INDICE
editoriale
Jacques Dupuis (1923-2023) La controversa eredità di una teologia cristiana
del pluralismo religioso
Gaudenzio Zambon
focus Coscienza e umanità. Fondamenti teorici, fonti antiche,
riflessioni moderne e contemporanee
Introduzione – Alla riscoperta di una “realtà antropologica universale”
Lubomir J. ak
Alle radici della nozione di coscienza nella cultura mediterranea antica: cenni
di analisi e di interpretazione
Ernesto Borghi
Per un’etica della riconoscenza e della restituzione in prospettiva
fenomenologico-trascendentale
Franco Buzzi
Cosa influisce sulla coscienza secondo la psicodinamica e le neuroscienze
Pierluigi Imperatore
La coscienza cristiana dei laici nell’impegno politico, tra storia e spiritualità
Markus Krienke
«Qui sto saldo». Una frase e il suo impatto
Johannes Schilling
Il giudizio della coscienza e la libertà della fede. Il fondamento dell’autocomprensione umana
Dietrich Korsch
La coscienza morale cristiana nel cammino dell’etica ecumenica.
Prospettive di dialogo
Lorenzo Raniero
Prendere coscienza come essere presi. Un cammino di libertà
Sergio Gaburro
ricerche
Il mistero di Maria, figura e simbolo della creazione
Giuseppe Trentin
temi e discussioni
Blaise Pascal fra libertini e post-modernità: sono le Pensées ancora attuali
per l’odierna teologia fondamentale?
Giuseppe Tanzella-Nitti
Come parlare di risurrezione oggi? Spunti di teologia pastorale
Rolando Covi
L’esistenza umana e credente nel globalismo informazionale
Alessandro Scardoni
notiziario
Vita della Facoltà (a.a. 2022-2023)
Paola Zampieri
libri ricevuti
indice generale 2023
EDITORIALE
Jacques Dupuis (1923-2023). La controversa eredità
di una teologia cristiana del pluralismo religioso
Gaudenzio Zambon
Negli anni Novanta alcune istituzioni accademiche ecclesiastiche e civili di
Padova e di altre città del Triveneto hanno avuto l’onore di conoscere padre
Jacques Dupuis come conferenziere su temi riguardanti il dialogo interreligioso.
In occasione del centenario della sua nascita (Charleroi, 5 dicembre
1923) ricordare la sua figura, oltre a omaggiarne la memoria, può utilmente
risvegliare l’interesse, lo studio e la ricerca sul dialogo interreligioso.
Il gesuita p. Dupuis è stato uno dei teologi piú famosi al mondo, esperto
di cristologia interreligiosa e di teologia delle religioni, e figura di
spicco nel mondo accademico internazionale messa in discussione dalla
Congregazione per la Dottrina della fede (il “caso-Dupuis”) guidata dal
card. Joseph Ratzinger a motivo della sua visione positiva della pluralità
delle fedi; oggi viene collocato tra i giganti dalle cui spalle possiamo guardare
alla teologia del futuro1. Il suo cammino teologico è stato segnato da
una intensa attività accademica a Kurseong, a Delhi (India) e a Roma, dove
si trovò a vivere in un clima di sospetto, iniziato con la critica radicale alla
sua opera Verso una teologia del pluralismo religioso (Queriniana 1997) da parte
del teologo milanese Inos Biffi pubblicata in Avvenire il 14 aprile 1998: «Le
affermazioni fondamentali, che guidano tutto il volume e lo concludono, ci
sembrano inaccettabili non solo dal punto di vista teologico, ma anche dal
profilo della vita cristiana»; «Crediamo che la teologia “cristiana” del pluralismo
religioso debba seguire un’altra strada» (p. 20). La Congregazione per
la Dottrina della fede nell’agosto 2000 pubblicava la dichiarazione Dominus
Iesus, uno dei piú criticati documenti degli ultimi decenni, e il 24 gennaio
2001 emetteva una Notificazione a proposito del libro del p. Jacques Dupuis
nella quale veniva affermato: «Nel libro sono contenute notevoli ambiguità
