Editoriale
2 S. Currò
Quando un valore sembra deprezzarsi
Studi
4 S. Maffi
Dal cortile all’appartamento
8 B. Ducatel
Domus ecclesiae: liturgia
e ambiente domestico
13 F . Feliziani Kannheiser
Riti domestici
17 F . Meusnier
«Non sanno più fare il segno di croce»
22 I . Seghedoni
Criteri per un’alleanza formativa
27 M. Di Benedetto
Liturgia in famiglia:
libri liturgici familiari?
32 A . Matteo
La fuga dei nonni
36 G . Routhier
L’esperienza canadese
delle Comunità domestiche
Formazione
40 L . Palazzi – L. Balugani
Ars celebrandi: celebrare con cordialità
5. Concordia
45 N . Tosc hi
Una Chiesa, molti doni e ministeri
5. Il ministero dell’accolito
50 L . Galliani
I mestieri della liturgia
5. Il giornalista
54 A . Join-Lamb ert
La Liturgia delle Ore:
preghiera della Chiesa
5. Come? Adattamenti necessari
Asterischi
59 D. Piazzi
Il Lezionario
5. «Narrate quali furono le cose passate...»
64 M. Gallo – G. Tornamb é
Sulle spalle dei giganti
Bernard Botte
EDITORIALE
Salvatore Currò
Quando un valore sembra deprezzarsi
L’importanza della formazione liturgica e della preghiera in famiglia emerge particolarmente in rapporto al processo di conversione spirituale e pastorale che la Chiesa attuale sta vivendo e che, in sintesi, è segnato da due spinte tra loro connesse: quella missionaria e quella sinodale. La spinta missionaria provoca la comunità cristiana a uscire, ad abitare il territorio, a costituirsi in dialogo con tutti, dentro l’orizzonte sociale e mondiale. La spinta sinodale provoca a riconoscere il protagonismo dei singoli, a curare la corresponsabilità, a dare valore ai piccoli contesti e ai movimenti dal basso. Gli eventi recenti – dalla pandemia alla guerra, dai fenomeni migratori ai pericoli di disastri ecologici – ci fanno sentire ormai, volenti o nolenti, sulla stessa barca o nello stesso mare, legati gli uni con gli altri. Come cristiani ci sentiamo sempre più in cammino con tutti; condividiamo le speranze e le angosce di tutti; ogni attività pastorale sperimenta, nel suo piccolo, il riverbero delle problematiche del nostro mondo, di tutta l’umanità. A questo allargamento di orizzonte corrisponde la necessità di un radicamento ancora più concreto e la necessità di ridare vigore ai nostri piccoli contesti vitali, familiari e comunitari. È in tali contesti che ci costruiamo, impariamo a leggere la nostra presenza nel mondo, ci progettiamo, partecipiamo alla costruzione della fraternità universale, esercitiamo la speranza. La sfida, in ottica cristiana, è di farli diventare luoghi di reciprocità e gratuità, di vero cammino insieme; luoghi di discernimento, di preghiera, di una nuova ermeneutica del Vangelo in rapporto alle problematiche di oggi, di sperimentazione di una comunione liturgica nel segno della grazia. In questo contesto la famiglia, con le sue dinamiche, con le sue risorse e anche con le sue fragilità, ritrova la sua forza e la sua missione, nel mondo e anche nella Chiesa. Al di là delle apparenze, c’è una grande voglia di famiglia, pur nelle fatiche e difficoltà, e proprio mentre cresce il senso dell’umanità come una grande famiglia, unita nel bene e nel male. È bene che la comunità ecclesiale riconosca questa voglia di famiglia, sappia restituire spazio e protagonismo alle famiglie; sappia pensarsi di più come famiglia e sappia rinnovarsi e modularsi sulle dinamiche che sono proprie della famiglia. Questo non è affatto scontato; troppo spesso, infatti, la famiglia è guardata più come destinataria che come soggetto della pastorale, più a partire da preoccupazioni morali o dottrinali che di riconoscimento e di accompagnamento. La sfida è a rovesciare la prospettiva e ciò implica davvero una conversione a tutto campo: spirituale e pastorale, dello sguardo e degli atteggiamenti, della qualità delle relazioni e della preghiera, della pratica liturgica e della pratica della carità, dei processi formativi e del modo di fare comunità. A pensarci bene, in questo processo di conversione, famiglia, formazione, preghiera e liturgia costituiscono, nel loro intreccio, uno snodo fondamentale; per tante ragioni, che emergeranno negli interventi che seguono. Accenno qui solo ad alcune di queste ragioni, in ottica pastorale. Che la famiglia sia reale esperienza di Chiesa (chiesa domestica) non è un principio teologico astratto e nemmeno soltanto un ideale; è un fatto concreto, un già e non solo un non ancora, se non altro per il fatto che Dio è all’opera in ogni esperienza familiare, per quanto la sua presenza possa essere riconosciuta e accolta solo parzialmente. Tale fatto va assunto più profondamente nelle dinamiche pastorali, superando clericalismi e unilateralità, spesso giustificati con analisi e giudizi negativi sulla famiglia di oggi. Riconoscere la soggettività della famiglia significa anche, come si è accennato, modulare o sintonizzare le dinamiche della comunità cristiana su quelle familiari. Queste sono fatte di: sensibilità, affetto, concretezza, senso educativo, reciprocità, anche di alti e bassi, di perdono reciproco e di sempre nuovo inizio. La crescita nella fede non ha bisogno di ritrovare tali dinamiche? E non ne hanno bisogno anche la preghiera e la liturgia, che sono dimensioni costitutive dell’esperienza e della crescita cristiana? Per questa via si può sprigionare il senso della liturgia, soprattutto dell’eucaristia, come culmine e sorgente della vita cristiana ed ecclesiale. La pastorale è sfidata a situarsi nel movimento tra famiglia, comunità cristiana e società (suscitando percorsi in un senso e nell’altro); a favorire il cammino dal quotidiano (della famiglia, della famiglia umana) all’eucaristia (nella comunità cristiana), e viceversa. Ciò sarà possibile, senza eccessive forzature, se la pastorale (e anche la catechesi) ripenserà la sua mediazione (e la sua proposta formativa) su un piano meno intellettuale e più sensibile, corporeo, rituale, simbolico. C’è un segreto legame tra ciò che potremmo chiamare la dimensione sacramentale dell’esperienza (la presenza di Dio nel concreto) e l’espressione sacramentale della vita cristiana. In questo senso, la famiglia (l’esperienza più concreta) e la liturgia (l’esperienza più grande della grazia) sono molto più vicine di quello che può sembrare. Una mediazione pastorale, con tonalità concreta e insieme sacramentale, può farlo emergere.