Indice
Thierry-Marie Courau – Susan Abraham – Mile Babic´,
Editoriale. Religioni e populismi
Abstracts
I. Populismo e religione
1. Alcune situazioni a livello mondiale
1.1 Mile Babic´, Populismo e religione in Bosnia-Erzegovina
I/ Che cos’è il populismo?
II/ Il populismo nei Paesi ex socialisti
III/ Le radici profonde del populismo
IV/ Ruggero Bacone: ostacoli al riconoscimento del vero
V/ La paura come base delle logiche populiste
VI/ Una risposta teologica al populismo
VII/ Conclusione
1.2 Francis Gonsalves, Populismo e nazionalismo religioso in India
I/ Introduzione
II/ Storiografia in India: muovere guerra in nome
di un passato primordiale incontaminato
III/ I simbolismi nella costruzione e nella distruzione dell’India
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IV/ Definirsi o essere definiti? Questioni di identità
V/ Censurare la stampa, soffocare il dissenso e divinizzare il leader
VI/ La stolta trinità di neoliberismo, nazionalismo religioso e forze di polizia
VII/ Conclusione
1.3 Dilek Sarmis, Islam e populismo nella storia della Turchia. Dalla centralità del referente islamico alla sua nazionalizzazione
I/ La Turchia repubblicana
II/ Kemalismo e religione
III/ L’educazione religiosa
IV/ L’associazione tra religione e nazionalismo
V/ Conclusione
2. Due analisi
2.1 François Mabille, Il populismo religioso, nuova metamorfosi della crisi della politica
I/ Il marcatore religioso fatto proprio dalla politica
II/ La religione, gli immaginari e i simboli
III/ La figura ambivalente del tribuno
IV/ Conclusione
2.2 Susan Abraham, Populismo maschilista e cristianesimo tossico negli Stati Uniti
I/ La democrazia in pericolo
II/ Demagogia maschilista
III/ La mascolinità che dà spettacolo
IV/ Ristabilire la democrazia
3. Le sfide lanciate al populismo dalla teologia
3.1 Marida Nicolaci, Il “popolo di Dio” e i suoi idoli nell’Uno e l’Altro Testamento. Come la Scrittura sfida la retorica populista
I/ Alcuni elementi introduttivi
II/ Il “popolo di Dio” nell’orizzonte dei popoli
III/ Il popolo di Dio, le sue guide e i suoi idoli
IV/ «Noi speravamo che fosse lui
che avrebbe liberato Israele…» (Lc 24,21)
V/ Conclusione
3.2 Andreas Lob-Hüdepohl, «Ponti, non barriere». Le potenzialità della speranza cristiana contro il populismo di destra
I/ Il “massimo” contro il “minimo”…
II/ Paura dell’incertezza profonda
III/ «Non c’è da preoccuparsi…»: per una soggettività politica
carica di speranze
IV/ “Popolo di popoli”: contro i tentativi usurpatori
dei populisti a danno dei cristiani
V/ Speranza cristiana come costruzione di ponti
3.3 Franz Gmainer-Pranzl, Populismo di destra e cattolicità: un’analisi ecclesiologica
I/ Lo scontro delle civiltà come nuova “grande narrazione”?
II/ L’impronta dell’universalitatis character:
una missione di alto livello
III/ Appello a un nuovo “coraggio della cattolicità”
3.4 Carmelo Dotolo, I paradossi del populismo e il contributo della Chiesa alla democrazia. Ipotesi di percorso
I/ Democrazia e populismo: un conflitto ermeneutico
II/ Il populismo, un capitolo sui generis di teologia politica?
