Editoriale
2 M. Gallo
Attenzioni recuperate
Studi
4 W. Ruspi
Una comunità che accoglie
8 G. Mariani
Iniziare alla liturgia con la liturgia
16 G. Routhier
Evangelizzazione e celebrazione
21 P. E. De Prisco
Catecumeni all’assemblea
domenicale
26 G. Di Donna
«Il regno di Dio è vicino»
31 F. Marg heri
Parola e preghiera
36 J. Pinheiro
«Mantenere» nei misteri celebrati
Formazione
41 M. Roselli – S. Soreca
Formare gli operatori pastorali
2. Il modello catecumenale
48 M. Gallo – S. Sirboni
La Messa e il Messale
2. Lo spazio liturgico
54 G. Tornambè
«È veramente cosa buona e giusta»
2. La gioia della Pasqua
Sussidi e testi
60 M. Muth
Celebrazioni per catecumeni
66 F. Marg heri
La prima confessione dei neofiti
69 J. Pinheiro
I Vespri in albis deponendis
Santa Sede
73 La liturgia, via maestra
Cronaca
Marco Gallo
Attenzioni recuperate e buone pratiche liturgiche
Con una battuta, un vescovo francese raccontava di aver avuto spesso l’impressione di leggere, sul viso dei suoi preti, al presentarsi nelle loro parrocchie di un adulto che chiedeva il battesimo, lo stesso entusiasmo di quando si guasta il riscaldamento in chiesa; vi leggeva un perplesso: «Come posso risolvere la cosa il prima possibile?». Non è certamente la norma, né in Francia, né da noi. È però vero che al catecumenato occorre prestare un’attenzione crescente. L’impegno dei liturgisti non può esser limitato all’elaborazione dei rituali, del RICA e dei suoi adattamenti. Tutto il processo di evangelizzazione è un processo celebrativo. Dopo 25 anni: come sta il catecumenato in Italia? La Chiesa italiana ha celebrato nel 2018 i venticinque anni di lavoro del Servizio Nazionale per il catecumenato, aperto presso l’Ufficio Catechistico Nazionale nel 1993. In un convegno sobrio e denso (Roma, 28-29 aprile 2018), si è colta l’occasione per rileggere con i primi testimoni la storia recente e per rilanciare alcune urgenze, in ascolto dei neofiti e delle diocesi partecipanti. La presenza dei catecumeni adulti nelle comunità italiane è in costante crescita e si dimostra fonte di nuove ministerialità e linguaggi. Non solo i “nuovi italiani” bussano alle porte delle parrocchie, ma anche giovani non battezzati da bambini con genitori allontanatisi dal tessuto ecclesiale o cresciuti in altre esperienze religiose. Ad essi è offerto normalmente un serio percorso di almeno due anni, scandito in passaggi e celebrazioni, quasi ovunque strutturato sul RICA. Non mancano documenti orientativi, sussidi e testi utili elaborati negli anni1. Il servizio ha fatto tesoro di un intenso dialogo con analoghe esperienze in Europa. Comparata ad altre esperienze del catecumenato moderno, l’esperienza italiana è recente e non sembra diventata popolare, né esemplare nella pastorale, resta un’eccezione nella vita ordinaria della parrocchia. La sua presenza è percepita da alcuni pastori come un problema da risolvere in fretta, manca ancora una ministerialità sufficiente ad un vero accompagnamento, la comunità non partecipa al percorso e, dato doloroso, non di rado chi riceve Battesimo, Cresima ed accesso all’Eucaristia, presto smette di frequentare la comunità eucaristica che l’ha accolto. I battezzati adulti restano solo se … Una interessante ricerca (F. Gyombolai- Kocsis, A. Kézdy 2010, 2017) presentata nell’incontro europeo dei Servizi per il Catecumenato (Eurocat) svoltosi nel 2017 a Pécs, in Ungheria, identificava principalmente cinque aree con le quali gli adulti intervistati giustificavano la loro conversione religiosa: la conversione dopo un trauma, quella per relazione e contatto personale, la conversione compensativa rispetto a qualcosa avvertito come mancante, quella per ricerca di senso e l’ingresso in famiglie, gruppi o comunità credenti. Il dato più interessante dell’inchiesta era però relativo alla fedeltà dei neofiti dopo il battesimo. Il gruppo incomparabilmente più stabile dopo l’iniziazione cristiana è quello convertito dopo il contatto con famiglie, gruppi o comunità, seguito dagli adulti che dichiaravano di aver iniziato la conversione per una relazione personale con un credente. Anche per il numero crescente dei catecumeni tra i migranti in Europa, soprattutto nei paesi germanofoni, il legame tra stabilità ed effettiva relazione con le comunità parrocchiali è confermato – facendo del lento processo di catecumenato una sorprendente forma di integrazione anche sociale e culturale. I cantieri aperti Si tratta dunque di notare quali siano i cantieri effettivamente aperti o da aprire in rapporto al catecumenato. Prima di tutto, è necessario incoraggiare le comunità: i catecumeni sono giovani, sono portatori di domande vivificanti, suscitano con la loro presenza una insospettabile rinascita di linguaggi, ministeri e ritmi. Ogni diocesi poi, attivando un significativo Servizio per il catecumenato, può oggi fruire di strumenti per la formazione e per la condivisione di buone pratiche, così da porsi accanto con efficacia alle parrocchie. Nel percorso che si vive con i catecumeni, sono da approfondire le varie dinamiche della conversione, a partire dal non scontato coraggio di proporre la fede diventando finalmente missionari in uscita. Nel processo di evangelizzazione, quindi, sono da maturare attenzioni al linguaggio simbolico e celebrativo che non risultavano ancora del tutto a punto nella letteratura di alcuni decenni fa, e quindi assenti nei sussidi oggi in uso. In tal senso, questo numero della rivista propone non solo la riflessione a sostegno di tali pratiche ma anche diversi esempi concreti e già in atto. [...]