INDICE
Editoriale
2 M. Gallo
Dove si sta spostando
la sfida della liturgia
Studi
5 F. Feliziani Kannheiser
Quando il “fuori” fa paura
9 S . Currò
Una nuova svolta antropologica?
15 R . Maiolini
La fede in Gesù
20 L . Invernizzi
Si accorsero di essere nudi
25 F. Peruzzotti
Che non trovi eco nel loro cuore
30 S . Morra
Riti che curano
35 M. Belli
Nella notte in cui fu tradito
39 A . Costanzo
«Quanto è distrutto si ricostruisce»
Formazione
44 L . Palazzi – L. Balugani
Ars celebrandi: celebrare con cordialità
1. Celebrare è un’arte
49 N . Toschi
Una Chiesa, molti doni e ministeri
1. I ministeri nella Chiesa
54 C. Gentilini
I mestieri della liturgia
1. Il musicista
59 A . Join-Lambert
La Liturgia delle Ore
1. Una preghiera quotidiana
Asterischi
64 D. Piazzi
Il Lezionario
1. Quando il «dire» è «fare»
67 M. Gallo – G. Tornambè
Sulle spalle dei giganti.
1. Romano Guardini
70 D. Fidanza
Don Luigi Della Torre
73 Segnalazioni
EDITORIALE
Marco Gallo
Dove si sta spostando
la sfida della liturgia
Sappiamo dove la Chiesa e, ma non sappiamo dove non e.
Pavel Nikolaevic Evdokimov
1. La vocazione della liturgia
Questo numero inaugura una nuova stagione di Rivista di Pastorale Liturgica, la numero 59. Nel 1963, quando usci il primo numero, il Movimento Liturgico vedeva dischiudersi con entusiasmo le attese preparate da decenni di ricerche, pubblicazioni, sperimentazioni ed attivita. Pochi mesi dopo, sarebbe uscita la costituzione conciliare sulla liturgia e l’auspicata riforma dei rituali sarebbe iniziata. Si immaginava, con giustificati entusiasmi poi fisiologicamente calati, una forma celebrativa che assumesse con coscienza la sua piena vocazione all’interno delle altre pratiche ecclesiali. Paolo VI fu chiarissimo, offrendo la Sacrosanctum Concilium: chiamo la liturgia primo atto del credente davanti a Dio, fonte primaria in cui la vita da lui ci e donata, prima scuola, primo dono che circola nel popolo cristiano. Guardando fuori della Chiesa, essa sarebbe stata il «primo invito all’umanita a sciogliere la sua lingua muta in preghiere sante e sincere ed a sentire quell’ineffabile forza rigeneratrice dell’animo che e insita nel cantare con noi le lodi di Dio e nella speranza degli uomini, per Gesu Cristo e nello Spirito Santo»1. Nel 1963, era dunque chiara la missione della liturgia, come lingua interna alla comunita dei credenti e come linguaggio verso il mondo.
2. Il segno delle chiese vuote Mutati i tempi, stravolti i sentimenti, quella medesima vocazione articolata e ricca appare oggi ancor piu vera per la liturgia cristiana e, quindi, per noi che al suo studio ci dedichiamo, in particolare per la nostra rivista. Questo 2022 si apre ancora con il segno forte, offerto alla Chiesa ospedale da campo, delle chiese tornate ad essere aperte, ma ancora quasi vuote.
Se la Chiesa dev’essere un ‘ospedale’, ovviamente deve continuare a offrire l’assistenza sanitaria, sociale e filantropica che offre fin dagli albori della sua storia. Ma, come un buon ospedale, deve adempiere anche ad altri compiti. Deve svolgere un ruolo diagnostico (identificando i ‘segni dei tempi’), un ruolo preventivo (creando un ‘sistema immune’ in una societa in cui dilagano i virus maligni della paura, dell’odio, del populismo e del nazionalismo) e un ruolo da convalescenziario (superando i traumi del passato con il perdono)2.
Scritte durante le settimane di chiusura piu stretta, le pagine di Tomáš Halík suonano oggi come ancora suggestive. Il segno delle chiese vuote non e stata dunque una pausa temporanea, in attesa di un gioioso sussulto morale e spirituale, come le ingenue attese di alcuni immaginavano. Gli edifici religiosi chiusi per legge sanitaria sono stati una inedita e drammatica trasfigurazione di cio che potrebbe accadere definitivamente nel nostro mondo tra non molto tempo. Questo segno mette in luce un vuoto gia presente da tempo nella Chiesa e chiama ad una conversione profonda, un percorso sinodale e persino – azzarda Halík – un nuovo concilio riformatore. Se quei giorni atipici furono un kairós, e piuttosto evidente che esso non e stato piacevole né forse ancora compreso. Diminuisce il numero dei credenti, ma anche quello degli atei militanti, cresce quello degli indifferenti e dei cercatori: siamo in Galilea, in mezzo a un’umanita varia. Qui il Cristo che visse e inizio il suo annuncio, lui che ha bussato alla porta, ma per uscire, ora ripete con noi un esodo tante volte vissuto con il suo popolo.
3. La liturgia che sta nascendo L’ospedale da campo, dunque, non tentera di essere solo spazio di terapia, ma sente il suo compito relativo anche alla diagnosi ed alla prevenzione. Per questo motivo, questo numero e dedicato a leggere la sfida che il minuscolo virus ha reso gigantesca, non solo per reagire, ma per tentarne uno sguardo pacato e lavorare piu in profondita. Quali ricadute hanno sulla nostra prassi celebrativa gli spostamenti culturali rapidissimi ai quali stiamo partecipando? Le soglie del celebrare si stanno spostando, la ricerca di spiritualita non sta certamente venendo meno3. Gli autori ai quali abbiamo chiesto di lavorare attorno a questo nodo ci conducono a notare le variazioni sul modo del celebrare alle quali e doveroso prestare attenzione. Rilanciare il servizio compiuto dalla nostra rivista comporta anche questi esercizi forse non rassicuranti, ma certamente pieni di fiducia nel celebrare cristiano.
4. Grazie don Daniele Piazzi, benvenuto don Manuel Belli Questa annata 2022 e la prima firmata da un nuovo redattore. Nel gennaio del 1991 iniziava il lungo e generoso servizio di don Daniele Piazzi, liturgista e presbitero della diocesi di Cremona. Rivista di Pastorale Liturgica deve molto a don Daniele, che per trent’anni giusti ha dato il ritmo ed il tono alla pubblicazione. Prese il posto di don Luigi della Torre. Oggi gli succede don Manuel Belli, presbitero di Bergamo. Don Daniele ha collaborato con diversi direttori: Falsini, Lodi, Sirboni, Barile, Cabra. Da alcuni anni ho avuto l’onore di lavorare a piu stretto contatto con lui e di apprezzarne la competenza e la laboriosita, condita di furbo buon umore. Mi fa piacere ringraziare lui, dando ufficialmente il benvenuto a don Manuel che ne ha preso il posto, manifestando subito doti parimenti brillanti.