Carlos Mendoza-Álvarez – Daniel F. Pilario –
Gusztáv Kovács, Editoriale
Abstracts
I. La divina provvidenza. Oltre il paradigma di onnipotenza
1. Un approccio filosofico-teologico
1.1 Paolo Gamberini, Il pensiero post-teista
e l’azione provvidenziale dell’Assoluto
I/ Oltre il teismo
II/ Agire trascendentale e categoriale di Dio
III/ Monismo relativo
IV/ Provvidenza di Dio e auto-determinazione della creatura
1.2 Emmanuel Falque, L’improvvidente provvidenza
I/ Introduzione
II/ Chi pensa troppo poco, pensa troppo
III/ La colpa a nessuno
IV/ Dal testo all’azione
V/ Una provvidenza kenotica
VI/ Essere contenuto dal più piccolo
III/ Quando Dio compare in modi modesti
IV/ Assumere un corpo: la via per trasferire
la presenza di Dio nella vita
V/ Conclusione
3.2 SimonMary Asese Aihiokhai, Il Dio inerme.
La divina provvidenza nell’era del potere globale
I/ Introduzione
II/ Potere, conoscenza e Dio: idoli dell’Illuminismo
III/ Ripensare la solidarietà come svolta etica
verso il Dio inerme
3.3 Teresa Forcades, La provvidenza di Dio
e le idolatrie contemporanee
I/ Una concezione della divina provvidenza
che non annulli la libertà personale
II/ L’assolutizzazione di causalità/giudizio
nelle questioni morali
III/ L’assolutizzazione dell’azione dell’uomo
nel plasmare l’esperienza umana
II. Forum teologico
1. Claudio Monge, Il cosmo in un abbraccio trinitario.
Idee germinali per l’anniversario
del concilio di Nicea I (325-2025)
I/ Ripensare il rapporto Dio-mondo
in un nuovo contesto religioso e culturale
II/ Dalla causalità alla presenza
III/ Il tempo operante dello Spirito
2. Silvia Martínez Cano, Tornare a danzare
con Dio Trinità. In dialogo con Nicea
I/ La specificità linguistica di Nicea
II/ La necessità di dialogare con la tradizione
III/ Un Dio che danza: contributi alla teologia trinitaria
per il terzo millennio
III. Rassegna bibliografica internazionale
Editoriale
La divina provvidenza: oltre il paradigma di onnipotenza
Nella prima metà del XXI secolo, in tempi d’incertezza globale,
parlare di Dio rappresenta, per la teologia cristiana, una
grande sfida.
Sarà ancor più urgente dare conto della presenza e dell’azione
di Dio come divina provvidenza nel cuore delle società
tardo-moderne, nel tentativo di promuovere l’autonomia umana
nel mezzo del modello sociale egemonico segnato da un
desiderio di onnipotenza infantile, comprendendo allo stesso
tempo l’estrema fragilità e la finitudine di tutto il creato.
La sfida teologica e pastorale si fa ancor più complessa per
i singoli e per le comunità cristiane che cercano di «rispondere
a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi»
(1 Pt 3,15), laddove il mondo che ci sembrava sicuro inizia a
sgretolarsi. Infatti, in tutto il mondo, le comunità di fede stanno
affrontando delle crisi interne ed esterne, tipiche di un tempo
che vede collassare le istituzioni che hanno plasmato le società
moderne, quali la famiglia, la scuola, lo stato, la democrazia e la
religione. Le crisi interne a quest’ultima, per esempio gli abusi
sessuali da parte del clero e il ritorno del fondamentalismo in
molte realtà, sembrano averne minato la credibilità fino al punto
di non ritorno al vecchio modello di sacralità. Le crisi esterne, quali
quelle rappresentate dall’antropocene-capitalocene,
aggravano la sensazione di “orfanità” che pervade tutta l’umanità,
laddove la certezza della presenza e dell’azione divina
svanisce come una mera consolazione per gli ingenui, di fronte
alla crescente devastazione in campo ecologico, alle migrazioni
forzate e ai crimini d’odio su base razziale, sociale e di genere,
che si servono in maniera fraudolenta del sentimento religioso
come strumento a sostegno delle idolatrie su cui si fondano.
Per tutti questi motivi è tempo di rivisitare l’esperienza
fondativa del mistero d’amore della realtà, come sorgente mistica
ed etica esplorata dalle religioni dell’umanità e dal cristianesimo
in particolare, per abbeverarsi a quella fonte di vita,
di dignità, di senso e di speranza. Questa esperienza emerge
dal profondo della notte in quelle persone e comunità che si
prendono cura degli altri (del prossimo e della casa comune)
con amorevole radicalità e con fiducia incondizionata nella
Vita misteriosa che dimora in loro, con un incredibile potere di
redenzione.
Il presente fascicolo di Concilium dedicato alla divina provvidenza
– a quasi sessant’anni dalla fondazione della rivista al
tempo del concilio Vaticano II, rivista che nella propria storia
editoriale ha già toccato questo tema in numeri precedenti – desidera
contribuire alla riflessione teologica contemporanea e al
dibattito su questa presenza-assenza amorevole che ha sostenuto
Gesù di Nazaret e la sua comunità messianica nel confidare
nell’amore incondizionato del Padre, «che fa sorgere il suo sole
sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti»
(Mt 5,45).
Dopo il trauma di Auschwitz che, paradossalmente, ha sia
paralizzato sia provocato la gestazione del pensiero teologico
moderno, ottant’anni dopo ci troviamo a confrontarci con delle
questioni ancor più radicali, in questo momento di orfanità
globale prodotta dalla violenza sistemica che affligge l’umanità
e la casa comune. Come possiamo motivare una speranza in un
amore divino provvidente, che trascende la violenza odierna?
Chi ci aiuta a intravedere nel mondo la presenza di quel Dioche-
è-solo-amore e come possiamo scoprire la sua presenza
viva? Quali narrazioni, grammatiche e atti performativi di […]