III/ Chiesa e spazio pubblico (una premessa epistemologica)
IV/ La Weltanschauung cristiana per una nuova narrazione
del mondo e della società
1/ La cura dell’éthos della comunità
2/ La relazione diritti-doveri al servizio della fraternità
3/ L’esercizio dialogico tra le culture e le religioni
4/ Un’economia attenta all’ecologia integrale
V/ Postilla non conclusiva: l’eterotopia del popolo di Dio
II Forum teologico 157
1. Cathleen Kaveny, L’estate della vergogna. I cattolici americani e l’ultima ondata della crisi degli abusi sessuali
I/ La crisi degli abusi sessuali del clero
nella coscienza cattolica americana
II/ L’estate della vergogna
III/ Un problematico cambiamento di paradigma
IV/ Fare i conti con il nuovo paradigma
2. Bruno Cadoré, Dall’ascolto al dialogo. Dopo il sinodo dei vescovi su giovani, fede e discernimento vocazionale
I/ Tre momenti del dialogo sinodale
II/ Tre problemi latenti
III/ Tre temi su cui continuare il “dialogo con i giovani”
sottolineato dal sinodo
III. Rassegna bibliografica internazionale
Editoriale
Religioni e populismi
Quando sorge il populismo? In un senso esistenziale, sorge quando le persone pensano di essere perdute, di aver perso o di stare per perdere sogni, vantaggi, statuti, posizioni, dimensioni essenziali della propria vita, interessi personali o di gruppo, spesso acquisiti attraverso lotte o sforzi precedenti, oppure quando le persone si sentono minacciate sul vivo. Il populismo sembra apparire ogni volta che emerge la percezione di una crisi di convivenza in un contesto pluralistico e/o quando degli specifici gruppi di popolazione collegati a un territorio si sentono ignorati dai sistemi politici o economici globali. Può insinuarsi la nostalgia per un passato immaginato, che va a soppiantare ogni sforzo a favore di un futuro per tutti. I gruppi serrano le proprie fila in un atteggiamento difensivo, anziché aprirsi ed accogliere gli altri. Sofferenze, frustrazioni, paure e rancori si accumulano e si intersecano, rafforzandosi a vicenda. Prende il sopravvento un senso di dolorosa ingiustizia. La lamentela diventa il modo dell’autoaffermazione. E per questi gruppi di popolazione emergono dei “salvatori”. Senz’altro dotati come oratori e come manipolatori di sistemi simbolici e mediatici, costoro sfruttano senza difficoltà i sentimenti popolari di paura e impotenza. Applicando il principio colonialista del divide et impera, questi tribuni abili nella manipolazione fanno di alcune fasce della popolazione dei capri espiatori e, usando i social media, questa diventa la loro strategia preferenziale di controllo sociale e politico. Le loro argomentazioni poggiano sulle manipolazioni semplicistiche di categorie binarie di divisione sociale e politica e sono formulate con un vocabolario elementare, scelto apposta come espressione di una leadership “che parla chiaro”. Nondimeno, si tratta anche di persone inclini a grandiosi gesti di rozzezza e violenza, gesti amplificati mille volte perché catturati da mezzi di comunicazione affamati di sensazionalismo, che li catapultano verso un livello di visibilità ancor più grande. Di conseguenza, tale comportamento sensazionalista e offensivo viene percepito come proprio del “popolo” in opposizione ad un gruppo elitario, istruito o ricco. Quanti appartengono all’élite sono presentati come corrotti1, lontani dalle realtà sociali del “popolo” e privi di contatto con la vita ordinaria. Nella critica oltraggiosa e offensiva alle élite, una sconfitta simbolica delle stesse viene rappresentata a guisa di spettacolo per la televisione: esibendosi in ingiurie e insolenze all’indirizzo delle élite, il leader populista si presenta come un’alternativa credibile allo status quo. Questi capipopolo si accreditano come salvatori di un ordine nazionale e globale facendo abilmente riferimento ad un passato aureo che può essere riesumato e a un futuro sfavillante in cui lo status quo, indiscusso, risulta trovare confermata solidità. Qui, identità, religione e culture diventano pietre miliari emotive. Forme di nativismo, di nazionalismo e di politiche identitarie vengono utilizzate allo scopo di consolidare il sentimento popolare contro bersagli facilmente indentificati: gli “stranieri” e gli immigrati. La religione nelle mani dei populisti, quindi, riveste un particolare interesse per i teologi. L’uso della religione come arnese per strutturare la collettività nativista e nazionalista si è rivelato particolarmente efficace in varie parti del mondo. Questo potere politico che sfrutta la religione attinge ad un senso tradizionalista delle religioni storiche come rappresentanti della tradizione, appunto, della stabilità e dell’identità. I leader [...]