Editoriale
M. Gallo
Il tempo estivo: assemblee vuote o liturgie che sanno respirare?
Studi
E. Finzi
Tempo rurale e tempi postmoderni
D. Cravero
Anno liturgico o anno scolastico?
D. Messina
Domenica, assemblea, estate
F. Zaccaria
Estate, feste e pietà popolare
M. Roselli
Catechismo d’estate?
F. Feliziani
Estate con la famiglia
e liturgia dei sensi
M. Belli
Il tempio e il pellegrino
Formazione
M. Ghiazza – M. Belli
Schede
2. Preghiera al Campo
D. Pancaldo
Liturgia e disabilità: percorsi
2. Tempo estivo alla Fondazione M. Assunta in cielo
G. Lo Bue
Pietà popolare e liturgia
2. Pietà mariana e pellegrinaggi
Sussidi e testi
C. Laffranchini
Dal pregare al celebrare
G. Tornambé
Esperienze di evangelizzazionetra mari e monti
Marco Gallo
Il tempo estivo: assemblee vuote o liturgie che sanno respirare?
Si direbbe che le nostre comunità articolano con non poche acrobazie ben tre calendari: quello liturgico, prima di tutto, sapiente con il suo ripetersi e variare in tempi forti, feste ed ordinario; quello civile-solare, che incrocia nel suo cambio di data il tempo di Natale, ed inserisce con discrezione memorie civili e scadenze; infine, sempre più dirompente, il calendario scolastico. Fra i tre, dobbiamo riconoscere come sia proprio quest’ultimo a scandire i tempi della vita liturgica. Secondo i ritmi dell’anno scolastico, le assemblee cambiano volto. Dell’iniziazione cristiana dei bambini e dei fanciulli si ripete spesso la necessità di rompere l’ambigua analogia con la formazione scolastica. Nella pratica sembra invece che si possa fare catechismo solo quando c’è la scuola! Prima di tutto, la fascia fertilissima per l’iniziazione che va da 0 a 6 anni risulta per lo più scoperta, quasi che l’annuncio si possa fare solo quando le coraggiose maestre hanno già svezzato i piccoli cuccioli. Soprattutto, dobbiamo riconoscere che l’abbraccio stretto con il sistema scolastico non si sta sciogliendo, rispetto ai ritmi dell’iniziazione. Quali conseguenze ha questa prassi? In un tempo in cui, sin da piccolissimi, le agende dei bambini non conoscono più tempi liberi per il gioco destrutturato, per il cortile dell’oratorio senza attività, i nostri incontri e celebrazioni devono faticosamente sgomitare con infiniti altri appuntamenti. Non è forse il tempo per de-localizzare in estate almeno una parte delle nostre pratiche di iniziazione? Decongestionare, senza perdere il ritmo, gli altri mesi, per dei progetti di educazione al rito, alla preghiera, alla vita comunitaria, di catechesi con più tempo a disposizione: i campiscuola, le attività estive sono occasioni che non valorizziamo abbastanza in senso iniziatico, quasi che fossero meno efficaci rispetto ai mesi “del catechismo”. Le parrocchie in città spesso hanno un orario delle celebrazioni estivo ed uno invernale. Esso non è legato solo al variare delle ore di luce, ma soprattutto al mutare delle assemblee liturgiche in estate. I cori, i ministranti ed altre ministerialità laicali, così generosi durante tutto l’anno, si fanno più sottili o spariscono. Alcune celebrazioni sono addirittura sospese, con una certa arrendevolezza. È vero che in luoghi di villeggiatura le assemblee si fanno più robuste ed attive, e non mancano lodevoli iniziative anche ricche di proposte di qualità. È giusto domandarsi, come avviene in questo numero, come può vivere questo cambiamento di fisionomia una comunità cristiana non arrendevole. Abbiamo giocato tutte le carte per organizzare una vita di celebrazione e spiritualità sufficiente? Le solennità estive sono occasione per una proposta da valorizzare. Ci sembra che l’estate meriti, invece, uno spirito di iniziativa assai diverso. Prima di tutto nel valorizzare i tempi più vivi della pietà popolare, con le sue feste patronali e devozioni. Nel suo bel testo, Francesco Zaccaria introduce tre dinamiche per una liturgia attenta a più occasioni: riscoprire il tempo del riposo, che non significa disimpegno; riscoprire le emozioni e la gioia, che non significa concentrarsi su sé stessi; riscoprire la comunità, che non significa etnocentrismo. A questo si può utilmente aggiungere un tempo di catechesi e predicazione prima delle ferie, in cui si offre alla comunità l’invito a gustare un tempo di riposo in cui ai figli è finalmente concessa un’occasione più tranquilla di compagnia con i genitori, spesso rapiti dai ritmi di lavoro – se i villaggi vacanze non riproducono la deprecabile vacanza parallela, intrattenendo i piccoli con attività lontano dai genitori. Si può suggerire di inserire nei viaggi una visita a qualche luogo di fede o di arte cristiana, di riscoprire la cattedrale della natura in montagna, in cui i sensi soffocati dalle stanze chiuse tornano a risvegliarsi, celebrando il Creatore. Per queste ragioni, ci è sembrato utile dedicare questo numero di RPL al tema della liturgia e tempo estivo. Dalla lettura del testo risulterà una miniera di suggestioni e riflessioni propositive. Esse si aprono, tuttavia, con uno studio che spiazza chi si aspettasse una riflessione immediatamente pastorale e liturgica, affidato a Enrico Finzi. Occorreva, prima di questi approfondimenti che poi abbondantemente si trovano, porre seriamente la questione sociologica della trasformazione delle nostre assemblee liturgiche e comunità che subiscono così radicalmente il cambio fra estate e resto dell’anno. La parrocchia rurale di alcuni decenni fa, infatti, non conosceva esodi e ferie, potendo quindi godere di una certa stabilità nel tempo. Oggi, anche fuori città, la popolazione abita il territorio in modo assai diverso, non vi si radica, ma normalmente lo elegge come abitabile per ragioni di altro tipo. Tutto questo non è immediatamente competenza della pastorale liturgica, ma senza alcun dubbio la influenza pesantemente.