diverse, dallo slavo agli idiomi parlati in ciascuna
delle cosiddette “terre di missione”.
Nel 2025, anno in cui le Chiese cristiane e il mondo accademico
celebrano il 1700° anniversario del concilio di Nicea,
Concilium offre con questo numero l’opportunità di rivisitare
e riflettere su antiche discussioni, nonché di proporre nuovi
approcci e cornici interpretative. In accordo con un approccio
interdisciplinare e transculturale, questo numero offre tredici
saggi originali di studiosi che esaminano ciascuno un aspetto
dell’eredità del Credo, cercando di dimostrare il suo profondo
retaggio e la sua adattabilità culturale con idee fresche, a volte
provocatorie, ma sempre intellettualmente ricche.
I primi quattro saggi affrontano il tema della “ricezione” del
Credo nelle culture lontane dal contesto culturale greco-latino.
In alcuni casi, queste popolazioni erano insediate entro i confini
di quello che fu l’Impero romano, ma senza condividere l’ortodossia
nicena che stava formando e unificando la cultura intellettuale
cristiana occidentale nella tarda antichità. Questa era la
situazione dei Goti, presentata nel saggio di Giacomo Freda Civico,
che, pur rifiutando l’ortodossia nicena in favore di un Credo
subordinazionista, ne adattarono le categorie filosofico-teologiche
ai propri canoni culturali per essere interlocutori alternativi,
ma alla pari, con il mondo latino. In altri casi, il Simbolo
fu un mezzo per difendere e spiegare la fede cristiana ai noncristiani.
Bishara Ebeid nel suo saggio presenta il caso di studio
del Commentario del Credo niceno composto da Elia, il metropolita
siro-orientale di Nisibi, all’inizio dell’XI secolo per affrontare
l’accusa musulmana secondo cui Nicea era la causa della corruzione
della fede cristiana, in cui la dottrina trinitaria fu inventata
e sostituì l’autentica fede monoteistica insegnata da Cristo.
Tuttavia, nel caso di Elia di Nisibi, l’intento apologetico era anche
correlato al tentativo di rendere la comprensione cristiana
della Trinità più accessibile a un pubblico musulmano, utilizzando
metodi condivisi e un linguaggio comprensibile dai suoi
oppositori. Soprattutto durante l’età moderna, quando i missionari
erano impegnati a diffondere i principi della “vera fede”
tra i “pagani”, si ebbe una svolta a favore di un approccio “accomodazionista”
alle culture locali. Ovviamente, questo processo
di adattamento aveva il suo principio di base nel Credo che i
missionari traducevano (solitamente dal latino) e modellavano
secondo la lingua e la visione del mondo delle popolazioni della
missione. Ma questo non impedì che la superficie del cristianesimo
globale fosse solcata da profonde lacune nella ricezione
locale della fede trinitaria. Questa è la sottolineatura dei saggi
offerti da Paolo Aranha e Austin John Millares Ortinero. Mentre
Aranha analizza come la somiglianza fra la Trimrti indù e
la Trinità cristiana sia stata interpretata in modi diversi dai missionari
e dalle autorità della Chiesa nell’India della prima età
moderna (considerata un retaggio o una prefigurazione del cristianesimo,
o in alternativa una sua diabolica presa in giro), Austin
John Millares Ortinero identifica la mancanza di una […]