Editoriale
2 D. Cravero
Media e liturgia:
vigilanza e intelligenza
Studi
4 G. Riva
La logica del digitale
9 P. Benanti
Digitale, presenza, partecipazione
14 N. Valli
Liturgia e tecnica:
storia di amore e diffidenza
19 A. Grillo
Spazio e tempo 3.0
24 M. Belli
Ma la messa in TV «vale»?
29 G. Tornambè
Uso e abuso dei media nella liturgia
34 D. Cravero
Simbolico rituale, simbolico digitale
Formazione
39 M. Rondonotti
Schede
1. Riti e preghiere in digitale
44 V. Scarfia
Liturgia e disabilità: percorsi
1. Riti, media e disabilità
48 A. Giardina
Pietà popolare e liturgia
1. Quaresima e Settimana santa
Sussidi e Testi
53 D. Locatelli
Preparare l’omelia
navigando in rete
57 C. Paniccia
Formarsi on line
62 L. Peyron
Una App per pregare
Segnalazioni
Domenico Cravero
Media e liturgia: vigilanza e intelligenza
A suo modo l’era digitale è un segno dei tempi. Costituisce un punto di vista da cui osservare il mutamento delle forme simboliche e il loro diffondersi e consolidarsi. Invenzione tecnica e comportamenti di massa si influenzano reciprocamente. Non sono solo i media che condizionano il costume, è anche la cultura postmoderna che domanda tecnologie nuove. Media e società evolvono indipendentemente ma contemporaneamente. È evidente la direzione: tutto può essere messo a confronto, tutto è possibile diversamente, si può discutere ogni cosa, i giochi sono sempre aperti. La società si presenta senza centro e senza direzioni. Ognuno deve scegliere, a proprio rischio, tra possibilità sempre plurali. La circolarità delle reti si radica nella società aperta. La narrazione diventa pratica di massa, in un’inedita collaborazione tra professionisti e amatori. Si attiva un processo d’inclusione incessante, il cui principio non è gerarchico ma funzionale, non dice che cosa sia vero o giusto ma che cosa piaccia o serva. Nel progressivo indebolimento delle comunità fisiche, cambia anche il concetto e l’esperienza dei legami: il loro numero si misura con i like, la loro intensità con i followers. L’autorevolezza dipende dalla capacità dell’influencer. Cambia anche il processo psicologico dell’identità, che diventa l’arte di rendersi compatibili, cantiere sempre aperto a ogni possibilità. L’individuo contemporaneo è fondamentalmente uno spettatore: le persone si comportano come se fossero guardate, perché sono costantemente connesse. Nella quarta rivoluzione industriale, presenza, partecipazione, mediazione acquistano significati diversi. La tecnologia cambia il modo di intendere la realtà (non più solo fisica, ma anche virtuale e aumentata) dove s’intrecciano in coevoluzione comunicazione e socializzazione, riflessività e partecipazione, pubblico e privato. Nei social, le persone si riducono a profili. Le comunicazioni sono veloci e poco adatte per concentrarsi sulla complessità dei sentimenti. È sempre meno frequente iniziare la conversazione con un: «Come stai?». Viene spontaneo chiedere innanzitutto: «Dove sei?» o «Cosa fai?». Nel progressivo indebolimento delle comunità, gli amici digitali servono per posizionarsi all’interno dei social e capire di chi sono ‘meno’ e di chi sono ‘più’. I flaneur digitali inventano i modi di dire che ci sono, in un orizzonte di possibilità, gestito comunicativamente attraverso la circolarità delle reti, che rendono possibili strati sempre più complessi di reciprocità, anche attraverso la crescita esponenziale di contenuti (testi, audio, foto, video). Si apre una nuova relazione tra comunicazione interpersonale e di massa. L’individuo vive il sociale sempre più come evento. È ovvio domandarsi che cosa diventi l’opera d’arte, nell’epoca della riproducibilità. La liquidità ha però il suo fascino: l’Io si sente più libero, espandibile alla virtualità. Ne fa lo strumento di osservazione del mondo. Si scopre però più solitario. La circolarità delle reti e il mondo liquido che ne consegue, comportano infatti una fatica mentale sovrumana, sempre alla ricerca di oasi di pace. La frammentazione dei rapporti e il politeismo dei valori disincantano il mondo, i riti lo re-incantano perché sono forme dell’affezione. Più le reti dissolvono, più i naufraghi cercano riparo nei riti. Pregare e celebrare nell’era del digitale non è però la stessa cosa di prima. Spazio e tempo nella esperienza del digitale non coincidono con le esigenze dei riti. Le forme espressive della creatività e della libertà dei mondi virtuali si sganciano dai corpi. Ma non c’è rito senza carne. I dispositivi digitali svincolano la comunicazione dalla presenza fisica, frammentano l’esperienza somatica nel virtuale, liberano dalla necessità di sincronizzare i corpi. Le ritualità invece ristabiliscono il corpo intero. Riscattano dalla quotidianità, attraverso performance vere. Realizzano ciò che i media promettono ma compiono solo virtualmente. La liturgia è un atto che chiede partecipazione attiva, non si riduce a orecchi e occhi. Il Dio, fatto carne, tocca il credente nella sua propria carne. Non sussiste nessuna celebrazione sacramentale e liturgica che prescinda dalla materialità. La rivelazione consiste nell’inaugurazione di una possibilità relazionale reale con Dio. Nella realtà virtuale o aumentata, la persona non sta interagendo con nessuno se non con se stesso. L’uso dei media nella liturgia potrebbe rivelarsi presto un abuso e non è rara l’impressione che la tecnologia, pur sofisticata, non sortisca effetto nel creare le condizioni per una vera celebrazione. Tuttavia, non necessariamente i media nella liturgia segnano una regressione. Possono anche imprimere una progressione. Il rapporto con il rito, infatti, non è mai immediato. Ci sono sempre mediazioni, anche nascoste: il vissuto devozionale, la visione teologica, l’inconscio affettivo. Ci vuole vigilanza e intelligenza per restituire ai riti il loro orizzonte complesso.
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Lara Munari il 10 settembre 2020 alle 23:20 ha scritto:
Strumento alquanto valido per un costante aggiornamento che tenga conto della realtà odierna in cui la Chiesa e i cristiani camminano. Gli articoli sono brevi ed entrano subito nel nocciolo della questione trattata, cosa che ne facilita la lettura; l'introduzione che li apre, poche righe a carattere più grande e di colore evidenziato, riassume in modo preciso l'argomento presentato dal rispettivo autore. Inoltre ogni paragrafo è fornito di uno o più piccoli box laterali nei quali una frase chiave aiuta a focalizzare il contenuto, favorendo la concentrazione del lettore che non perde così il filo del discorso. Gli argomenti trattati sono attuali e aiutano ad approfondire la conoscenza della nostra complessa società, conoscenza che è fondamentale per capire come portare l'annuncio del Vangelo in modo efficace. Il linguaggio è semplice e lo stile molto scorrevole, nonostante il carattere talvolta impegnativo dei temi trattati. Sono molto contenta di aver fatto l'abbonamento.