e difficoltà su punti dottrinali di rilevante portata, che possono condurre
il lettore a opinioni erronee o pericolose». Dinanzi a tali accuse la prima
reazione provata da Dupuis fu di «profonda angoscia, mista a un senso di rivolta
»2. Avvertí un senso di desolazione e solitudine per essere stato criticato
su ciò a cui aveva dedicato gran parte della sua vita; a nulla erano valse le
due memorie del 1998 e del 1999 (pp. 188+60) inviate alla Congregazione
come risposta alle accuse, prima della Notificazione del 2001. Egli stesso
confidò di avere vissuto due periodi di crisi: nel 1984 con il trasferimento
da Delhi – dove talvolta era accusato di essere un reazionario – a Roma,
dove invece era visto come un teologo progressista estremista; e nel 1998
quando divenne “il caso Dupuis”. Se Congar si sentí un “uomo spezzato” a
causa della proibizione di insegnare, Dupuis invece temette una “scissione
di personalità” e una “perdita del suo senso di identità” per le tante valutazioni
contradditorie del suo essere e delle sue pubblicazioni3. Negli ultimi
anni tentò in tutti i modi di chiarire le sue posizioni e avrebbe desiderato
un colloquio personale con la Congregazione per la Dottrina della fede che
invece utilizzò una procedura che «sembrava una caricatura della giustizia»4.
Ciò nonostante rimase un uomo di profonda fede in Gesú Cristo, mantenne
il suo sorriso ironico e nel contempo dolente, segno di una profonda
amarezza che lo portò a isolarsi anche dai suoi confratelli fino alla morte,
il 28 dicembre 2004, quando «depresso per le accuse di eresia»5, si accasciò
nella mensa della Università Gregoriana, a causa di un malore improvviso.
William R. Burrows, redattore presso la Orbis Books (New York), definisce
Dupuis un “revisionista conservatore” perché pone la massima attenzione
alla Scrittura, alla Tradizione e ai documenti del Magistero con un
occhio rivolto all’azione di Cristo e dello Spirito nelle religioni del mondo
allo scopo di “liberare uno spazio” per un dialogo serio e autentico6. Luigi
Sartori invece offrendo un approccio piú narrativo, nella Prefazione al libro
di Dupuis Il cristianesimo e le religioni. Dallo scontro all’incontro (Queriniana
2001), scrive: «Dovremmo gioire per gli aiuti che studiosi di seria competenza
offrono all’incontro, oggi cosí urgente e decisivo, del cristianesimo
con le religioni mondiali; soprattutto se provengono da chi dispone di una
lunga esperienza di ‘convivenza’, e cioè di vissuta testimonianza missionaria,
all’interno di quegli ‘universi lontani’»7.
Anche l’istruzione Dialogo e annuncio (1991), di cui Dupuis fu il principale
estensore, dice che tra le forme di dialogo interreligioso la prima
forma è quella della vita, dello spirito di apertura e di buon vicinato tra
le persone (Dialogo e annuncio, n. 42 a). Senza i 36 anni vissuti in India
non si può comprendere la struttura e la prospettiva che Dupuis diede al
suo pensiero teologico, la sua visione sulla missione evangelizzatrice della
chiesa. L’attività accademica e gli impegni formativi vissuti a Kurseong e a
Delhi, l’assistenza spirituale dei profughi tibetani, la collaborazione con l’episcopato
locale per l’inculturazione del vangelo nella valorizzazione delle
tradizioni religiose locali, l’elaborazione con un gruppo di persone di un
“ordinario della messa” per l’India e di tre volumi di seconde letture alternative
per l’ufficio delle letture, selezionate tra le sacre Scritture dell’India,
lo condussero a elaborare criteri inclusivi per un’interpretazione cristiana
aperta, capace di evocare i semi del verbo presenti nelle diverse tradizioni […]