editoriale
Wide-ranging dialogue. Teologia, filosofia e scienze per un “dialogo a tutto campo”
Stefano Didonè
focus Immagini del sacro. Per un dialogo “artistico” tra le religioni
Introduzione – Sacro e bello: oscillazione perenne tra alleanza e rifiuto
Andrea Toniolo
L’arte nell’ebraismo tra divieto e mitzwà
Massimo Giuliani
Cristianesimo e arte. Per una teologia dello sguardo
Sergio De Marchi
Islam e arte. «Dio è bello e ama la bellezza»
Renata Bedendo
Tracce del vuoto. Arte e buddhismo zen
Raquel Bouso-Marcello Ghilardi
Dialogo interreligioso e ospitalità delle immagini
Enrico Riparelli
agorà
Lo Stato pesante e la vita di tutti. La relazione tra Stato e cittadini dopo il
“confinamento” del 2020
Marco Benazzato
La fede nel tempo della prova. Riflessioni sulla fede nel nostro tempo a partire da un testo di Romano Guardini
Laura Vedelago
temi e discussioni
Le storie delle donne nella chiesa: parole e cammini di madri spirituali.
Qualche suggestione per cominciare
Marzia Ceschia
Chiara Lubich. Una via nuova: la “spiritualità collettiva”
Lucia Emanuela Gardich
Resilienza, tra essere e divenire. Filone di Alessandria e l’eredità teologicoantropologica
del Timeo
Francesca Simeoni
notiziario
Vita della Facoltà (a.a. 2020-2021)
Paola Zampieri
recensioni
Theobald C., Le courage de penser l’avenir. Études oecuméniques de théologie fondamentale et ecclésiologique (G. Osto)
Theobald C., La fede nell’attuale contesto europeo. Cristianesimo come stile (G. Zambon)
Paris L., L’erede. Una cristologia (A. Magoga)
Vinti M., Amore al centro della Commedia. Dottrina e immagini dell’amore in Dante
(G. Maglio)
Mancuso V., I quattro maestri (G. Osto)
Crabbe K., Luke/Acts and the End of History (C. Broccardo)
Di Berardino A., Istituzioni della chiesa antica (M. Girolami)
Nigra A., Il pensiero cristologico-trinitario di Giovanni di Scitopoli. Tra neocalcedonismo
e prima recezione del Corpus Dionysiacum (M. Girolami)
McNamara C., The Bishop’s Burden. Reforming the Catholic Church in Early
Modern Italy (R. Battocchio)
libri ricevuti
indice generale 2021
EDITORIALE
Wide-ranging dialogue.
Teologia, filosofia e scienze
per un “dialogo a tutto campo”
Nel quadro della riforma degli studi delineato da Veritatis gaudium (2018), tra i quattro «criteri di fondo» richiesti per la loro trasformazione in chiave «missionaria» spicca l’invito al «dialogo a tutto campo» (n. 4). La metafora, singolare nel suo genere, esprime un intento preciso, rivolto non solo ad intra, ma anche (soprattutto?) ad extra, verso «coloro che aderiscono ad altre convinzioni religiose o umanistiche», compresi gli studiosi credenti o non credenti. Certamente l’attuale panorama dei saperi e degli studi universitari appare talmente articolato e spesso frammentato da scoraggiare un tentativo cosí ambizioso, come ha evidenziato a lungo Edgard Morin nei suoi studi sulla complessità: «In questo mondo globale siamo messi a confronto con le difficoltà del pensiero globale, che sono le stesse difficoltà del pensiero complesso. Viviamo l’inizio di un inizio»1. Il concetto di complessità si è imposto in ambiti fondamentali del sapere, dalle scienze naturali alla sociologia fino all’epistemologia teologica. La fecondità dell’approccio sistemico alla complessità appare confermato dal conferimento del premio Nobel per la fisica 2021, assegnato agli scienziati Giorgio Parisi, Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann, «per i loro contributi innovativi alla nostra comprensione dei sistemi fisici complessi». L’invito al dialogo, dunque, ha il sapore della sfida e rilancia la domanda circa il valore e il compito della ricerca in generale e della ricerca filosofica e teologica in particolare. Valore culturale e sociale, certamente, ma piú radicalmente antropologico, perché vi è in gioco l’idea di uomo, come dimostrano gli accesi dibattiti sulla questione del gender, come anche sul transumanesimo e postumanesimo. L’invito al dialogo ha il sapore della sfida perché è in gioco l’idea di uomo, come dimostrano gli accesi dibattiti sulla questione del gender, come anche sul transumanesimo e postumanesimo. Tentativi nella direzione di un dialogo ad ampio spettro non mancano, come il convegno internazionale Teologia e scienza in dialogo al tempo della pandemia, svoltosi a Trieste dal 15 al 17 settembre 2021, organizzato dal Laboratorio Scienza e Fede della Diocesi di Trieste, in collaborazione con la Facoltà teologica del Triveneto e con l’Associazione teologica italiana. Lo stesso Focus presentato in questo numero, Immagini del sacro. Per un dialogo “artistico” tra le religioni, esplorando le possibili oscillazioni tra sacro e santo nel dialogo tra le diverse tradizioni religiose, rappresenta un contributo nella direzione indicata. Nella presentazione Andrea