editoriale
7 Faith and reason: from the classic debate to an interactive approach.
Fede e ragione: verso un approccio interagente
Roberto Tommasi
focus Metafisica e teologia
13 Introduzione – Pensiero dell’assoluto e realismo della rivelazione
Giovanni Trabucco
19 Il respiro della metafisica. Un breve promemoria
Paolo Pagani
29 Le lien entre phénoménologie, métaphysique et praxis, condition d’une réarticulation
entre philosophie et théologie
Emmanuel Gabellieri
45 Il contingente liberato. L’immutabilità di Dio in Duns Scoto
Claudio Avogadri
59 Una filosofia cristiana? Blondel versus Gardeil e Gilson
Giovanni Trabucco
75 Il Logos divenuto carne. La libera appartenenza dell’uomo all’evidenza di Dio
Sergio De Marchi
prolusione
89 Intelligenza artificiale e condizione umana. Questioni aperte
Adriano Pessina
Ricerche
101 L’empatica come lucerna della vita. Il tratto unificante degli affetti relazionali
Rinaldo Ottone
115 La fede cristiana e l’istituzione ecclesiale alla prova delle famiglie – parte 2
Paolo Carrara-Francesco Pesce
temi e discussioni
129 Solitudine e silenzio, marginalità irriducibili nella poesia di Emily Dickinson
Cinzia Banterle
149 Un’antropologia a modello trinitario
Alessandro Ravanello
recensioni
161 Dotolo Carmelo, Teologia delle religioni (G. Osto)
163 O’Collins Gerald, Una cristologia delle religioni (G. Zambon)
167 Williams Rowan, Cristo, cuore della creazione (L. Paris)
170 Meroni Fabrizio-Sileo Leonardo (curr.), Dalla Maximum illud alla Evangelii
gaudium. Sull’urgenza della trasformazione missionaria della chiesa (G. Zambon)
173 Reali Nicola, Idee per un’antropologia teologico-pastorale (F. Pesce)
176 Godzieba Anthony J., Per una teologia della presenza e dell’assenza di Dio (S.
Didonè)
178 Florio Mario, Teologia sacramentaria. Temi e questioni (R. Bischer)
180 Spaviero Paolo, L’etica alla prova delle neuroscienze. Sfide e opportunità per la teologia
morale (C. Vanin)
183 Grasso Santi, La fragilità necessaria. Occasione o tentazione, frustrazione o redenzione?
(G. Bonifacio)
186 Meiattini Giulio, Dire Dio pregando. Teologia a partire dalla preghiera (M. Ceschia)
188 Sartorio Ugo, Conversione. Un concetto controverso, una sfida per la missione cristiana
(G. Zambon)
190 Gaburro Sergio-Noffke Eric-Vassiliadis Petros, Scrittura e Tradizione nella
chiesa. Tre voci teologiche in dialogo (G. Zambon)
194 Cantarella Glauco Maria (cur.), I castelli della preghiera. Il monachesimo nel
pieno medioevo (secoli X-XII) (R. D’Antiga)
segnalazioni
TEOLOGIA
199 Collin Dominique, Il Vangelo inaudito (S. Didonè)
200 Belli Manuel, L’epoca dei riti tristi (S. Didonè)
201 Nouis Antoine, Le nostre radici ebraiche (G. Zambon)
203 G.Wilhelms-H.Wulsdorf, Un’etica nell’economia. Responsabilità e bene comune
(S. Morandini)
204 Rotundo Nicola (cur.), L’uomo al centro. Per un’ecologia integrata (G. Bozza)
206 Biscardi Angelo (cur.), La prese per mano e la rialzò. Seminario di studio su chiesa
e coronavirus. 11 e 18 settembre 2020 (A. Steccanella)
209 libri ricevuti
EDITORIALE
Faith and reason: from the classic debate to an interactive approach.
Fede e ragione: verso un approccio interagente
Roberto Tommasi
Il pensiero di Joseph Ratzinger - Benedetto XVI, recentemente scomparso,
ha uno dei suoi “fili rossi” nell’additare a tutti il compito di porre
costantemente in dialogo fede e ragione (filosofica, storica e scientifica)
perché si riconoscano e possano compiere almeno in parte un cammino
comune. Benedetto XVI ha ribadito che questa strada, con tutte le sue
problematicità, non solo permette al cristianesimo di essere fecondo nella
via dell’evangelizzazione, ma consente anche ai “non credenti” di accogliere
il messaggio di Gesú come ipotesi carica di senso e decisiva per l’esistenza.
Nel pensiero del bavarese il rapporto di fede e ragione si caratterizza
in un modo specifico rispetto a larga parte del pensiero e della teologia
contemporanee che, da un lato, tendono a negare la possibilità di porlo positivamente
e, dall’altro, a risolverlo in modo compromissorio: egli invita a
pensare come sia proprio della fede cristiana rapportarsi con il Logos immanente
all’atto del credere, il quale deve tendere alla verità di Dio, dell’uomo
e del mondo proprio come atto di fede cui non è estranea la ragionevolezza.
