@Wordinprogress
5. Il Direttore risponde
Alcune valutazioni e proposte su Servizio della Parola
I nostri modi di dire
51. La gioia del paradiso 7
1. «La gioia del paradiso» (A. Carrara)
2. I Salmi delle ascensioni,
un pellegrinaggio verso la gioia (D. Arcangeli)
3. «Oh gioia! Oh ineffabile allegrezza!».
La gioia nel Paradiso di Dante (M. Ballarini)
Dalla devozione al Sacro cuore alla preghiera del cuore?
(R. Laurita)
Dalla Santissima Trinità alla 15a domenica ordinaria
Santissima Trinità (F. Ficco, + A. Lameri)
SS. Corpo e Sangue di Cristo (F. Ficco, + A. Lameri)
10ª domenica ordinaria (F. Ficco, E. Aceti, Redazione)
11ª domenica ordinaria (F. Ficco, + G. Ambrosio, Redazione)
12ª domenica ordinaria (F. Ficco, E. Diaco, Redazione)
13ª domenica ordinaria (F. Ficco, A. Carrara, A. Ghersi)
14ª domenica ordinaria (F. Ficco, M. Epis, A. Ghersi)
15ª domenica ordinaria (F. Ficco, G. Zanchi, A. Ghersi)
5.
Il Direttore risponde
Alcune valutazioni e proposte su Servizio della Parola
Carissimo Direttore,
mi chiamo Giampiero Savino, ho 38 anni, sono presbitero dal
2010 e parroco dal 2019. Ho avuto un “primo contatto” con la
rivista negli anni del seminario durante una conferenza sull’omiletica
tenuta da don Chino. Quando poi sono diventato parroco
ho sentito il bisogno di inserire nei testi che abitualmente usavo
per la preparazione dell’omelia domenicale, qualcosa che mi desse
una comprensione più “scientifica” degli stessi brani, non solo
un’interpretazione pastorale. Attraverso del materiale pubblicitario
che era arrivato in parrocchia tramite posta, mi sono nuovamente
imbattuto nella rivista e quindi ho deciso di abbonarmi.
Fondamentalmente il mio utilizzo della rivista è in funzione
della mia personale preparazione all’omelia domenicale, non necessariamente
per trovarvi degli spunti da utilizzare ma per avere
una comprensione migliore dei brani, che parta da “cosa” dice il
testo innanzitutto. Sicuramente trovo molto utile anche la parte
del commento più vicino alla sensibilità pastorale. Non seguo i
suggerimenti per le preghiere dei fedeli perché in parrocchia utilizziamo
il foglietto “la domenica”.
Da qualche anno sono passato all’abbonamento digitale ma
solo per una questione di “spazio”: sembrerà banale ma i volumi
iniziano a diventare tanti e non si sa dove metterli. Ecco, se proprio
devo manifestare un aspetto migliorabile – a mio avviso – è
proprio la parte digitale: mi risulta un po’ farraginoso il meccanismo
che chiede ogni volta di andare al sito, accedere ecc. Mi sembrerebbe
molto più semplice poter mantenere “aperto” il file in
uso o magari una app.
Ringraziandovi per il vostro servizio e per l’opportunità di entrare
in questo dialogo con il direttore e la redazione della rivista,
vi auguro una buona continuazione.
Carissimo don Giampiero,
grazie della tua testimonianza come lettore di Servizio della
Parola e della sensibilità che porti come prete ancora giovane,
sia per gli anni di ministero che per età anagrafica. Colgo dalle
tue osservazioni anzitutto il desiderio di una comprensione
personale e profonda della parola di Dio, anche culturalmente
accurata, come primo passo per una maturazione spirituale e
ministeriale. Si tratta di fare esperienza della Parola come dimensione
“ispirante”, in grado di suscitare l’apertura degli occhi
e delle orecchie alla realtà di Dio nella nostra vita. Questi
effetti di apertura e di trasformazione del cuore non risultano
da una lettura superficiale, emotivistica o ideologica, che trascuri
la portata delle domande che sono suscitate in un lettore
sensibile e attento. Si tratta invece di valorizzare il percorso
dell’intelligenza e degli affetti, che cooperano con il testo a una
lettura sempre più profonda e capace di incidere sulla coscienza
del lettore.