Toniolo, curatore del Focus assieme a Enrico Riparelli, giustamente osserva che per evitare un approccio ingenuo al “dialogo artistico” tra le fedi è importante porre alcune precisazioni di ordine epistemologico […]. La prima concerne il senso del dialogo, che non è ricerca a tutti i costi del comune, ma ricerca di convergenze e tutela delle differenze; dialogare non vuol dire omologare. La seconda mette in guardia dal rischio di applicare categorie proprie di una matrice religioso-culturale a un’altra […]. La terza richiama il discusso metodo comparativo nel confronto tra religioni: non è possibile “comparare” le religioni da un punto di vista comune esterno, disincarnato, dal di fuori, ma attraverso delle comparazioni si possono evidenziare aspetti comuni e differenze, riconoscendo un linguaggio antropologico “universale”. Sono precisazioni utili per onorare in modo corretto la reciprocità degli interlocutori in ogni dialogo. Nella stessa linea dialogica si collocano le due voci di Agorà (sul tema della pandemia) e anche i tre studi nella sezione Temi e discussioni (le storie delle donne nella chiesa, l’esperienza spirituale di Chiara Lubich e una ricerca
su Filone di Alessandria), pur nella diversità dei singoli contenuti trattati. Anche ad intra, cioè nel versante interno all’ambito ecclesiale, la sfida del dialogo avviene a tutto campo, come sta evidenziando, ad esempio, il cammino sinodale della chiesa tedesca. Non appare esagerata l’affermazione dell’assemblea dei membri e del consiglio, dell’ufficio di presidenza dell’Associazione per la teologia pastorale di lingua tedesca, secondo la quale «il cammino sinodale potrebbe essere, per molte generazioni, l’ultima occasione per la chiesa cattolica in Germania di riguadagnare la credibilità perduta». Le ragioni di questo “ultimatum” sono note: strutture asimmetriche di potere, un clericalismo abituale, l’ingiustizia di genere ancorata nel profondo del tessuto ecclesiale e una morale sessuale distante rispetto al vissuto quotidiano delle persone. La questione della distanza tra la vita delle persone e la vita della chiesa viene percepita in modo piú intenso dai giovani come un ostacolo al Vangelo. Si tratta di temi che non riguardano evidentemente solo la chiesa tedesca, ma che in quel contesto emergono con maggiore intensità per ragioni storiche e contestuali. Anche la chiesa italiana ha recentemente iniziato un cammino sinodale dal respiro molto ampio, che abbraccia un ampio arco temporale che va dal 2021 al 2026 e, com’è noto, sarà scandito in tre fasi: narrativa, sapienziale e profetica. La prima fase di ascolto delle narrazioni durerà un biennio. Tenuto conto della crescente rapidità delle transizioni in atto in questa “epoca del cambiamento”, obiettivamente il rischio è che tra l’ascolto capillare iniziale e la “profezia” finale ci sia un inevitabile scollamento. L’impegno a dare “forma sinodale” al servizio della teologia richiede la collaborazione di tutti per realizzare un ascolto e un dialogo che sia effettivamente “a tutto campo”. Il contributo a questo percorso che può dare la ricerca filosofica e teologica, che si esprime nella vita di una Facoltà e nella sua rivista, non è legato allo svolgimento dei temi o alla stretta attualità, ma all’approfondimento degli snodi fondamentali e delle loro radici, come già realizzato, ad esempio, nei due Focus di taglio storico sulla sinodalità realizzati nei numeri 1 e 2 di quest’anno. Non va trascurato, però, il servizio particolare in questo cammino sinodale che può essere svolto dalla teologia. Il documento della Commissione teologica internazionale La Sinodalità nella vita e nella missione della chiesa (2018) riconosce che «nella vocazione sinodale della chiesa, il
carisma della teologia è chiamato a svolgere un servizio specifico mediante l’ascolto della Parola di Dio, l’intelligenza sapienziale, scientifica e profetica della fede, il discernimento evangelico dei segni dei tempi, il dialogo con la società e le culture a servizio dell’annuncio del Vangelo» (n. 75). Questo servizio si declina nell’impegno a «fare teologia in forma sinodale, promuovendo tra loro la capacità di ascoltare, dialogare, discernere e integrare la molteplicità e varietà delle istanze e degli apporti» (Ibid.). L’impegno a dare “forma sinodale” al servizio della teologia richiede la collaborazione di tutti per realizzare un ascolto e un dialogo che sia effettivamente “a tutto campo”. Da questo punto di vista molto è già stato fatto in questi anni, ma il balzo di qualità in avanti che viene richiesto dal cammino sinodale per certi aspetti fa pensare che siamo davvero “all’inizio di un nuovo inizio” non solo per quanto riguarda la forma della teologia, ma la forma stessa della chiesa.
Stefano Didonè
direttore