Pertanto quando Gesú di Nazareth, Logos di Dio incarnato in cui l’Assoluto
è nella storia (Gv 1,2-4.14) afferma «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv
14,6) la questione non è ripetere quanto lui dice, ma indagare-pensare ciò
che lui tende a dirci.
Il rapporto tra la fede e la ragione va oggi perseguito e chiarito con coscienza
critica e con attenzione all’effettività. Esso, già adombrato nel pensiero
greco (si pensi al rapporto tra episteme e pistis in Platone) è costantemente
presente in una pluralità di modi e di opzioni nel cammino storico del
cristianesimo e si ripresenta, con accentuazioni diverse, nelle discussioni
teologiche, filosofiche e scientifiche medievali e moderne (a proposito delle
quali va tenuta presente la diversità tra la scienza teoretica antica e medievale,
essenzialmente concepita secondo il modello dell’episteme, e il ciclo
empirico-teoretico che caratterizza le scienze moderne e contemporanee).
Dal punto di vista ecclesiale e teologico il rapporto tra fede e ragione
si declina oggi alla luce dei fondamentali della relazione tra chiesa e
mondo (la chiesa è nel mondo senza essere nel mondo) espressi dal concilio
Vaticano II che ha evidenziato in proposito una duplice consapevolezza:
la necessità (espressa nella Gaudium et spes) di «abbattere i bastioni» affinché
«la chiesa scenda a incontrare il mondo e partecipi al suo modo di sentire
»1 e l’esigenza (che emerge dalla Dei Verbum) di pensare la rivelazione di
Dio superando la logica estrinsecistica e dottrinalistica per comprenderla
come l’evento del manifestarsi nella storia di Gesú di Nazareth della volontà
di Dio di autocomunicarsi nell’amore affinché gli uomini accogliendolo
entrino in relazione e comunione con lui e fra di loro, partecipando
della natura divina2. Su questa scia l’enciclica Fides et ratio promulgata da
Giovanni Paolo II nel 1998 e preparata da una commissione presieduta dal
cardinale Ratzinger ha ripreso e rilanciato il tema fede e ragione in una
prospettiva non piú “ancillare”, ma di “circolarità”3, considerando la filosofia,
specie per la sua portata metafisica e sapienziale in grado di propiziare
il passaggio dal fenomeno al fondamento4, partner privilegiato nel dialogo
con la fede, la quale interagisce anche con altre diverse sapienze, religioni
e culture; nella Veritatis gaudium (2017), riferita alle università e alle facoltà
ecclesiastiche, papa Francesco “colloca” il tema in una prospettiva “inter e
trans disciplinare” che, secondo il criterio del “dialogo a tutto campo” tra
i diversi saperi, valorizza il rilievo delle scienze (formali, storiche, umane,
biologico-naturali)5. La circolarità di fede e sapere, credere e comprendere è oggi da pensare
e attuare contestualmente alle istanze “moderne” e alla cosiddetta “condizione
postmoderna”.
Heidegger ha evidenziato cinque manifestazioni essenziali che, nella loro
correlazione, costituiscono il “mondo moderno”: la scienza moderna caratterizzata
dalla ricerca, ovvero dal conoscere che si installa sotto forma di
investigazione in un dominio dell’ente quale la natura o la storia; la tecnica
meccanica quale trasformazione autonoma della prassi che importa l’impiego
della scienza matematica della natura e che fa tutt’uno con l’essenza della
metafisica moderna; l’arte ricondotta nell’orizzonte dell’estetica e la conseguente
interpretazione dell’arte come espressione della vita dell’uomo; l’agire
umano concepito e progettato come cultura e quale realizzazione dei
supremi valori; la sdivinizzazione (differente dall’ateismo grossolano come
semplice messa da parte di Dio e intesa quale duplice processo attraverso
cui, per un verso, l’immagine del mondo si cristianizza ponendo alla propria
base l’infinito e, per un altro, il cristianesimo intende la propria cristianità
come “visione cristiana del mondo”) che si traduce in uno stato di indecisione
rispetto a Dio e agli dèi6.
L’attuale crisi-metamorfosi della modernità cosí configurata è una sua
transizione-trasformazione, contrassegnata dall’affermarsi del pluralismo e
della complessità accompagnati da un atteggiamento rinunciatario al postulato
dell’unitarietà e universalità nonché della pretesa totalizzante della
ragione scientifica cui si connettono il riemergere del valore veritativo
dell’estetico, l’indebolimento dell’ideale di un intrinseco autoperfezionamento
della storia, la crisi della soggettività moderna e l’emergere di un
tendenziale carattere nichilistico7. Fenomeni tutti bisognosi di adeguate ermeneutiche
e analisi comparative e critiche qui non possibili.
Il “nuovo dibattito sulla secolarizzazione”8 attualmente in corso evidenzia
il nuovo “sfondo” che si produce nelle transizioni descritte, cioè il nuovo […]