INDICE
Così credono i giovani
5. Dio a modo mio
(P. Bignardi) 3
I nostri modi di dire
27. «Non cade foglia che Dio non voglia»
1. «Non cade foglia che Dio non voglia» (A. Carrara)
2. La presenza di Dio nel (dis)ordine della storia
(I. Siviglia) 17
3. «Ecce homo»: il privilegio di Pilato (V. Impellizzeri)
Per un pellegrinaggio a piedi
(R. Laurita) 27
Dalla SS. Trinità alla 15ª ordinaria
30 maggio / 11 luglio
Santissima Trinità (M. Mazzeo, D. Piazzi)
SS. Corpo e Sangue di Cristo (M. Mazzeo, D. Piazzi)
11ª domenica ordinaria (M. Mazzeo, E. Appella, D. Piazzi)
12ª domenica ordinaria (M. Mazzeo, I. Siviglia, V. Brunello)
13ª domenica ordinaria (M. Mazzeo, V. Impellizzeri, S. Cumia)
14ª domenica ordinaria(M. Mazzeo, C. Cremonesi, S. Cumia)
15ª domenica ordinaria(M. Mazzeo, A. Casati, V. Brunello)
Dio a modo mio
di Paola Bignardi
I giovani di oggi sono atei? Forse! Sono credenti? Forse! Dove passa il confine tra la fede e l’incredulità? Sono ancora molti quelli che misurano la fede dei giovani in base alla frequenza ai sacramenti o alla presenza alla messa domenicale. Ma questo significa valutare la fede – in alcuni casi misurarla, con i criteri della statistica – sulla base di un modo di credere che appartiene ad un’altra epoca, quando i comportamenti religiosi erano scontati e uniformi. È proprio questa convinzione che sarebbe necessario mettere in discussione da parte di molti, che non riescono a prendere atto che il tempo in cui viviamo è profondamente cambiato e che questo cambiamento ha conseguenze concrete sul piano dei comportamenti attraverso cui si manifesta un diverso pensiero sulla vita e sulle sue dimensioni1. Vi è un mondo giovanile che sta mostrando in concreto gli effetti del cambio d’epoca. Come rispondere a questa situazione che per molti è fonte di sconcerto, oltre che di preoccupazione? Qualcuno si illude che rendendo più rigido l’insegnamento della chiesa e più esigenti le sue proposte sia possibile fermare questo processo, ma l’effetto è distruttivo: da una parte sono sempre più numerosi i giovani che si allontanano; dall’altra, via via che i più giovani se ne vanno, il volto della chiesa assume un aspetto sempre più fuori dal tempo. I giovani ci stanno dicendo che vorrebbero essere credenti in un modo diverso da quello del passato, senza per questo abbandonare l’ispirazione del Vangelo e uscire dai confini di una chiesa che non rinunci ad essere chiesa di oggi. Poiché uno degli indicatori che di preferenza identificano l’essere credenti è la partecipazione alla messa della domenica, mi soffermo a riflettere su di esso. La recente esperienza della pandemia ha messo in evidenza proprio il modo di considerare il rapporto tra la fede personale e la celebrazione domenicale. Al di là di certe reazioni scomposte alla decisione dei vescovi di sospendere le celebrazioni domenicali, si è potuto registrare lo sconcerto di molti adulti per i quali l’impossibilità di partecipare all’eucaristia ha messo in crisi il proprio modo di essere cristiani, mutilato di una possibilità ritenuta – ed effettivamente lo è – fondamentale. Non è stato così per i giovani. Nel corso di un’indagine dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo sugli effetti della pandemia sull’esperienza spirituale, è emerso come le giovani generazioni abbiano trovato modo di pregare diversamente2. La non partecipazione alla messa ha permesso di trovare forme diverse di preghiera; soprattutto ha permesso di elaborare modi diversi di riconoscere il valore dell’eucaristia. Di straordinario interesse è la testimonianza di questo giovane:
Penso che nella nostra vita abbiamo fatto tante messe e io credo che quella presenza viva faccia poi parte di noi. Penso alle persone che sono in Africa e non hanno l’eucaristia tutte le domeniche come noi, cioè noi siamo delle persone super fortunate da questo punto di vista. Credo che quella presenza viva la possiamo portare a casa. Tutte le eucaristie che abbiamo vissuto nella nostra vita sono comunque in noi. Questo giovane, secondo certi canoni tradizionali di valutare la vita cristiana, risulterebbe quasi un infedele! Ma ad uno sguardo meno superficiale, questa testimonianza porta a dire che le forme del credere, liberate dalle rigidità date dalle routines e da pensieri troppo scontati, emergono con una ricchezza di significati inedita, di straordinaria freschezza e profondità. Per giungere a questa libertà, la vita cristiana ha bisogno della libertà dei giovani. Se dal piano della pratica religiosa ci si sposta su quello dei contenuti della fede, e si riflette sull’idea di Dio, non si hanno meno sorprese. Se si chiedesse a un adulto in là con gli anni: «Chi è Dio?», forse risponderebbe che è «l’Essere perfettissimo, Creatore e Signore del cielo e della terra». Questa era la risposta che il Catechismo di Pio X dava alla domanda su Dio. Migliaia di bambini l’hanno imparata a memoria e a distanza di decenni, giunti oggi alla terza età, la saprebbero ripetere esattamente. Forse è stata per loro un punto di riferimento, ma è difficile dire che cosa abbia cambiato nella loro vita. Oggi i giovani alla domanda su chi è Dio non sanno rispondere con una formula, ma con una loro definizione, in cui esprimono la loro sensibilità, la loro vita emotiva, la loro storia personale. Ecco due testimonianze. […]