INDICE
Sguardi in pastorale
10. La chiesa tra esilio e solitudine
(A. Carrara)
I nostri modi di dire
40. Cadere in tentazione 9
1. Esibire, imitare. La grande tentazione (A. Carrara) 10
2. Non abbandonarci alla tentazione (A. Gennari) 16
3. La difficoltà di restare credenti, oggi (S. Segoloni Ruta) 20
Un mese per la pace
(R. Laurita) 25
Dal battesimo di Gesù
alla 7a domenica ordinaria
8 gennaio/19 febbraio 39
Battesimo del Signore (G. Violi, G. Bezze) 41
2ª domenica ordinaria (A. Busia, P. Bignardi, E. Massimi) 59
3ª domenica ordinaria (A. Busia, C. Cremonesi, E. Massimi) 78
4ª domenica ordinaria (A. Busia, P. Rota Scalabrini, E. Massimi) 98
5ª domenica ordinaria (A. Busia, L. Alici, M. Orizio) 120
6ª domenica ordinaria (A. Busia, I. Siviglia, M. Orizio) 140
7ª domenica ordinaria (A. Busia, I. Lensi, M. Orizio)
La chiesa tra esilio e solitudine
di Alberto Carrara
1. La chiesa «sul pero, sulla pianta». (S)variazioni ecclesiali su Il Barone rampante di Italo Calvino La letteratura offre il campo a tutte le possibili – e talvolta impossibili – variazioni. Tanto più quella letteratura che, già di suo, si presenta come parabola dell’umano, dei suoi desideri, delle sue avventure e sventure e della sua morte. Con il Visconte dimezzato (1952) Calvino dà inizio a una serie di tre romanzi (al “Visconte dimezzato” faranno seguito “Il Barone rampante”, pubblicato nel 1957 e “Il Cavaliere inesistente” del 1959), indicati come una riedizione moderna del “conte philosophique” settecentesco. Di quella tradizione letteraria, i romanzi di Calvino intendono suggerire non solo moderne parabole sulle “eterne” verità dell’uomo, ma anche denunciare in maniera ironica la realtà contemporanea. Il Barone rampante è una storia ambientata nel Settecento ed è narrata da Biagio, fratello minore del protagonista, Cosimo Piovasco di Rondò. Il giovane, di una nobile famiglia ligure di Ombrosa, all’età di dodici anni, in seguito a un litigio con i genitori per un piatto di lumache, si arrampica su un albero del giardino di casa dichiarando di non volerne più discendere per il resto della vita. Cosimo dimostra ben presto che il suo non è solo un capriccio, spostandosi solo attraverso boschi e foreste, costruendosi a poco a poco una dimensione quotidiana sugli alberi. Il protagonista conosce Viola, una ragazzina di cui si innamora, anche lei figlia di nobili; trova un fedele amico nel cane Ottimo Massimo e diventa popolare presso gli abitanti delle terre dei Rondò. Lo stile di vita di Cosimo si trasforma in un percorso di formazione e maturazione: egli conosce i ragazzini popolani, fa amicizia col bandito Gian de’ Brughi (che morirà impiccato), studia la filosofia, arrivando a conoscere Voltaire per lettera, guida un attacco contro i pirati turchi, aiuta dei nobili spagnoli, i quali vivono anch’essi sugli alberi in una città chiamata Olivabassa, e forma una squadra di vigili del fuoco per prevenire gli incendi boschivi. Il ritorno di Viola dal collegio reca a Cosimo una gioia immensa ma temporanea, a causa delle gelosie tra il protagonista e l’amata, che alla fine sposerà un nobile inglese e abbandonerà Cosimo. Nel frattempo, anche a Ombrosa si sente parlare della Rivoluzione francese e dell’esperienza travolgente di Napoleone Bonaparte. Cosimo, dopo tentativi di sollevare la popolazione locale, incontra il generale, rimanendone però deluso. Anziano e provato dagli anni sugli alberi, Cosimo non si arrende e non scende a terra, rispettando fino all’ultimo la propria promessa. Al passaggio di una mongolfiera, si aggrappa all’ancora e scompare all’orizzonte, gettandosi infine in mare1.
2. Epoca di passaggio dagli incerti riferimenti
Pizzichiamo, qua e là, alcuni passaggi e rischiamo – è proprio il caso di dirlo – alcuni ripensamenti non solo “moderni” ma anche “ecclesiastici”. Dunque, doppiamente rischiosi. Il Barone nostro padre era un uomo noioso, questo è certo, anche se non cattivo: noioso perché la sua vita era dominata da pensieri stonati, come spesso succede nelle epoche di trapasso.
L’agitazione dei tempi a molti comunica un bisogno d’agitarsi anche loro, ma tutto all’incontrario, fuori strada: così nostro padre, con quello che bolliva in pentola, vantava pretese al titolo di Duca d’Ombrosa, e non pensava ad altro che a genealogie e successione e rivalità e alleanze con i potentati vicini e lontani2. Di «pensieri stonati» è piena la nostra epoca, perché è intensamente epoca di passaggio. E di pensieri stonati è piena la chiesa perché più di tutte le istituzioni sente la fatica del passaggio. E anche nella chiesa si trascorre molto tempo in accese discussioni su genealogie e formalismi di ogni tipo, mentre il mondo se ne va per conto suo. Anche molta teologia è vuota come le genealogie del Barone Armino Piovasco di Rondò e sono spesso vuote anche le piroette attorno alla parola di Dio. Quante parole rivelano la scarnificazione della Parola! Ho la sensazione, anzi, che l’intensità del molto contendere e l’abbondanza delle parole è inversamente proporzionale all’importanza dell’oggetto su cui si contende e della Parola di cui si parla. Perché le epoche di passaggio hanno lasciato il punto di partenza e non sono ancora arrivate al punto di arrivo. Sono girovaghe. E quindi o mancano del tutto di agganci o scambiano per agganci gli incerti punti di passaggio intravisti nei loro lunghi attraversamenti.
3. Scrutando un lontano, ancora invisibile futuro
A un certo punto del racconto Cosimo viene a sapere che, nel paese di Olivabassa, vive una colonia di esuli spagnoli. Questi, banditi dal re Carlos III per via di privilegi feudali contrastati, non potevano “toccare terra” a causa degli accordi fra i cittadini di Olivabassa e il re spagnolo. Quindi, anche loro come Cosimo vivono avventurosamente sugli alberi. Tra gli esuli spagnoli vive, su un olmo, un vecchio, chiamato El Conde. Un suo figlio è detenuto nelle carceri spagnole e torturato. El Conde […]
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Corrado Mazza il 5 agosto 2023 alle 18:17 ha scritto:
Ottimo libro.