Il primo passo per questa trasformazione è proprio la comprensione
del senso letterale della Parola – quel senso che l’autore
umano intende esprimere – perché il lettore possa poi comprendersi
davanti ad esso. Ciò permette, per l’azione dello Spirito,
di passare continuamente da cosa il testo dice in sé a cosa dice
a me, alla mia vita, al mio cuore, ai miei desideri e paure, per
poi offrire la mia vita personale e comunitaria nella preghiera.
L’omelia non dovrebbe scaturire in modo naturale da questo
rapporto intimo e personale con la parola di Dio, capace di illuminare
anche la vita della comunità? Altrimenti si rischia di
strumentalizzare la Parola per scopi pastorali o sociali che possono
anche essere buoni o pertinenti, ma che non entrano in un
processo più profondo di ascolto dello Spirito.
È poi certamente vero che l’omelia non è una semplice “spiegazione”
della parola di Dio domenicale, ma è un atto di accompagnamento
della comunità nel mistero di quella Parola,
di come essa si incarna nella sua vita, di come ne può orientare
atteggiamenti e stili. E questo richiede sensibilità e sapienza pastorale,
per “rileggere” quella Parola a contatto con le domande,
le modalità di comprendere Dio e la spiritualità delle persone
di oggi e di una comunità concreta. Un suggerimento per questo
secondo passaggio pastorale può essere quello di partecipare,
anche come presbiteri e pastori di comunità, a gruppi di
ascolto e condivisione della parola di Dio domenicale, insieme
a laici che siano educati a rileggere i loro vissuti alla luce della
Parola. Se portare la comunità a questo atto di preghiera condivisa
settimanale può essere già un obiettivo pastorale, il primo a
goderne i frutti sarà il parroco stesso che, partecipando a questi
incontri non da maestro ma come uditore della Parola insieme
agli altri, potrà arricchire il proprio bagaglio omiletico con l’esperienza
di vita condivisa da tante persone alla luce del vangelo
domenicale, per poi cogliere ciò che più contribuisce al cammino
della propria comunità.
In questo quadro quale può essere il nostro contributo come
Servizio della Parola? Certamente non intendiamo offrire
omelie “precotte” o schemi “preconfezionati”, che prescindano
dal lavoro di ascolto della Parola e dello Spirito che l’omileta è
chiamato a fare (tra l’altro di omelie se ne possono trovare già
tante su vari siti o supporti informatici). La rivista può invece
offrire strumenti da utilizzare con sapienza, che difficilmente
possono essere scovati altrove in questa forma: da un lato l’esegesi,
in modo semplice e con attenzione al contesto ermeneutico
del Lezionario, può arricchire e approfondire notevolmente
il ventaglio interpretativo della Parola; dall’altro gli spunti di
attualizzazione hanno un metodo preciso, ossia quello di far
emergere le domande di vita, i desideri e i vissuti delle persone
di oggi, che possono gettare luce sulla Parola offerta la domenica.
Infine alcuni suggerimenti di regia liturgica predispongono
indicazioni utili per la celebrazione, in armonia con la liturgia
della Parola. A questo riguardo ci interessa anche offrire materiali
che possano sostenere le liturgie della Parola in attesa
di presbitero (ADAP), che sempre più si stanno diffondendo
nell’esperienza pastorale italiana.
Per la preghiera dei fedeli sono d’accordo con te, carissimo
don Giampiero, ce ne sono già tantissime e certamente la maggior
parte delle nostre comunità sono educate a scriverne di più
pertinenti, attraverso i loro gruppi liturgici.
Da ultimo la questione della versione digitale: sarebbe davvero
bello poter disporre di una app di Servizio della Parola per
gli abbonati che desiderino fruirne. Vedremo se sarà possibile e
in che tempi.
Grazie ancora di questo tuo contributo!
Davide Arcangeli