Così credono i giovani
8. Giovani, cercatori di Dio
(P. Bignardi)
I nostri modi di dire
30. «Basta la salute»
1. Corpo tra salute e salvezza (A. Carrara)
2. Che cosa è più urgente? Note a margine
di racconti evangelici di miracoli (P. Rota Scalabrini)
3. La salute è importante,
ma non basta? (P. Bignardi)
Infinitamente amati. Una celebrazione per adolescenti nella festa dei Santi
(C. Cremonesi)
Dalla 29ª domenica ordinaria
a Cristo, Re dell’universo
17 ottobre / 21 novembre
29ª domenica ordinaria (M. Mazzeo, P. Ferliga, A. Lameri)
30ª domenica ordinaria (M. Mazzeo, C. Maiorelli, A. Lameri)
31ª domenica ordinaria (M. Mazzeo, L. Manicardi, A. Lameri)
Tutti i Santi (M. Mazzeo, A. Lameri)
Commemorazione dei fedeli defunti (V. Brunello)
32ª domenica ordinaria (M. Mazzeo, M. Epis, A. Ghersi)
33ª domenica ordinaria (M. Mazzeo, G. De Simone, A. Ghersi)
Cristo, Re dell’universo (M. Mazzeo, M. Vergottini, A. Ghersi)
Introduzione
Siamo giunti al termine del nostro percorso, che ci ha fatto incontrare alcuni dei molteplici atteggiamenti con cui i giovani si pongono di fronte alla dimensione profonda della loro vita, quella in cui si intrecciano emozioni, inquietudini, domande di senso e anche bisogno di Dio.
Certamente qualcuno avrà sentito, strada facendo, il desiderio di affrontare l’interrogativo più urgente: che fare? Come riallacciare un dialogo di fede con una generazione che sembra essersi fatta sempre più estranea ad essa? Abbiamo resistito alla tentazione di capire «che fare?» prima di aver provato ad andare un po’ più in profondità nella conoscenza del mondo interiore dei giovani.
Abbiamo costretto a sostare alla nostra impazienza di avere una risposta. E abbiamo indugiato nell’ascolto, nella convinzione che il primo criterio per affrontare da educatori la questione della educazione dei giovani alla fede – ma non solo alla fede –
è quello di ascoltarli: senza fretta, senza giudizio, senza precomprensioni, nel desiderio di intuire dove stanno facendo capolino
la vita e la sua novità.
Non increduli, ma cercatori impliciti
La dimensione religiosa della vita, nell’esperienza dei giovani di oggi, sembra essersi dissolta. Non è più visibile a chi è abituato a leggere l’interiorità, la fede, l’appartenenza ad una comunità con la mentalità, i linguaggi, le categorie culturali secondo cui è cresciuto. Il mondo giovanile è altro. È un mondo che esprime una realtà culturale che si è modificata così in fretta da aver generato una sorta di incomunicabilità tra le generazioni, quasi a rendere impossibile la relazione educativa e ancor più la trasmissione della fede. Vi è un mondo adulto che non si è reso conto delle ragioni di questo solco scavato non tanto dai giovani, ma dalla cultura, figlia degli adulti di oggi che l’hanno prodotta. Inutile immaginare che il solco si colmi il giorno in cui i giovani decideranno di tornare. Tornare dove? E da dove?
Tornare alla cultura dei padri, ai modi di vita del mondo antico?
L’impressione di trovarsi di fronte ad una crescente incredulità può essere motivata da tanti atteggiamenti diffusi, tuttavia, come si è visto nelle riflessioni che hanno preceduto questo articolo, non può essere confermata da un’attenzione sensibile a ciò che si muove nella coscienza delle persone e particolarmente dei giovani. Più che increduli, appaiono impliciti cercatori di Dio, che nascondono la loro ricerca dietro atteggiamenti-spia che occorre saper individuare, leggere, portare alla luce, aiutando a trovare parole per dare un nome alle loro esperienze interiori; estranee all’attenzione comune dei media e della conversazione ordinaria, rischiano di restare sepolte sotto linguaggi
capaci di rappresentare unicamente le realtà materiali e più superficiali della vita quotidiana.
I giovani oggi cercano Dio? Se si guarda al mondo giovanile dall’esterno, verrebbe da rispondere negativamente: i giovani sembrano essere totalmente disinteressati alla dimensione religiosa della vita. I dati statistici vanno in questa direzione; dicono di una lenta erosione di coloro che dichiarano di credere nella religione cristiana e soprattutto mostrano l’aumento, particolarmente tra i maschi, di coloro che dichiarano di non credere a nulla. La differenza tra le diverse zone d’Italia continua ad essere rilevante, così come è ancora rilevante la differenza tra i giovani e le giovani.
Ma i numeri hanno un’oggettività che non riesce a rendere conto delle sfumature. Per capire che cosa si nasconde dentro e dietro le cifre occorre mettersi in ascolto; in quell’ascolto attento e paziente che si fa nel rapporto personale, oppure in quei piccoli gruppi in cui i giovani si sentono liberi di parlare, certi di non essere giudicati; nelle situazioni in cui qualche adulto li accompagna con delicatezza in un’esplorazione interiore faticosa e difficile. Guardare dentro se stessi spesso fa incontrare una situazione di angoscia dalle molte motivazioni, ma comunque sempre dolorosa1. L’accompagnamento dell’adulto aiuta a non prendere paura di fronte a stati d’animo difficili da portare in solitudine.
La pedagogia del Vangelo
È naturale che quanti hanno a cuore i giovani e anche il futuro delle comunità cristiane, a questo punto si chiedano: che
fare? Per quali percorsi è possibile far avvenire nuovamente l’incontro tra il Vangelo e le nuove generazioni? E forse qualcuno si darebbe da fare per trovare nuove strategie, metodi e tecniche più brillanti, iniziative coinvolgenti, con il rischio di rimanere delusi e frustrati.
Nelle situazioni più difficili della vita ecclesiale forse la cosa migliore è riprendere in mano il Vangelo; nel nostro caso, guardare alla pedagogia di Gesù, molto più semplice e “umana” di tante nostre iniziative arzigogolate. La domanda è: in che modo Gesù ha chiamato e coinvolto le persone? In che modo ha suscitato la fiducia in lui? Come le ha rese discepole? Non ha fatto loro grandi discorsi: li ha guardati negli occhi, li ha invitati a stare con lui, ha creato a poco a poco una relazione con loro, li ha fatti sentire un gruppo. E a poco a poco ha […]